Film che fonde l'alienazione della protagonista al vero elemento sci-fi del racconto: la possibilità del viaggio verso un'altra Terra. Qui l'elemento fantascientifico resta di puro contorno alla tragedia umana di Rhoda, nel suo disperato tentativo di porre tamponi a una disgrazia che il tempo non potrà sanare se non grazie a questa estrema chance, rappresentata dalla comparsa di un mondo parallelo che di fatto unisce inizio e fine della storia. Forse Cahill tronca troppo presto un finale che poteva dare di più. E' comunque interessante.
C'è chi dice che il nostro destino sia segnato negli astri, come nel caso di Terra2, l'incantevole pianeta gemello apparso dal nulla nel cielo, che polverizza interi progetti di vita per donarne altri di più eterei e metafisici. Girata con camera a mano, poco danaro e molta intelligenza, un'opera particolarissima e minimale, folgorata da momenti d'ipnotica profondità e celeste Melancholìa. Raro lo splendore avvolgente del tappeto sonoro electro-ambient, come ottima la prova emotiva della carezzevole Brit Marling. Una chicca suggestiva, connubio silenzioso e posato tra sci-fi e dramma intimistico.
MEMORABILE: Brit che osserva sugli scogli la pienezza azzurrescente di Terra2; Il trasporto onirico a cui Brit si abbandona durante il mini-concerto per sega musicale a lei dedicato.
Lo spunto fantascientifico (che sembra ispirato a Melancholia) è solo uno scenario tematico su cui si innesta una vicenda drammatica ed emozionante, ricca di squarci profondi e riflessivi, al centro della quale brilla una splendida prova recitativa di Brit marling, che è anche autrice della sceneggiatura insieme al regista Cahill. E' un film che genera un'attenzione ipnotica, anche laddove sembra che non accada nulla: commuove con misura, appassiona e cattura ponendo domande spiazzanti, avvince con atmosfere e immagini di vivida poesia. Bello.
Un incidente d'auto, due persone muoiono sul colpo, altre due sopravvivono ma segnate per sempre, una dal lutto l'altra dal senso di colpa. Un evento irreparabile, almeno su questa terra, ma in cielo è apparso un pianeta gemello... Fantascienza concettuale minimalista e massimalista insieme: col minimo (di soldi, di effetti speciali) raggiunge il massimo di fascinazione e di coinvolgimento emotivo. Paesaggi espressivi come volti, volti esplorati come paesaggi, una colonna sonora suggestiva, Brit Marling di malinconica, struggente bellezza.
MEMORABILE: Nella luce azzurrina nella notte, illuminata da Terra 2, Brit si spoglia e distende il corpo nudo sulla neve.
Film originale e minimalista, in bilico tra drammatico (lutto e senso di colpa) e fantascienza (nei cieli appare un nuovo pianeta...), ambientato negli Usa meno statunitensi che il cinema contemporaneo ricordi, completamente spersonalizzati da una fotografia dogmeggiante, di scarsa resa negli interni ma di grande fascino negli esterni (caratterizzati da cromatismi a domaninante bluastra) e da una colonna sonora elettronica più che mai funzionale. Non manca qualche imprecisione, ma l'atmosfera suggestiva e rarefatta lo rende imperdibile.
MEMORABILE: Le scene in cui compare il pianeta: come ottenere il massimo della suggestione con il minimo di budget.
Notevole lavoro di Cahill che sa valorizzare il considerevole contributo della Brit Marling e compone una storia piccola/grande dai toni melanconici e intimistici. Con quel grande pianeta a portata di mano riesce a tenere alla larga tutte le tentazioni epico-fantastiche e si sofferma piuttosto su un sofferto viaggio di due persone alla ricerca del proprio io e delle motivazioni per vivere in una società che sembra non appartenergli più. Qualche pausa qua e là.
