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MMJ Davinotti jr
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L'IMPRESSIONE DI MMJ
A poca distanza dal successo (relativo) di THE EYE, la Eagle ci riprova e distribuisce un nuovo horror coreano che fin dalla grafica dei manifesti richiama il titolo sopracitato. Questa volta tuttavia, nonostante le tematiche girino ancora attorno a una storia di fantasmi, la messa in scena è più povera e la regia non riesce mai quasi mai a instillare in noi l'angoscia necessaria. Solo nella mezz'ora finale, quando finalmente tutti i nodi vengono al pettine, il film ha un'impennata diventando sorprendentemente cupo e affascinante, arrivando a sfruttare al meglio le qualità di una fotografia che quando (nelle scene di suspense) vira verso...Leggi tutto il blu tenebra, colpisce nel segno. Ed è un peccato che non si sia riusciti a capirlo prima. Fin lì infatti siamo trascinati in una vicenda che appare più tendente alla possessione che alla ghost story, con una bambina preda di crisi isteriche e la protagonista perseguitata da telefonate misteriose (rigorosamente su cellulare) in cui qualcuno produce fastidiosissimi suoni “soprannaturali”. Dal momento che poi gli orientali hanno tratti somatici che a noi appaiono del tutto simili tra loro, si rischia di precipitare nel caos (neanche i nomi, “bisillabici” e quasi identici, aiutano molto...). Seguire gli indizi e i vari personaggi non è semplicissimo e a dire il vero in ogni caso la regia non riesce mai a rendere interessante il racconto dilungandosi in stucchevoli primi piani, immancabili scene sotto la pioggia battente, dialoghi scialbi e banalità assortite di noia opprimente. Se si escludono un paio di spaventi ragguardevoli, inoltre, il regista sfrutta poco il clima di tensione che sa creare.
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ChiudiTITOLO DAVINOTTATO NEL PASSATO (PRE-2006)
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- Davvero notevole!:
Funesto - Quello che si dice un buon film:
Enzus79, Buiomega71, Myvincent, Fedeerra, Teddy - Non male, dopotutto:
Undying, Rickblaine, Greymouser - Mediocre, ma con un suo perché:
Marcel MJ Davinotti jr. - Scarso, ma qualcosina da salvare c’è:
Homesick, Magnetti, Pinhead80, Giacomovie
The Phone si colloca in coda a successi giapponesi tipo The ring, dal quale riprende, in parte, la tematica del fantasma vendicativo che utilizza mezzi tecnologici. Tecnicamente ineccepibile, con un'immagine netta e definita sin nei minimi dettagli, il film si avvale di un discreto doppiaggio, reso accattivante dalla reiterazione del motivo universale di Beethoven: "Sonata al Chiaro di Luna".
Il meccanismo narrativo incastona giallo ed horror in maniera esemplare, sino a raggiungere vette di (sana) paranoia nel conciso finale.
Classico esempio di come si fanno gli horror in Asia. Le componenti sono sempre le stesse (fantasmi, bambini posseduti, capelli che si trovano in ogni posto) ma questo Phone forse rispetto agli altri è più pensato e girato (forse) meglio. La suspence, pur non essendo ai livelli degli horror nostrani, c'è. Nonostante tutto, Phone non è da sottovalutare.
Interessante thrilling-horror koreano che lascia suspance nella giusta dose in pochi tratti. Per il resto si perde in inutili dialoghi e troppi flashback abbastanza lunghi. Il doppiaggio è inadatto anche se il cinema asiatico offre difficoltà non minime.
MEMORABILE: La bambina al telefono con lo sguardo posseduto nel museo.
L’Estremo Oriente, così prolifico nella produzione di pellicole horror, riscrive una risaputa ghost-story con vendetta – ricollegabile, attraverso il successo di The ring, al baviano Operazione paura e alla sua bambina fantasma – rinnovata alla luce dei progressi della tecnica (i cellulari). Si riconosce un certo mestiere nella messa in scena e nella fotografia, ma nel complesso resta un prodotto convenzionale e asettico, che provoca frequenti (rectius: troppe) sensazioni di déjà vu.
Dal punto di vista formale nulla da eccepire: ben girato e ben recitato. La sostanza manca invece, a cominciare dalla trama che sa di già visto tanto che il colpo di scena finale che spiega tutti i fatti lo si è già visto in altri horror, soprattutto italiani. C'è anche la bambina incazzata con sguardo minaccioso simil The grudge o The ring, ormai quasi un clichè. Infine, difetto più grave, una noia mortale con la quasi totale assenza di spaventi.
