Un noto psicanalista di San Francisco si innamora della sorella di una sua giovane paziente,a sua volta afflitta da instabilità mentale. Realizzato intorno al tema del doppio (molti personaggi non sono quello che inizialmente appaiono) analisi finale è un discreto thriller che deve molto (a partire dal luogo di svolgimento e dal tema centrale) al cinema di Alfred Hitchcock ma che è girato con una certa perizia e con numerosi colpi si scena che assicurano uno spettacolo godibile. Buona la fotografia.
Buon thriller del poco sfruttato Joanou che viene dal mondo della musica ma ha saputo in pochi film (uno su tutti stato di grazia) ritagliarsi un piccolo spazio nel cinema. Il film ha una buona storia, un ritmo abbastanza incalzante e tre buoni interpreti tra cui spicca il viso enigmatico dell'allora semisconosciuta Thurman che soffia la scena alla bellisima Basinger. Noir con retrogusto sentimental-erotico, da riscoprire.
Discreto thriller dal retrogusto hitchcockiano che tiene bene la tensione per tutta la sua durata grazie ad alcuni colpi di scena ben assestati. Peccato però che la sceneggiatura cerchi di ammantarsi di serietà quando fa strambi e fiacchi riferimenti alla psicanalisi. In ogni caso buono come puro intrattenimento.
In presenza di un thriller psicoanalitico incentrato su un pericoloso triangolo ai cui vertici ci sono due sorelle e, ovviamente, un giovane e attraente psichiatra, penso subito a certi noir anni '40, tipo "Lo specchio scuro". Qui, sempre di tradimento, di manipolazione e di identità sovrapposte si parla, ma c'è meno introspezione e più azione (anzi il ritmo è fin troppo sostenuto e i colpi di scena sono anche troppi). Patinato, ma patinato con gusto, con un discreto omaggio Hitchcock nell'ambientazione e nella scena finale. Gere si impegna, ma come psichiatra non convince. Discreto comunque.
MEMORABILE: La resa dei conti finale: letteralmente, un cliffhanger!
Nel complesso un film insignificante, privo di un'identità precisa. Dal "quadrato" amoroso iniziale si passa al legal-thriller per poi finire con la facile baracconata nel tempestoso e delirante finale sopra il faro. Il punto di svolta riesce a capovolgere completamente la storia ma non arriva certo in modo imprevisto. La durata spropositata è un'ulteriore zavorra che gli attori non riescono a sopportare. Dei vari protagonisti il più in forma è Eric Roberts, ma purtroppo è il primo ad uscire di scena. La confezione è tanto buona quanto ininfluente.
Quando Hollywood firmava ancora dei thriller belli "zeppi", quando Kim Basinger stava vivendo gli ultimi momenti di gloria, quando Gere era ancora credibile e quando la Thurman non era invischiata in "tarantelle" varie. Un thriller che cita altre pellicole in un modo garbato e che riesce a farsi apprezzare.
Psicanalista brizzolo, Thurman che fa sogni sospetti (ma Gere si è laureato con CEPU? almeno i testi sacri del mestiere dovrebbe conoscerli...) e Basinger, malsposata a un cattivo ceffo e soggetta ad ebbrezza alcolica che le fa perdere il controllo (come le accadeva in Appuntamento al buio). Il tonto si trova invischiato in un ginepraio. Thriller che si regge quasi tutto sul glamour degli interpreti, con una trama ricca di colpi di scena ma anche di incongruenze. Piacevoli gli omaggi a zio Hitch.
Tipico esemplare di thriller hollywoodiano dei primi anni '90. E a dir la verità non è nemmeno disprezzabile, anzi, è decisamente godibile e tiene desta l'attenzione dello spettatore (a patto di sorvolare su varie assurdità della sceneggiatura). Trama e svolgimento riportano alla mente i vecchi noir e il cinema del sempreverde Hitchcock; gli interpreti, seppur un po' troppo "perfettini" e pertanto non tanto credibili, offrono comunque un'ottima prova (su tutti la brava Basinger e il grande Roberts). Buone fotografia e scenografie.