Meraviglioso viaggio spirituale e sopraffino dramma intimista ricco di speranza e commovente umanità. Il volto di Brit Marling e la sua espressività sono elementi fondamentali in quanto trasmettono le sfaccettature di un’anima che cerca di trovare espiazione, rimanendo sospesa - o sdoppiata - come quel pianeta appena conosciuto, così facilmente raggiungibile se solo volesse. Visivamente suggestivo coadiuvato da un sound design ipnotico, non lesina nel porre domande di rara potenza, riflettendo sul Destino e sulla Vita umana di fronte all'incognito.
MEMORABILE: La ragazza sdraiata nella neve; Il finale.
Qua e là forzato in alcuni passaggi, il film di Cahill (che riesce a gestire sapientemente il suo low budget) si distingue per originalità, suggestione e cura dell'introspezione. In realtà la presenza di Terra 2 non sarebbe stata strettamente necessaria ai fini del racconto, poiché la vicenda - tenuta su un piano di stretto realismo - avrebbe avuto eguale fascino (anzi, forse maggior impatto emotivo). Alcune evitabili lungaggini mostrano una forte velleità autoriale e questo turba la spontaneità e la genuinità del messaggio.
Un mix di dramma e fantascienza di ottima fattura. La confezione con regia stile "indie" è ben riuscita ed ogni singolo attore sembra incredibilmente preso dalla propria interpretazione, riuscendo perfettamente nel compito di trasmettere emozioni a chi guarda, permettendogli di porsi domande e riflettere su quanto accade. Another Earth è atipico per quello che offre, ed il finale - apprezzato - ne è la più concreta prova.
Un altro pianeta terra uguale al nostro si staglia nel cielo in maniera affascinante. A esso è collegata la storia della protagonista e della famiglia coinvolta nel tragico incidente auto. Si sfiora la fantascienza senza calcare la mano, mentre si dà ampio spazio a un caleidoscopio di sentimenti che illuminano la scena. Nonostante le poche risorse il regista confeziona un'opera davvero notevole e suggestiva. Sorprendente.
La storia si divide tra risvolti abbastanza usuali (il concorso, il rapporto tra i due
protagonisti) ed altri più imprevedibili (l'influenza del secondo pianeta, il finale). Quel che colpisce maggiormente è lo strano fascino che sprigiona il film: riesce davvero a calamitare l'attenzione dello spettatore nonostante i ritmi non siano molto
frenetici. Anzi qualcuno potrebbe definirli lenti. Ma è proprio questo andamento denso
e "viscoso" ad essere una notevole freccia all'arco del film. Epilogo enigmatico che
più di qualcuno potrebbe non gradire.
Tralasciando l'assurdo plot, il trito e ritrito rapporto tra i due protagonisti, i tecnicismi fini a se stessi, che personalamente mal sopporto, il film non racconta nulla che valga la pena di essere ricordato. Un finale degno avrebbe reso meno inutile la visione di film, ma la mancanza di una seppur piccola idea finisce per danneggiare l'opera.
Alieni e alienazione. I meccanismi dell’espiazione attraverso l’occhio di un cannocchiale. La curiosità si fonde con l’ignoto e ci spinge ad esplorare finché i margini di sicurezza non vengono valicati, e allora si scopre l’essenza dell’uomo: solo un reietto corre il rischio. Il quadro intimista rende il tema interessante e le riprese in primo piano scavano nelle espressioni. Il filtro cobalto azzera le emotività, come i dialoghi stucchevoli.
Buon film low-budget, anche se porta con sé i suoi limiti. Da un lato una storia a metà tra il drammatico e la fantascienza (anche se quest'ultima lasciata in uno sfondo che si aprirà veramente solo sul finale), dall'altro una commovente e struggente capacità di resa fotografica degli esterni, con questo pianeta-specchio che appare come un fantasma nell'atmosfera; per contro, una fotografia d'interni brulla, sobria all'eccesso, che svilisce un po' le pur importanti scene in essi svolte. Comunque, buone interpretazioni e bella storia. Notevole il finale.
