Arrivano Django e Sartana... è la fine! - Film (1970)

Guazzabuglio fidaniano, in cui Django e Sartana con le pezze sono sulle tracce di Burt Keller, un fuorilegge che ha rapito la figlia di un possidente. Degna di nota la performance di Gordon Mitchell, soprattutto nelle sequenze iniziali. Gli stuntmen, promossi a interpreti, assicurerebbero comunque delle scene d'azione professionali, benché incasinate come al solito nei film di Fidani. Paesaggi molto credibili, manca solo di vedere una casa cantoniera con la scritta ANAS.

È la fine sì, ma per il western italiano: dozzinale e stereotipato, con situazioni improbabili e forzate per adeguarsi a tutti i costi ai peggiori clichés del genere; particolarmente idiota in tal senso il personaggio di Sartana, che rischia di farsi ammazzare persino quando ha i nemici alla sua mercé... Gordon Mitchell è un cattivo pazzoide da fumetto, che passa il tempo a giocare a poker con la sua immagine riflessa nello specchio, Ettore Manni e Attilio Dottesio fanno un'apparizione lampo e Krista Nell è lesta di coltello tanto da salvare una situazione.

Il candore di Fidani supera se stesso nella prima parte: pensate, Gordon Mitchell che accusa di barare a poker la sua stessa immagine riflessa!!! Un cerebralismo adolescienziale! Per il resto il film si addentra nei binari di tedio psichedelico tipici del sommo maestro. Sembra di vivere in un incubo senza meta. Un'esperienza da fare per chi vuole attingere per un linguaggio cinematografico che sia fuori norma.

Pessimo rip-off dei film della serie Django e Sartana, qui interpretati da due cagnacci che fanno rimpiangere i bravi Nero e Garko; oltretutto il look dei personaggi viene curiosamente invertito, oltre ad essere approssimativo. Mitchell gigioneggia davanti a uno specchio e il resto del cast non lascia traccia. Discreta qualche scena d'azione, sceneggiatura ai minimi storici, ritmo catatonico, tra cavalcate interminabili e dialoghi che sembrano improvvisati. Decisamente uno dei peggiori esempi del genere: si salva solo qualche musica. Evitabile.

Esterni con cactus palesemente finti e pini marittimi assolutamente veri, imperfezioni di montaggio, anacronismi di pochi secondi ma vistosissimi, sbalzi di colore (sequenze prese da altri film?), la partita a poker peggio girata nella storia (giocando fra l'altro all'italiana, senza le carte dal 2 al 6!), scene che si susseguono senza nesso. Nel pre-finale la Vitelli-Fidani osserva con passività catatonica il duello che decreterà la sua salvezza o meno. Ma una delle sue prime battute è grandiosa: "Mio padre ve la farà pagare cara!". Difatti...

Piuttosto imbarazzante, questo film di Fidani: dire che la trama è ridotta all'osso è un eufemismo e le scene che in altri spaghetti western rappresentano una sorta di riempitivo per allungare la durata complessiva del film qui diventano le vere e proprie protagoniste. Perciò il risultato finale è un'accozzaglia di sequenze praticamente inutili dal punto di vista narrativo e povere a livello scenico. Si salvano Gordon Mitchell e (parzialmente) la fotografia di Massaccesi.

Arrivano Django e Sartana... e le risate sono assicurate. Un western davvero approssimativo dove tutto, a partire dal titolo, appare illogico e "tirato via". Nessuno degli attori o delle attrici sembra crederci veramente, paiono veramente capitati tutti lì per caso (tranne forse Mitchell, che comunque dà un'interpretazione troppo sopra le righe). Esilaranti gli scontri a fuoco, coi cattivi che saltano via come birilli appena colpiti dalle pallottole. Dopo questo, nemmeno Quattro carogne a Malopasso di Vito Colomba mi sembra tanto male...

Trashissimo spaghetti western di Fidani (che non è nuovo a tali scadenti pellicole). Solite ambientazioni, soliti primi piani e zoommate a raffica, solite ambientazioni di cartapesta. Trama ridicola, come pure gli attori e la colonna sonora, scopiazzata malamente da Ennio Morricone. Da evitare con molta cura.

Spaghetti-western cucinato da Fidani con abbondante condimento di luoghi comuni del genere, impepato dall'apocrifa presenza di Django e Sartana (due al prezzo di uno). L'impresa ha del parodistico e a tratti si sospetta che il Maestro, in fondo, si diverta a giocare coi cliché; può darsi che si divertisse ma certo qui siamo lontani dalla parodia e, se non si è appassionati di questo tipo di bricolage in 35mm, il rischio della noia è dietro l'angolo.