Da un racconto di Clive Barker (si noti che la bestia del titolo italiano è interpretata da Tony "Candyman" Todd) Mick Garris ha tratto un a episodio ambizioso ma in fin dei conti ben poco efficace, che comincia bene in un fatiscente condominio per aspiranti scrittori sostanzialmente falliti ma che ben presto si arena sui lidi dell'horror di maniera con l'ennesima riproposizione del dualismo realtà/finzione letteraria. Nel condominio di cui sopra si stabilizza il protagonista (Tyron Leitso), il quale già la prima notte o quasi si ritrova sulle scale interne dell’edificio a tu...Leggi tutto per tu con un presunto spettro (da cui il più intrigante titolo originale VALERIE ON THE STAIRS), subita inghiottito dal buio. Chi è questa misteriosa Valerie, che smozzica parole senza senso (possibile che non esista un fantasma in grado di parlar chiaro, una volta che gli si concede di comunicare?) e se ne sta lì sulle scale nelle scene più riuscite dell'episodio? Nel condominio nessuno lo dice, ma tutti probabilmente lo sanno; soprattutto lo sa un vecchio scrittore ospite lì (Christopher Lloyd) che però pure lui, prima di tirargli fuori qualche parola sul tema... Tutto nei canoni, con apparizione di mostro barkeriano d'ordinanza (Todd), camminatina in cunicoli oscuri e finale d'impatto ma che nel contesto modesto in cui è inserito stona non poco. Non l'episodio peggiore, ma la conferma che questa seconda serie dei Masters non eccelle; come non eccelleva nemmeno la prima, a dire il vero.
Non pago di aver disastrato 4 opere di King, Garris, anziché decidersi per una capatina al collocamento, si toglie lo sciagurato sfizio di ridurre a men che minimi termini anche la mitologia barkeriana; e va da sé che tutto quanto è simpamina in Barker, diventa metadone nelle mani di Garris. La bontà della storia è tuttavia di tale eccellenza che l'anchilosata regia di Garris, incredibile a dirsi, non riesce del tutto a depotenziarla. Merito anche di un carismatico Todd destinato a rifare gli orrori di casa dopo Candyman.
Scrittore alla ricerca del successo si rintana in un non meglio specificato ostello, nel quale riparano altri "personaggi in cerca d'autore". Peccato che dentro quelle mura la protagonista del libro abbia preso consistenza: si tratta di Valerie (Clare Grant) deputata a subire ogni tipo di tortura inflitta da una creatura demoniaca e bestiale. La donna appare nudissima e straziata agli occhi del nuovo arrivato ed implora il suo aiuto. Ispirato da un racconto di Clive Barker, il film calca molto il tema già (meglio) esplorato ne Il Seme della Follia. Sensualissime le "poppe a pera" della Grant!
Ecco che cosa succede ad essere scrittori frustrati: si finisce per fare del male a se stessi e agli altri. Una discreta idea sviluppata in modo appena accettabile, anche se la noia fa comunque capolino e gli spunti interessanti, alla fine, sono pochi. All'inizio, la comparsa della ragazza crea un certo interesse, ma poi, la cosa diventa ripetitiva e la bestia, più che spaventare, fa quasi sorridere. Piacevoli gli scambi tra il protagonista, l'anziano scrittore e l'altro ragazzo ("Questo posto è infestato dai fantasmi?". "Solo dallo spettro del fallimento"). Vedibile, ma lascia poco il segno.
MEMORABILE: La bestia sfila la colonna vertebrale dalla bocca del malcapitato. Il finale (se non altro, visivamente interessante).
Come si può presumere che una rappresentazione dell’orrore così dozzinale e puerile possa suscitare, non dico paura, ma almeno un vago senso di apprensione? Come si può presumere, ancora, che un approccio così dilettantesco possa significare realmente un contributo al genere? Garris ha frequentato tutti i grandi dell’horror, ha fatto colazione con Carpenter e merenda con Stephen King: non ha imparato ad assemblare due inquadrature che generino un'idea d'inquietudine. Peccato, perché il racconto di Clive Barker non era affatto male. Sconfortante.
MEMORABILE: Veramente esilarante l'uomo fatto con rotoloni di "carta igienica" nel finale (ma dov'erano Nicotero e Berger?).
L'ideuzza di partenza non era neanche poi malissimo (ma non molto originale in verità)... La storia inventata da tre scrittori falliti si trasforma in realtà in un casa dove gli ambienti rimangono permeati dalle loro frustrazioni. Vabbè, ma la realizzazione? Stendiamo un pietoso velo: lasciamo perdere tensione e paura che sono sotto zero, ma anche l'interesse dopo circa 2 minuti non c'è più. Dialoghi banali, interpretazioni così così e una "bestia" che mette quasi ilarità.
Dove il confine tra realtà e immaginazione è più che mai labile. Clive Barker procura al mediocre Garris una sceneggiatura veramente interessante, che nelle mani di Tim Burton avrebbe senz'altro guadagnato e non poco. Il film decolla come una ghost story, per poi tingersi di weird (tangibilissima l'influenza de Il seme della follia) fino al poetico - ma non idilliaco - finale. L'episodio consente a Garris di rifarsi dopo il disastro della prima serie (Chocolate), ma la sua regia da telefilm di bassa lega continua a non convincere.
Terribile episodio della serie che si rivela essere tra i più soporiferi di tutti nonostante la presenza di generosi effetti gore e la protagonista Valerie che cammina costantemente nuda per tutta la sua durata e si conceda un po’ là e un po’ qua a chi capita. La storia poi è di rara cretineria e sfocia spesso nel ridicolo fino ad un finale che raggiunge vette di stupidità inaudite. Parafrasando il titolo: assolutamente bestiale.