Film decisamente soprendente questo di Mike Cahill, visivamente affascinante e riuscito nel mescolare i generi con una storia sospesa tra il fantascentifico e il drammatico. Una conferma ulteriore che per film del genere non è necessario utilizzare grossi budget, Another Earth punta molto sulla capacità del regista di creare un clima di sospensione che permea efficacemente la storia e sull'ottima prova degli attori. Notevole.
E' la fine del mondo? Morto un pianeta se ne fa un altro? L'invasione degli ultracorpi celesti? Melassancholia? Solaris o Polaris? Robe dell'altro mondo? Proxima centauri? Omega centauri? Io sferiamo che me la cavo? Da qualunque lembo la si voglia afferrare, siam davanti alla questuante fantascemenza che dà subito sazietà e nausea, sonnolenza da dopopranzo e orticaria. La confezione secchiona rispetta i margini del bel lodevole compitino, svolto però rovesciando a ogni rigo tonnellate della newagerie più cariamolari che possiate immaginare: buuuuh! (*!)
Lo boccio. A questo punto era meglio il suo "gemello" Melancholia, visto che di presunte copie speculari si tratta. Capisco e gradisco momenti di poetica e introspettiva riflessione, ma tutti quei silenzi e la trama ridotta a un essenziale che sconvolge è davvero troppo. Ma perché restare con il dubbio di chi o cosa ci sia su questa fantomatica replica del nostro pianeta? E da dov'è saltata fuori? Tanta attesa per sorbire un finale così fulmineo e aperto che trasforma il resto del film in qualcosa di inutile.
Il film, rispetto ai cardini del genere, si priva del clamore degli effetti visivi, così da dover sopperire a tale mancanza con la storia, la sceneggiatura. Il bilancino non lo premia completamente come avrebbe meritato, perchè lanciarsi in una storia di dramma e amore senza tutta la passione del caso, senza lo slancio dovuto, con il sentimento in prima linea, fa emergere uno stile imperioso però freddo, laccato, la storia è contenuta in ogni possibile sviluppo; lo spettacolo è notevole, ma la partecipazione carente.
Declinazione molto intimista del tema dei mondi paralleli, che qui diventano in realtà interrogazione non tanto sull’identità, quanto sul senso dell’esperienza del dolore e sulla ricerca di sé. La ragazza che stermina una famiglia in un incidente e poi si innamora del superstite è un’aliena: la testimone del disagio di chi, sbalzato dalla propria vita, non riesce più a ritrovare il proprio “pianeta”. Al netto della valanga di ingenuità logiche, di una sceneggiatura stirata e di una sintassi indy troppo esibita, il film intriga e suggestiona.
Il tipico film da Sundance Festival. Piacerà se si ha voglia di lasciarsi trasportare dal suo mood malinconico, altrimenti rischia di provocare una forte repulsione. Io ho gradito l'apparato fantascientifico-filosofico, mentre il resto della storia l'ho trovato di una sciatteria spesso insostenibile, complice il rapporto fra i due che è roba vista e rivista. Noiosetto nel complesso, è comunque godibile per diversi momenti riusciti che si staccano dal resto: forse c'era materiale solo per un cortometraggio.
La fantascienza qui c'entra poco, se non negli ultimi implausibili minuti (come può chi ha vinto un concorso per le proprie qualità cedere il posto a qualcun altro?); infatti siamo decisamente più dalle parti del dramma, ma anche qui niente che non si sia già visto o che non si possa prevedere. La Marling è indiscutibilmente brava, regia e fotografia - assieme alle musiche - concorrono a rendere più che dignitosa la confezione, ma l'impressione generale è quella di un film che si guarda e contestualmente si dimentica.
MEMORABILE: "Senza Galileo penseremmo ancora di essere al centro dell'universo" "Ed è ancora così! L'altro pianeta infatti lo abbiamo chiamato Terra 2".