Film che si colloca nel filone dell'horror alla The Ring ma che non aggiunge nulla di nuovo in merito. Scontato e molto scialbo, si riscatta (e solo in parte) nel finale, ma non ha mai un guizzo degno di nota. La ripetitività delle situazioni (soprattutto nella prima parte) e una certa confusione nella sceneggiatura ne fanno un film mal sviluppato e dove la suspance latita. Inutile.
Fa parte dell'onda lunga seguita al successo straordinario di Ringu, e ripropone in modo pedissequo e manierista tutti gli ingredienti del fortunato film di Nakata. Impeccabile sul piano formale, pulito nella regia, "Phone" difetta di vera e viscerale tensione narrativa, privilegiando una costruzione della vicenda piuttosto cerebrale e poco coinvolgente. Non è un film brutto, ma - al di là del colpo di scena finale che dà un senso alla storia - si rivela molto dimenticabile.
Ottimo giallo coreano molto ben amalgamato con spunti horror. L'atmosfera cupa, bluastra e serale (merito d'una curata fotografia) è convincente e raggiunge la perfezione nel finale, in cui la soluzione del mistero, che affonda inevitabilmente le radici nel campo paranormale, mostra d'esser molto inquietante e deve qualcosa a certi film italiani. Brave e gnocche le attrici. Lodevole pure il modo in cui s'affronta il tema possessione: niente stereotipi, solo un "pertinente" complesso d'Elettra. Paura poca o nulla, ma tensione costante. ***!.
MEMORABILE: Il prologo; il finale.
Ottimo psycho thriller orientale, con inquietanti venature horror (la possessione della bambina, che fa tanto Exorcist), che si discosta dai vari The ring e The eye, anche perché impregnato nei drammi della vita quotidiana (pedofilia, gelosie, tradimenti coniugali e occultamenti di cadavere). Debitore a Echi mortali, a certo cinema depalmiano e argentiano, con una straordinaria fotografia cromatica e una regia molto "americana". Di sottofondo "Sinfonia al chiaro di luna" di Beethoeven, che dà al film un alone ancor più inquietante. Piccolo cult.
MEMORABILE: La bambina posseduta che bacia "incestuosamente" il padre sulla bocca; la ragazza senza occhi e senza orecchie; il tesissimo e crudele finale.
Definire horror questo film è un affronto al genere. Basta leggere sulla locandina che “questo film può essere paragonato solo a un altro: The ring” o che “dopo The eye (altro horror mediocre) è un film che colpisce nel segno” per capire di avere di fronte un flop “pauroso”. Una tensione così telefonata, da a-b-c dell’horror, che finisce per diventare comica. Da salvare solo la presenza, nella colonna sonora, di due celebri brani classici: la sonata "Al chiaro di luna" di Beethoven e l'adagietto dalla quinta di Mahler. *!
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Inquietanti squilli di morte si susseguono e per motivazioni diverse, in questo horror sud coreano dalla trama ingarbugliata, tanto da tenere sempre alta l'attenzione. Troviamo una certa eleganza stilistica e una accattivante tendenza al dramma che fanno dimenticare la lentezza del ritmo, tipica delle produzioni orientali. Fate attenzione ai dettagli e non distraetevi...
Phone è praticamente un gineceo di follia pura: la bambina posseduta, la liceale morbosamente innamorata di un uomo più grande, la moglie fragile e repressa e l’amica che fa da filo conduttore per innescare la cosiddetta bomba. Ed è una bomba decisamente interessante; piena di suspense e di colpi di scena, con poco sangue ma pregna di atmosfere lugubri e malsane. Peccato solo per alcuni dialoghi che rasentano il trash. Finale splendido con una bella citazione fulciana. Femmineo.
Horror plumbeo e artificioso, stregato dal melodramma e quindi più propenso a un'inquietudine interiore. Ahn Byeong-ki si allaccia al clima terrifico giapponese infiltrandosi nel tema coniugale e sovrapponendo di continuo vittime e carnefici. Ci sono venti minuti di troppo, ma la svolta gotica dell’epilogo è decisamente morbosa e conturbante. Convincente il cast femminile.
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- DVD disponibile nel catalogo Eagle Pictures.
Ineccepibile sul piano tecnico, con un'immagine netta e definita sin nei minimi dettagli, il film si avvale di un supporto audio che, distribuendo sui sei satelliti ogni tipo di effetto, lascia nello spettatore un forte senso di apprensione.
Unica nota: peccato per la totale assenza di contenuti extra, privi addirrittura del classico trailer.
NOTE TECNICHE
Formato: widescreen 2,35:1
Audio: dolby digital 5+1 (italiano e coreano)
Sottotitoli: italiano
Extra: nessunoUltima modifica: 22/06/09 01:33 da Undying