Kim Basinger e Uma Thurman formano un duetto micidiale di bellezze esteriori malefiche dentro. L'intrecciato caso freudiano che ne deriva si protrae però stiracchiato e senza troppa inventiva, tanto che la parte meglio riuscita diviene quella processuale. Ma la notevole impennata di suspence (e di ritmo) nel finale salva il film dall'ordinaria amministrazione. Può essere istruttivo per gli appassionati di psicologia, per la trattazione dei temi dell'ebrezza patologica e del disturbo bipolare della personalità.
Ero abbastanza prevenuto sul film per molti motivi: all'epoca non mi pareva che la critica avesse così elogiato la pellicola e anche il cast lo trovavo poco adatto. Vedendolo mi sono ricreduto; non tanto sul cast (Gere e gli altri statici e poco credibili, oltre che poco convinti) ma sulla storia, che nella seconda parte desta almeno un po' più di attenzione nello spettatore rispetto alla prima, decisamente convenzionale e piuttosto noiosa. Citazione in più per il bravo Keith David.
Bisogna fare attenzione a scomodare Freud e Sir Alfred contemporaneamente, si rischia di fare una figuraccia. Joanou vola però basso e sfrutta furbescamente il primo omaggiando continuamente il secondo con risultati non disprezzabili. L'intreccio pecca un po' di ingarbugliamento, ma il terzetto di protagonisti, comprensivo delle due sventole dal biondo crine, interpreta diligentemente un copione che tutto sommato tiene avvinti e consente di arrivare in fondo ben desti.
Con grande sprezzo del pericolo, Joanou non esita a tirare in ballo Hitchcock e soprattutto Freud per confezionare un thriller che inizialmente se la prende un po' comoda ma che dopo il momento spartiacque dell'omicidio ingrana sul serio e offre quella tensione e quel coinvolgimento che è giusto attendersi da una pellicola del genere. La coppia Gere/Basinger non sarà al top recitativo ma il magnetismo è indiscusso, ottima una Thurman ambigua e sfuggente, bravi anche Roberts detestabile cattivo, Guilfoyle avvocato e David ispettore.
Non male questo thriller che si destreggia fra sensualità (il trittico Gere, Basinger e Thurman non può deludere in questo senso), sviluppi da giallo giudiziario, colpi di scena non sempre prevedibili (per quanto poco plausibili) e un climax finale avventuroso sulla cima di un faro pericolante. La verosimiglianza non è di casa e certe svolte del plot suonano macchinose e forzate, ma la buona confezione e una sapiente gestione della suspense mantengono vivo l'interesse dello spettatore. Riuscite le sequenze in tribunale e notevoli le musiche.
MEMORABILE: La Basinger impazzisce al ristorante; L'omicidio del marito della Basinger; La trasformazione sexy della Thurman; Il confronto conclusivo sul faro.
Bel thrillerone novantiano pieno di omaggi hitchcockiani, che se da un lato offre un'ottima scrittura e colpi di scena mai eccessivi ma ben piazzati, dall'altro pecca per una serie d'inverosimiglianze di cui almeno due (psicologo di fama che non ricorda L'interpretazione dei sogni, lo scambio di abiti) abbastanza imperdonabili. Per chi riesce a chiudere un occhio lo spasso è garantito, con attori professionali e rigorosamente fotogenici, confezione senza sbavature e ritmo senza alcun cedimento. Thurman e Roberts i migliori del cast.
"Vertiginosa" sfilata di bellissimi (Basinger, Gere, Thurman) su tappeto psico-analitico con appositi strascichi erotici prima, giudiziari dopo, che sfociano nel giallo thriller perfezionista sorretto dal meccanismo del colpo di scena. Parabola crescente, infatti, che nella seconda parte vivacizza il plot rischiando più volte di affrettare gli esiti, riparandosi grazie a una discreta regia alla quale va riconosciuto l'omaggio al buon Alfred; quindi la predisposizione degli interpreti, quella di Gere in particolare. Anche se su tutti predomina Roberts, "carognoso" di mestiere.
MEMORABILE: Ciao/ciao...; L'incontro in toilette tra Gere e Roberts; La ripresa della Thurman immobile che si scambia con la sorella.
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