All is lost - Tutto è perduto - Film (2013)

All is lost - Tutto è perduto
Locandina All is lost - Tutto è perduto - Film (2013)
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MMJ Davinotti jr
Titolo originale: All Is Lost
Anno: 2013
Genere: avventura (colore)

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La nostra recensione di All is lost - Tutto è perduto

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

La dura vita del naufrago, nemmeno spettacolarizzata come al cinema si conviene; e per cui un film non per tutti, di fatto praticamente muto, con un Robert Redford un po’ incartapecorito che con la sua barchetta a vela si ritrova disperso nell'Oceano Indiano, a 1700 miglia nautiche da Sumatra. Gli si è danneggiata la radio, per cui ogni contatto col mondo è tagliato; dovrà arrangiarsi, e non sempre capiremo esattamente quello che cerca di fare. La regia di J.C. Chandor (anche autore della sceneggiatura) fa di tutto per movimentare le riprese stando attenta a non cedere alla tentazione di uscire dal realismo crudo che si è prefissa come chiaro obiettivo del racconto....Leggi tutto E può far leva su un Redford commovente, intenso nella recitazione come non era affatto facile essere: sa come accompagnare con sé chi guarda, sa come non apparire ridicolo nelle ripetute castronerie a cui va incontro il suo personaggio. L'operazione è ambiziosa, visivamente il film regge e colpisce, ma l'assenza di spunti che possano in qualche modo accrescere l'interesse per la vicenda finisce con l'affossarlo. Se da una parte verrebbe la voglia di premiare la quintessenzialitatà, lo scarno minimalismo del film, dall'altra si capisce che è proprio questo il suo stesso limite. Un'opera coraggiosa, ben confezionata e d'effetto, ma che di sicuro troverà facilmente i suoi detrattori.

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Tutti i commenti e le recensioni di All is lost - Tutto è perduto

TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/01/14 DAL BENEMERITO MICKES2 POI DAVINOTTATO IL GIORNO 5/04/14
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Mickes2 5/01/14 19:19 - 1672 commenti

I gusti di Mickes2

One man show che pone l’uomo contro la natura, il destino, la fatalità... e soprattutto se stesso e i propri limiti. Pellicola che si dipana senza grossi picchi ma nemmeno cali vistosi. Come spesso accade in questi casi, tutto o quasi poggia interamente sull’empatia di chi assiste nonostante l’approccio distaccato; ma tolto il finale (che è davvero una pregevole intuizione) il resto è interamente standardizzato al resoconto documentario di una grave disavventura. Redford non troppo adatto al ruolo, l’artificiosità di certi passaggi è evidente.

Daniela 10/01/14 08:43 - 13354 commenti

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Chandor compie una virata a 180 gradi rispetto l film d'esordio, passando da un corale fitto di dialoghi ad un one man show quasi muto. A parte le poche parole iniziali che anticipano il possibile epilogo, un paio di sacrosante imprecazioni e poco altro, il navigatore solitario stoicamente interpretato da Redford tace, impegnato com'è in una testarda e paziente lotta per la sopravvivenza in una natura ostile, con la tecnologica che si rivela difettosa o inutile. Film umidissimo che, come tutte le saghe della sfiga, rischia il comico involontario, ma finisce per coinvolgere e conquistare.

Paulaster 14/01/14 10:54 - 4958 commenti

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Il film si affida a Redford e certamente non delude le attese per l’approccio, soprattutto in una prova anche fisica. Come pecca gli attribuirei una calma fin troppo olimpica in alcuni momenti e una tinta di capelli che non crea il personaggio. Una sceneggiatura, dove anche il più ottimista sarebbe messo a dura prova, che non sviluppa pathos, tanto che il pre-finale quasi fantozziano non emoziona.

Capannelle 10/02/14 09:00 - 4588 commenti

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"Dio" e "cazzo" le uniche parole che sentirete nel film, Redford l'unica anima vivente. Eppure Chandor riesce lo stesso a confezionare qualcosa di coinvolgente lasciando che sia la fisicità di Redford a parlare, i suoi gesti e il suo aspetto provato dagli eventi, con pochi rumori di sottofondo ma sempre azzeccati. Se volessi enfatizzare direi "un pezzo di bravura", ma gli riconosco anche qualche limite di partenza. Rimane comunque una proposta coraggiosa (con poco riscontro al botteghino) e ben diretta, con una mdp che sa sempre quando staccare.