Dramma su base fantascientifica che indaga sulla depressione e il senso di colpa. I richiami a Melancholia sono lì in bella mostra, ma qui è la speranza che muove lo script; tanto che, malgrado una certa cupezza generale, l'atmosfera è permeata di uno strano effetto benefico e rilassante. Tanto fanno anche lo stile registico di Cahill e una malinconica, empatica e bravissima Marling. Finale enigmatico che lascia molto alla sensibilità dello spettatore.
Quando un pianeta specchio della Terra, chiamato Terra II, viene scoperto, iniziano a intrecciarsi le storie dei due protagonisti. bravissimi sia Mapother che la Marling, uniti da un tragico destino e da un futuro misterioso. Cahill ci mostra come con pochissimo budget e una buona idea si possa realizzare un film notevole, emozionante e attraverso pochi dialoghi chiari riesce a trasmettere un messaggio di umanità potentissimo. E' la dimostrazione che la fantascienza si può anche realizzare senza aiuti visivamente spettacolari, basta molto poco e un pizzico di ingegno. Da scoprire.
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da dove veniamo e dove andiamo? esiste un'anima gemella da qualche parte che sia uguale a noi? cosa faremmo se in un attimo tutte le nostre certezze e i nostri affetti venissero annientati e spazzati via?
A tutte queste domande si cerca di dare risposta e in parte ci si riesce. Un miracolo di bellezza, di bravura attoriale e di grazia.
Se Malik l'avesse visto avrebbe evitato di fare quella cosa immonda di The Tree of Life.
Mi sono commossa come poche altre volte in vita mia (2001 odissea, blade runner).
DiscussioneZender • 31/05/12 11:09 Capo scrivano - 48693 interventi
E la miseria, Tree of life una "cosa immonda"? Capisco possa non piacere, ma di immondo non ci vedo poi molto... Comunque il titolo mi incuriosiva e ora che è uscito in italiano è un altro buon motivo per recuperarlo!
ma l'hai visto?
a me piacciono molto i film lenti e anche un po' surreali, insomma, credo che non ci siano limiti all'immaginazione ma.....il film di malik è pretenzioso, non dice nulla e si avvale solo di una musica assordante e di immagini che stordiscono lo spettatore in continuazione. Mi dispiace ma qui non è questione di "gusti". Ti dico solo che alla fine del film il pubblico ha emesso un boato di liberazione e sono seguiti applausi con commenti che non ti posso scrivere...comunque se vuoi farti del male guardalo un po' e mi dici...
another earth è, invece, un piccolo capolavoro e il paragone l'ho fatto proprio perchè i temi sono simili ma il modo di affrontarli e risolverli è opposto.
Son contento che il film ti sia piaciuto.
Hai notato l'incredibile coincidenza della scena notturna che vede la protagonista sdraiata in mezzo alla natura sotto la luce azzurra del pianeta, proprio come in Melancholia?
non ho visto melancholia. è bello? ho un po' di pregiudizi con i "grandi registi" e anche il cast super stellare.
brit marling è fantastica, ha l'intensità di isabelle huppert e la bellezza di ingrid tulin. poi ci sono le premesse perchè non si riempirà la faccia di botulino a trentanni. speriamo solo che i grandi registi la lascino in pace.
Ginestra ebbe a dire: non ho visto melancholia. è bello? ho un po' di pregiudizi con i "grandi registi" e anche il cast super stellare...
Diciamo che si tratta di un film che ha spaccato in due l'audience: c'è chi l'ha giudicato lento, estetizzante e insopportabile e c'è chi (come me) l'ha trovato invece stranamente affascinante, ipnotico, nichilistico e coerentemente narcisistico (in linea col discorso estetico e filosofico intrapreso nel film precedente, Antichrist).
Insomma, non è facile apprezzarlo, c'è da scendere a patti con la faccia tosta del suo autore ;)
DiscussioneZender • 1/06/12 09:12 Capo scrivano - 48693 interventi
Gestarsh99 ebbe a dire: Insomma, non è facile apprezzarlo, c'è da scendere a patti con la faccia tosta del suo autore ;) Assolutamente d'accordo!