Note: Cortometraggio legato allo stupro della piccola Annarella Bracci, gettata in un pozzo a Roma, nella borgata Primavalle. La voce narrante è di Vasco Pratolini.
Il resoconto filmico di Visconti sulla morte violenta di una dodicenne brutalmente uccisa e scaraventata in un pozzo alla periferia della capitale ha il sapore delle opere neorealiste. Si respira povertà ed essenzialità, caratteristiche di una vita ai margini. Se il commento può peccare di retorica, la regia è in grado di valorizzare, come in un impietoso affresco, l'esistenza di una giovane vita spezzata. Ai margini.
Essenziale e oggettivo, il corto resoconta le condizioni di vita della borgata Primavalle (a Roma) dopo uno dei fatti di cronaca più eclatanti del dopoguerra: la scomparsa e l'uccisione della dodicenne Annarella Bracci di cui fu accusato un poveraccio della borgata, Lionello Egidi, detto Il Biondino: vittime entrambi (la bambina e Egidi, assolto definitivamente tre gradi di giudizio e sette anni) del pregiudizio e della miseria di una periferia che pagava in tal modo gli anni del boom.
Sono davvero pochissimi appunti in un breve cortometraggio con il quale Visconti lambisce con la cinepresa la borgata romana di Primavalle in cui è avvenuto il delitto di una ragazzina: qualche scorcio e qualche volto in lenti sguardi sul panorama di desolazione, mentre la voce di Vasco Pratolini commenta laconicamente. È davvero molto poco, troppo, non tanto per la durata quanto per il senso dell’operazione, quasi impacciata nel non saper come raccontare, anni prima della capacità ben più empatica di Pasolini.
Scarno ed ellittico “pezzo” di cinegiornale (il Documento Mensile di Zavattini) nel quale un triste fatto di cronaca fa da spunto per alcune brevi annotazioni (affidate, oltre che alle riprese di Visconti, alla retorica di Vasco Pratolini) sulle condizioni di vita di un’inerte e indigente borgata romana. Sia per la scarsa durata che per l’approccio, il tutto appare poco coinvolgente (oltre che poco coinvolto), benché di non disprezzabile interesse documentaristico (per quanto limitato dal format nel quale è inserito).
MEMORABILE: “Dieci lire di castagne per una fame di dodici anni”.
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Due anni dopo la realizzazione, l'opera venne presentata a Parigi (il documentario non ottenne il visto censura). Poi se ne persero le tracce. Una copia del film è stata ritrovata presso la Cinémathèque Royale di Bruxelles.
Fonte: "I film di Luchino Visconti" di Luciano de Giusti.