Puppigallo 10/02/14 12:13 - 5519 commenti

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Sembra più un corso di sopravvivenza in mare aperto, che un film. E il corso prevede anche come superare molteplici attacchi di sfiga. In tutto questo si barcamena, nel vero senso della parola, un incartapecoRedford, se non altro professionale (e poi, come diceva il maestro Yoda "Quando mille anni avrai, bello non sembrerai"). Se ci si immedesima nel protagonista, questa muta traversata realistica (ultimi fotogrammi a parte) avrà avuto un suo perchè; altrimenti sarà solo un calvario. Nota di merito per le "utili" navi e per il cioccolatino per squali gentilmente offerto.
MEMORABILE: La causa di tutti i problemi (a dir poco non prevedibile); Il protagonista finisce due volte in mare in piena tempesta; Trottola umana nella stiva.

Rambo90 12/02/14 00:32 - 8047 commenti

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Impensabile che un film con un unico personaggio, perso in mezzo al mare e quasi completamente muto, possa coinvolgere. E invece questa pellicola riesce, attraverso una buona immedesimazione col protagonista, a tenere desti fino alla fine, grazie anche alla prova del vecchio leone Redford, che nonostante l'età si butta a capofitto un'avventura non solo di grande misura attoriale ma fisica. La regia è attenta, la colonna sonora minimale ma penetrante. Notevole.

Galbo 7/05/14 05:52 - 12691 commenti

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Da un film corale e "verboso" come Margin call, ad una vera e propria epopea della solitudine umana, rappresentata dalla ieratica figura di un roccioso protagonista come Redford. Il regista J.C. Chandor compie una non indifferente inversione di rotta, ma All is lost è decisamente un film riuscito, merito della tensione che il regista sa dare alle belle immagini e alla vicenda e del suo magnifico protagonista. Finale memorabile.

Pol 12/12/15 14:00 - 589 commenti

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Più che un film un'esperienza cinematografica (al pari di Gravity, per fare un esempio) che non può prescindere da un poderoso impianto audio/video: se non si riesce a "entrare" fisicamente nel film lo si gode a metà, o anche meno. Senza dialoghi, senza trama, senza colpi di scena fantascientifici, c'è solo un uomo che deve sopravvivere in mezzo all'oceano e tanto basta per costruire sequenze in grado di lasciare col fiato sospeso. Sempre a patto di riuscire a trasportarci con la mente al fianco di un dolente Robert Redford.

Saintgifts 26/04/16 14:09 - 4098 commenti

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Nel personaggio che lotta per la sopravvivenza, interpretato da un Redford inimmaginabile in questo ruolo (ma che si rivela adatto) c'è l'essenza dell'essere umano e quanto di animale c'è in esso. L'istinto che ci fa proteggere la nostra vita non sempre fa agire per il meglio, la paura è buona per mettere in circolo l'adrenalina necessaria, ma non deve trasformarsi nel panico che fa perdere il controllo. Il film riesce a veleggiare proprio su questo confine, arrivando alla conclusione con quella che io giudico una buona metafora della vita.
MEMORABILE: Il finale, nella sua interpretazione più trascendente.

Josephtura 5/10/16 17:47 - 188 commenti

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A rivederlo in tv mi sembra un film fortemente religioso. Quanto può sopportare un uomo prima di arrendersi? Un uomo onesto, che vive il suo percorso serenamente fino a quando l'imprevisto lo percuote fino allo sfinimento. Film decisamente anticonvenzionale. Ottimo Redford. Alcune scene sembrano inverosimili ma forse rappresentano anche l'incredibilità delle vicende umane.
MEMORABILE: Il porta container che dopo avere causato, di fatto, il disastro, nega, altrettanto di fatto, la salvezza.

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Jandileida 21/10/17 13:59 - 1706 commenti

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La scelta di lasciare sospesi il prima e il dopo fa un po' pensare a una famosa massima del caro Giovan Maria Catalan Belmonte. Il film è comunque a modo suo sorprendente: girare un muto con un solo protagonista senza far addormentare lo spettatore è una bella impresa. Merito delle belle scene marine, girate con vigore da Chandor, e, soprattutto, della presenza scenica di Redford: la sua testarda e paziente sfida contro la potenza del mare non lascia indifferenti. Qualche momento di bonaccia ma sicuramente un'opera con il suo perché.