MEMORABILE: Le tette a punta della protagonista. Una frase del mostro nel finale: sono i vincitori che scrivono la storia. La frase finale.
Finalmente Mick Garris realizza qualcosa di veramente riuscito dopo I sonnambuli. Se il suo precedente episodio della prima serie, Chocolate, era confuso e incomprensibile, qui dà il meglio di sè. Atmosfere marciscenti, sesso sotto pelle, buoni momenti splatter, squarci visionari notevoli. Il demone di Todd ha più di una parentela con il Tim Curry di Legend e la discesa negli "inferi" e resa con cipiglio alla Stuart Gordon. Promuovo a pieni voti il buon Mick, che forse ha partorito uno dei suoi lavori più interessanti. Soddisfacente.
MEMORABILE: Il bacio lesbo tra Patricia e Valerie; il finale surreale e visionario.
Scegliendo una sceneggiatura tratta da un racconto di Clive Barker, Garris si assicura un soggetto potenzialmente suggestivo e inquietante. Purtroppo il regista è notoriamente portato alla mediocrità realizzativa, e questo mediometraggio non fa eccezione, perchè, pur essendo elegantemente confezionato, si presenta con un'aria troppo dichiaratamente televisiva, e non riesce mai a decollare come la linea narrativa imporrebbe. Carina la messa in scena del finale.
Scrittore ospitato in un albergo pieno di falliti ha delle visioni e s'imbatte spesso in una nudissima bionda legata al demonio. Una prima parte visionaria si contrappone ad una seconda parte splatter e tendenzialmente fiacca. L'indagine cerca di evidenziare fin dove il sogno può alterare la realtà ma tutto scade a livello narrativo.
Il creatore della serie dirige un episodio di rara insulsaggine cui neanche la nostalgica presenza di Christopher Lloyd riesce a far guadagnare punti. E dire che in questo caso l'ambizione è più alta che in molti altri episodi... peccato che nessuno dei personaggi si comporti in modo neanche lontanamente credibile spingendo lo spettatore a sviluppare un atteggiamento a metà tra la noia e il fastidio fino al liberatorio ed insensato finale. E poi sarà che i satanassi li trovo proprio ridicoli...
Piuttosto noioso questo episodio dei Masters, seppur diretto dall'ideatore della serie (e buon artigiano dell'horror) Mick Garris. La storia di Clive Barker non era un cattivo spunto di partenza; purtroppo viene risolta in maniera non troppo intrigante, tanto che la prima parte in realtà rimane la migliore, mentre dall'apparizione della "bestia" (che ricorda i mostri di Cabal) in poi il tutto scade abbastanza nel già visto e nel ridicolo involontario. Non male il finale, comunque nel complesso lascia la sensazione dell'occasione sprecata.
Brutto. Trasporre Barker senza cadere nel ridicolo non è facile per nessuno, ma Garris ci propina uno dei peggiori episodi della serie, di cui, vada a suo unico merito, è l'ideatore. La piattezza soporifera del film è letale e se non ci fossero le splendide forme della protagonista si spegnerebbe il dvd dopo i primi venti minuti. Il collasso totale si ha con l'apparire della "bestia" (in pratica il povero Todd con un brutto costume di carnevale da diavolo che desta tristezza). Nel disastro è trascinato anche Lloyd... Inaccettabile vaccata.
MEMORABILE: La bestia, con tanto di pancetta e cornoni...
La sceneggiatura non è affatto scialba e trattandosi di un racconto di Clive Barker non poteva essere altrimenti. La sua trasposizione è onesta e soddisfacente, merito delle atmosfere cupe e dell’ambientazione malsana del rifugio per scrittori in cerca di fama. Anche il finale tanto vituperato, per quanto non faccia gridare al miracolo, non merita il pubblico ludibrio. Gradevole, sebbene non lasci un segno importante.
Quasi un'ora di nulla e un'ora pure abbastanza confusa. Tra fantasmine tettute e copule bestiali il tempo non passa mai. E il fil rouge di tutto ciò? Difficile spiegare l'inspiegabile: la letteratura che si fa carne e vita? Il contrario? Inutile lambiccarsi troppo per risolvere ciò che non è degno d'essere nemmeno visto. Attori scadenti che vantano solo il dubbio onore d'essere dei bellimbusti non aiuta la causa filmica.
Il "kinghiano" Mick Garris dirige questo episodio dei Masters of horror tratto da un racconto del grande Clive Barker. Tra regia piatta, messa in scena scialba, effetti speciali pessimi e interpreti perlopiù scadenti, è la noia a regnare sovrana. Tony Todd, davvero bravo come sempre, nei panni del mostro cerca di salvare baracca e burattini, purtroppo invano. Bocciato.
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Scusa Zender, ma come mai è stato cancellato nello spazio "frase o momento memorabile" il mio commento che diceva "Il bacio lesbo tra Patricia e Valerie; il finale surreale e visionario". Grazie per l'eventuale risposta.
DiscussioneZender • 2/01/11 01:32 Capo scrivano - 48946 interventi
La risposta non è mai eventuale, da parte mia, è certa :) Però sinceramente non ricordo il motivo. O non è arrivata o c'era scritto altro che rivelava il finale. Escludo di aver cancellato la frase se era scritta nel modo che hai scritto qui sopra. Io l'ho inserita, ora...