Note: Sequel di "Anche gli angeli mangiano fagioli". Il coprotagonista Björn Rickard "Ricky" Bruch fu medaglia di bronzo alle Olimpiadi di Monaco di Baviera nel 1972 nel lancio del disco, disciplina di cui ha anche detenuto il record del mondo dal 1972 al 1975.
Curiosa vicenda, quella di ANCHE GLI ANGELI TIRANO DI DESTRO. Nato dopo il grande successo di ANCHE GLI ANGELI MANGIANO FAGIOLI, in cui Giuliano Gemma sostituiva Terence Hill al fianco di Bud Spencer, il sequel si ritrova anche senza la seconda "star" del genere cazzotti (Spencer) e la sostituisce con il grosso Ricky Bruch. Il particolare curioso consiste nel fatto che siamo di fronte a due "supplenti" i quali, tuttavia, vengono doppiati dalle medesime voci (Pino Locchi e Glauco Onorato) della coppia "ufficiale". Privo quindi di un vero richiamo, questo sequel anomalo cerca di arrangiarsi come...Leggi tutto può lasciando campo libero a Giuliano Gemma e affidandosi alla regia del confermato Enzo Barboni (o E.B. Clucher che dir sí voglia), il quale una volta di più dimostra di essere l'unico o quasi a conoscere i tempi giusti del genere (nonostante la durata eccessiva, due ore, continui a essere uno dei difetti di questa rievocazione burlesca dell'America dei gangster e del proibizionismo). Gemma è il solito sbruffone da quattro soldi, che riceve da un boss incontrato in treno una strada da controllare e gioca a fare il duro coi negozianti del quartiere. Lì in zona c'è poi un parroco (Bruch) religioso a modo suo: uomo di buon cuore ma pronto a menar le mani e a trasgredire le leggi del Signore, all’occorrenza. Non si ride molto, la storia è poco pregnante e raccontata con troppe divagazioni (inutili incontri di catch, ripetitivi break sentimentali con una parodia di femme fatale), ma almeno scenografie, costumi e musiche (De Angelis, of course) si apprezzano.
Di sicuro Barboni non è intenzionato a cambiare la ricetta: Gemma è il solito sostituto perfetto di Hill e Bruch di Spencer; la vicenda si svolge nell'America anni trenta, con un grande uso delle solite figure (del tipo che i gangster sono tutti idioti e i loro scagnozzi personaggi da fumetto), le solite scazzottate tipiche del filone, trovate simpatiche (come il bimbo che fa il duro) e altre già troppo viste in questa categoria; ma ci sono anche una buona musica dei fratelli De Angelis e una accurata scenografia. Probabilmente è un po' troppo lungo.
Dopo il grande successo di Anche gli angeli mangiano fagioli, il regista Clucher (Barboni) confeziona un film molto simile in cui l'accoppiata Gemma/Spencer viene parzialmente sostituita con tale Ricky Bruch al posto di Spencer. La stazza è la stessa ma non la simpatia e la bravura professionale e questo penalizza il film che risulta decisamente meno riuscito del precedente e più ripetitivo.
Meno divertente del primo capitolo, soprattutto a causa della mancanza di Bud Spencer, sostituito da un inespressivo e inesperto Ricky Bruch, ma si vede con piacere lo stesso grazie al gigionesco Giuliano Gemma e alla svelta regia di Clucher. Come sempre buone le musiche dei De Angelis e le scazzottate (ma meno inventive di quelle del precedente); dura un po' troppo ma si vede con piacere.
Sarebbe più giusto definirlo un rip-off che un sequel: della formula originale rimane solo il personaggio di Sonny e la mancanza di Bud Spencer (sostituito da Bruch ma sempre doppiato da Onorato) rischia di squalificare la pellicola al livello delle imitazioni dei sosia Coby & Smith, penalizzando la scanzonata caratterizzazione di Gemma (che invece, pur doppiato da Locchi, riesce a marcare ulteriormente la distanza con Terence Hill guadagnandosi un suo specifico). Confezione sempre apprezzabile, ma si guarda spesso l'orologio e si ride pochino.
MEMORABILE: La fracassona rissa finale, che purtroppo si fa attendere per ben 100 minuti.
Sulla scia del successo del film del 1973, Barboni batte subito il ferro con un seguito richiamando Gemma, che era stato una grandissima sorpresa, e spostando su di lui tutto l'equilibrio della storia. Manca Bud e si sente terribilmente perché il sostituto non regge il paragone ed è vittima, come tutto il film, di uno squilibrio emotivo insolito in un film di Barboni. Ne consegue un risultato palliduccio, che non assolve le intenzioni iniziali, malgrado la simpatica presenza di caratteristi meravigliosi.
Barboni ripropone per l'ennesima volta la formula che gli ha regalato tanti successi e anche se si perdono per strada i due protagonisti storici del genere, il film riesce a camminare dignitosamente sulle sue gambe. Gemma nel ruolo è praticamente una garanzia (oltre ad essere un attore coi fiocchi) e l'esordiente Bruch ha l'intelligenza di scegliere un registro diverso rispetto a Spencer, evitando l'ingombrante (in tutti i sensi) confronto con l'attore napoletano. Forse alla lunga cede un po' la storia e il cast di contorno non è il massimo, ma il film è ampiamente guardabile.
La trama non vede un intreccio che la renda particolarmente interessante; davvero fuori luogo le due lottatrici di wrestling, limitate a quella scena e ancora di più Claudio Ruffini nel ruolo di atleta effeminato; troppo lunghe e melense le scene tra il protagonista e la bella di turno e non è sufficiente il doppiaggio di Bruch con la voce di Glauco Onorato per far decollare davvero il personaggio. A funzionare bene sono Dominic Barto e il bambino "canaglia", quest'ultimo davvero divertente.
MEMORABILE: L'auto degli sgherri di Joe Malone continuamente in panne.
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Ennesimo avvistamento di Mirko Baiocchi, alias il maestro Canello del capodanno fantozziano, che stavolta si esibisce al contrabbasso anziché con la consueta fisarmonica.