Hitchcockiano e intricato. Donen dirige nel suo stile raffinato e multiforme già ammirato in Sciarada, unendo commedia, thrilling, spionaggio, azione, love-story. Le scenografie sono arzigogolate e talora lisergiche; la sceneggiatura arguta e incalzante. Peck recita con molta ironia, alla maniera di Cary Grant, affiancato da una splendida e vivacissima Loren e da un perfidamente mellifluo Badel. Suggestivi i titoli di testa commentati dalle armonie mediorientali di Henry Mancini.
MEMORABILE: Peck, drogato e abbandonato in una strada trafficata, crede di essere un torero nell'arena.
Doen, come già fatto in "Sciarada" (cui il film assomiglia non poco), si diverte a mescolare commedia, sentimenti, thriller e spy-story e lo fa, come prevedibile, con grande abilità e raffinatezza. Il risultato, però, per quanto gradevole è un gradino inferiore rispetto al film precedente. In ogni caso molto gradevole e divertente. Consigliato soprattutto a chi ha apprezzato anche l'altro. Molto bella e sensuale Sofia Loren.
Bella spy-story, diretta da Donen, uno specialista. Non male il cast, con Gregory Peck involontario agente segreto, Sophia Loren (di cui ricordo con molto piacere la scena della doccia, nella quale è infilato anche Peck, che cerca di non farsi beccare dal di lei marito). Piacevole.
Raffinata e divertente spy-story, in cui non mancano certo sensualità e intrighi. Il duo di protagonisti Peck-Loren percorre i labirinti di una sceneggiatura coinvolgente, fra eleganti ambientazioni e guizzi d'ironia. Le scenografie e la colonna sonora partecipano alla creazione di una pellicola artefatta ma interessante, in pieno stile anni '60, che non ha nulla da invidiare ad un'avventura firmata da Ian Fleming.
Gregory Peck non ha la faccia di Sean Connery però, in "Arabesque", è coinvolto in un intrigo spionistico degno dell'agente segreto inglese James Bond. Al suo fianco una bellissima e focosa Sofia Loren, che non si sa davvero da che parte stia. Un film di spionaggio anni 60 molto ben realizzato, che ha in Sofia Loren la sua attrattiva più bella. Notevole e sexy la scena dove si cambia di continuo le scarpe, davanti al cattivo dagli occhiali neri. Peck è bravo e si diverte ad autoironizzarsi.
Commedia dalle tinte giallo-rosa. La trama è piuttosto ingarbugliata e a tratti poco comprensibile, ma quello che importa sono le atmosfere sofisticate ideali per il genere, il ritmo sostenuto da un grande professionista come Stanley Donen (il quale non a caso eccelle nella commedia musicale) e l'ottima prova di un cast (Peck su tutti) in stato di grazia.
Altra sciarada da decifrare, ma mentre nel precedente film di Donen l'elemento di ambiguità (e quindi di suspence) si incarnava nell'elemento maschile della coppia di protagonisti (cioè nel personaggio di Cary Grant), qui si sposta nell'elemento femminile (l'irresistibile sfinge Sophia Loren). Emanazione diretta del mistery-spionistico hitchcockiano, il film si pregia di un villain esotico e sinistro (Badel), di un Gregory Peck austero e serioso che sa diventare deliziosamente assurdo, di uno sfondo londinese aristo-pop movimentato e luminoso. Ardimentoso, spruzzato di carezzevole romanticismo.
Parte tutto con grande mistero grazie ad un geroglifico da decifrare per un magnate del petrolio, per virare successivamente nella spy-story più arguta. Interpreti azzeccati e motivati, forse troppa azione e troppa carne al fuoco per una pellicola che predilige l'azione e l'ironia alla suspence e alle aspettative che un incipit del genere richiedeva. Godibile.
Nuova incursione di Donen nello spy/thriller rosa, un po' lambiccato come da promessa del titolo, che paga pegno al cambiamento di cast: con tutta la stima per Peck e il patriottismo per la Loren (bellissima), Grant e Audrey erano di altra categoria. L'elemento vincente - almeno per gli aficionados - è però la confezione, all'insegna dello stile pop-psichedelico trionfante al tempo, e utilizzato generosamente con esiti a tratti barocchi. Grandi voci italiane (Rinaldi, Savagnone salva-Loren, Turi, Lionello)
MEMORABILE: La scena ultra-fetish delle scarpe, l'acquario.
Donen è sempre stato un ottimo regista, sobriamente innovativo nella tradizione inglese e lo dimostra fin dalle primissime scene dove la nostra vista si confonde fra colori e rimandi visivi estasianti. Con alle spalle una lodevole fotografia e le giuste musiche, la pellicola svela continui doppi giochi, travestimenti e inganni in una matassa spionaggistica che purtroppo si perde talvolta lo spettatore. Non so quanto possa risultare positiva la presenza dei due bravi protagonisti che, naturalmente, travalicano i limiti del genere.
Molto interessante ciò che si nasconde dietro il geroglifico e grandioso è il colpo di scena delle controfigure; l'azione non manca mai, le accelerazioni di ritmo si sentono. Il limite è dato dalla difficoltà di capire tutto al volo, anche perché certi personaggi san fingere talmente bene che si rimane buggerati. Va bene che c'è chi se l'augurerebbe spesso un siffatto film, ma alla fine diventa estenuante da seguire. Fra i cattivi ce n'è uno con una classe cristallina e quasi mistica, mentre l'altro è più prestante fisicamente ma anche più bestiale.
MEMORABILE: Il massaggio dei piedi alla Loren è da 110 e lode; Il lancio della scala quasi trash.
