Esordio brillante di una regista teatrale quotata. Un bel film, basato sull'omonima commedia teatrale scritta da Jonathan Harvey e presentato al quarantanovesimo festival di Cannes. Narra la soria d'amore nascente tra due ragazzi che dovranno lottare contro le loro paure e le convenzioni dell'ambiente che li circonda. Ottimamente recitato da tutto il cast, soprattutto dai due protagonisti. Intenso.
Tratto da un lavoro teatrale, Beautiful thing affronta il tema dell'omosessualità maschile con un approccio molto delicato e rispettoso della componente sentimentale, con un limite costituito forse da un eccessivo ottimismo nel seguire lo svolgimento della vicenda.Il contesto della workin class della periferia londinese è reso in modo abbastanza realistico. Buona la prova del cast.
Scene di sopravvivenza da quel fronte di guerra che è la vita adolescenziale nei popolari sobborghi metropolitani, in grigi caseggiati di ringhiera. Il film racconta il coming out di due ragazzi gay, tra trepidazioni e paure, al centro di un reticolato di marginalità, ben espresso da un linguaggio che, dopo la prima raffica di “fuck” si assesta sul cockney estremo. Una bella storia, che nella struttura dialogica, nelle situazioni e nel rigoroso impianto del plot rivela la sua origine teatrale, che dà un più complesso spessore di verità.
Jamie e Ste sono vivono in un quartiere popolare di Londra: il primo ha un rapporto conflittuale con la madre, il secondo viene picchiato dal padre e dal fratello spacciatore. Questa storia di un'amicizia adolescenziale che si trasforma in amore è diventata un cult nella comunità LGBT per il messaggio positivo: non è impossibile essere felici anche se si è omosessuali con famiglie problematiche e si vive in un ambiente degradato, qui descritto coi tratti tipici del free cinema inglese. Ben resi i personaggi che circondano i protagonisti, capaci di rivelare risvolti inaspettati.
MEMORABILE: II compagno della madre, tenero e svagato; La reazione della madre quando scopre i gusti sessuali di Jamie.
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