Baghead - Film (2008)

Un sacchetto di carta, in testa al teorico maniaco, è il beffardo fulcro di tutto il film, una sorta di mockumentary su cinema e terrore. Girato tra quattro mura e con micro-budget, scherza con i meccanismi della paura, abusandone e schernendoli, ma finisce solo con il generare un’opera fine a se stessa. Non fa paura, non fa ridere, non genera riflessioni: da salvare le interpretazioni e l’introspezione compulsiva dei personaggi, inutilmente notevole. Mea culpa, ma non l'ho compreso né digerito.

Quattro attorucoli spiantati si riuniscono in uno chalet in mezzo ai boschi per scrivere lo script di un film, incentrato su un serial killer con una busta di carta in testa, che potrebbe farne svoltare le carriere, ma un inquietante figuro del genere si aggira davvero nelle loro vicinanze... Negli intenti originari dei registi dovrebbe essere una sorta di commediola metafilmica che, sfortunatamente, non solo non strappa nemmeno l'ombra di un sorriso, ma nella sua caparbia autoreferenzialità si dimostra da subito piuttosto tediosa. Dura poco (80'), ma è priva di senso e direzione.

Non dire matto se non ha(i) in testa un sacco. Il paradigma, il paradogma. I danni de(l parodiare)i danni da Dogma. Slasher avviluppato-sviluppato sulla propria impossibilità attuativa, che si realizza da sé come alter ego di se stesso, perché la finzione-realtà supera la realtà-finzione. Felice paradosso vuole che il blairwitcharo sottovuoto meta-meta in cui vengono pressurizzati e fatti girandolare gli attori - quasi sprovvisti di personaggi - è così spinto da farne risaltare la quadrimensionalità interpretativa. Fino al cortocircuitale cavaranserraglio, che ci fa s(c)acco matto.