Esperto di lingue antiche, assunto da un ricco uomo d'affari per decifrare un geroglifico, si trova implicato in un complotto volto ad assassinare un politico arabo. Il regista è lo stesso dell'ottimo Sciarada di pochi anni prima e simile è anche il genere giallo/rosa con trama ingarbugliatissima in cui le scene d'azione si intrecciano alle schermaglie amorose. Anche qui Donen dimostra di saper dosare bene gli ingredienti ma la coppia Peck-Loren non è all'altezza di quella Grant-Hepburn per cui il risultato, pur gradevole, è meno brillante.
MEMORABILE: L'enorme cappello bianco indossato da Loren alle corse; La sequenza nel cantiere
Divertente e incalzante spy story incentrata sul solito uomo qualunque che si ritrova catapultato in un pericoloso complotto. Donen ripropone la formula già sperimentata con successo in Sciarada, inserendo però meno momenti leggeri e privilegiando maggiormente la complessità dell'intreccio, senz'altro più impegnativo da seguire ma anche più stimolante. Peck e la Loren, sulla cui alchimia ero piuttosto scettico, duettano invece che è un piacere; forse mancano degli antagonisti al loro livello. Sempre calzanti le musiche di Henry Mancini.
Simpatica commedia spionistica, dove a farla da padroni sono i due affiatati protagonisti (devono essersi divertiti parecchio) e il cattivo di turno, con sgherri maldestri e un falco in grado di infliggere punizioni a comando, sfregiando. La sceneggiatura è solo un pretesto per far capitare di tutto al professore e alla bugiarda da competizione; e le varie scene, d'inseguimento e tentativo di scampare alla morte, sono piacevolmente esagerate (la gru, in versione spaccatutto e sedia elettrica). Nel suo genere, riuscito.
MEMORABILE: Nella doccia; L'inseguimento allo zoo; "Segua quella macchina!". E il tassista "Da tempo aspettavo che qualcuno me lo chiedesse"; L'ideogramma svelato
Sciarada era un capolavoro e i capolavori sono difficilmente eguagliabili: Stanley Donen ci prova comunque e ne viene fuori un film di ottima qualità. Gli attori hanno un'ottima intesa e la sceneggiatura è buona (un po' affrettata sul finale), tuttavia in alcuni passaggi risulta contorta e difficilmente comprensibile; inoltre (e purtroppo) il fattore commedia viene drasticamente ridimensionato, a favore dell'azione. Ottima la colonna sonora. Come già detto, sfigura dinnanzi al predecessore, ma è davvero un bel film.
MEMORABILE: I titoli iniziali; La soluzione dell'enigma del biglietto; La "confessione" di Sophia Loren sulle scale mobili; Il finale dei due in barca.
Giallo-rosa ironico e ritmato. Donen replica le atmosfere hitchockiane di Sciarada un po' come Hawks fece con Un dollaro d’onore e El Dorado. Due film similari in cui il modello resta comunque superiore alla copia, vuoi per una trama meno ingarbugliata, vuoi per la coppia Peck-Loren meno raffinata e sarcastica dell’originale Grant-Hepburn. Ma ci si diverte anche qui con alcune trovate stile pop-art in Technicolor ricche di inquadrature sghembe e specchi deformanti. L’azione non manca, sottolineata dall’intrigante score di Henry Mancini. Belli anche i titoli di testi in stile optical.
MEMORABILE: L'iniziale visita dal finto oculista; L'inseguimento nello zoo; "Ogni tanto ci vuole un piccolo rapimento sono cose che fanno bene alla circolazione".
Donen ha spesso preferito che l'ingrediente di base fosse la leggerezza e in questa quasi parodia bondiana non mancano incalzanti siparietti e dialoghi una spanna sopra la canonica commedia hollywoodiana. Peck sciorina verve e battute a profusione, la Loren, nel fiore della sua massima esposizione, è una Pollock-girl diligente anche se il suo impiego cine-internazionale annovera alti e bassi. Titoli iniziali alla 007 "fatto in casa" con ottimo corredo sonoro, vicenda annodata come non mai e sincopata a dovere, ma mai da prendere troppo sul serio. Qualche buco nel doppiaggio.
Ad un professore viene chiesto di decifrare un geroglifico. Spy story con tocchi di commedia, qualche volta leggeri in stile slapstick, con lo scopo proprio di intrattenere. Donen dimostra grandi doti registiche in una storia volutamente improbabile, con lo studioso Peck in versione supereroe (adatto al ruolo serioso anche se pecca nei momenti di azione) nei panni del rinunciatario Grant. La Loren si adatta allo stile americano ammiccando più del solito. Ultima parte più complessa con discreto finale spettacolare.
MEMORABILE: Peck che fa il torero tra le macchine in corsa; La pala meccanica; Le ciabatte preferite; La mietitrebbiatrice.
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HomevideoRocchiola • 13/11/20 08:18 Call center Davinotti - 1290 interventi
Disponibile in bluray Cult Media a prezzo ormai scontato sotto i 10 euro. Non so quale master abbiano utilizzato per questa edizione (sul retro compare il marchio dell’inglese ITV che però non mi risulta abbia pubblicato questo film in BD). L’unica versione in HD di questo titolo è quella del BD americano marchiato Universal pertanto presumo abbiano utilizzato questo master. In ogni caso il video panoramico 2.35 è ottimo, molto pulito con il grano quasi impercettibile, mediamente dettagliato anche se con qualche morbidezza che toglie un pò di definizione e dai colori equilibrati e vivi. Visionato sul mio schermo ambilight da 55” ha fatto una gran bella figura malgrado alcune recensioni non proprio entusiastiche. L’audio italiano dolby 2.0 offre una buona potenza e chiarezza.