Lou 18/06/18 18:01 - 1147 commenti

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La lotta di sopravvivenza di un uomo solo alla deriva nell'Oceano Indiano, a seguito del fatale danneggiamento della sua barca. Un film praticamente muto, a parte qualche disperato "fuck", che ha il pregio di catturare la partecipazione emotiva dello spettatore grazie a una rappresentazione realistica, curata nei dettagli di tecnica nautica e all'ottima interpretazione dell'inossidabile Redford.

Silvestro 21/01/21 12:04 - 379 commenti

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Un film essenziale nel vero senso della parola: un uomo solo contro la forza del mare. L'opera punta alla suddetta essenzialità con coerenza assoluta (nessun dialogo, nessun personaggio secondario, solo Redford e il mare) e questo aspetto è allo stesso tempo sia la forza del film (in quanto rende il lavoro originale e coraggioso) sia il suo limite (dal momento che a lungo andare il film potrebbe stancare, soprattutto un pubblico poco avvezzo a questo tipo di cinema). Nel complesso però assistiamo a un lavoro interessante con un Redford arcigno e perfetto per la parte.

Aco 11/06/21 08:40 - 256 commenti

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Una testimonianza concreta di come sia possa realizzare un bel film utilizzando un solo protagonista e un dialogo ridotto all’essenziale, praticamente inesistente. In realtà i protagonisti dell’opera sono due: l’uomo (che non ha nome) e l’oceano, immenso e indifferente alla sorte del naufrago. Due personaggi che di fatto si ignorano. Al loro posto parla una meravigliosa colonna sonora che commenta, drammatizza e sottolinea le varie scene. Un film che per essere seguito necessita della disponibilità dello spettatore ad entrare in empatia con il protagonista.

Buiomega71 18/09/21 01:11 - 3128 commenti

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A volte assume i tratti di un documentario alla Ambrogio Fogar, ma la tensione non viene mai meno e ci si sente al fianco del coriaceo, ingegnoso e assai malavventurato Redford, inzuppamento d'acqua compreso. Navi mercantili "fantasma", squali pronti a papparsi l'esca amorevolmente preparata, container come mostruosi leviatani, una sequenza di pura vertigine (in cima all'albero dello yatch), la ferita alla testa e un finale di rara suggestione tra canotti in fiamme, luci e profondità dell'oceano. L'arte di sopravvivere in poco meno di 100 minuti che dispensa ansia e empatia.
MEMORABILE: La genialata per rendere l'acqua di mare potabile; La danza del banco di pesci sotto al canotto; La Virginia Jean che affonda lentamente.

Bartleby 11/07/23 15:35 - 14 commenti

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Un film privo di dialoghi e con un unico personaggio. Mai lo spettatore si annoia. Il personaggio è interpretato da un maturo Robert Redford che mostra ancora grande voglia di mettere alla prova il grande talento. Viaggiare da soli in mare è sperimentare il pericolo estremo e la più profonda solitudine. Le cose non andranno per il verso migliore - il titolo del film lo dichiara immediatamente - ma il finale è una grande lezione e il film intero una splendida singolarità per gli occhi dello spettatore. Imperdibile.
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  • Discussione Mickes2 • 7/01/14 13:46
    Addetto riparazione hardware - 335 interventi
    ti dirò Didda, non è un brutto film e in verità, come scrivo nel commento, ho apprezzato l'approccio distaccato. ma alla fine m'è perso un one man show senza infamia nè lode, non vi ho trovato alcun elemento che mi faccia gridare quantomeno al "buon film". Margin call non l'ho visto, devo recuperare!
  • Discussione Daniela • 10/01/14 09:14
    Gran Burattinaio - 5941 interventi
    Didda23 ebbe a dire:
    @Mickes2

    Su questo film nutro, nonostante il tuo commento dal voto insufficente, grandi aspettative. Chandor in Margin Call ha dimostrato di avere del grande potenziale registico. Redford come attore non mi fa impazzire.


    Visto ieri sera, il soggetto non mi intrigava molto, quindi le mie aspettative erano legate più al regista che al film in se stesso. Qualche diffidenza iniziale, ma poi mi ha preso sempre di più. Diversissimo dal precedente bel Margin Call, rischioso perché al povero Redford ne capitano tante che ad un certo punto può anche venire da ridere per contrappasso (il punto mio: il poveretto getta l'amo e...), ma anche assai coinvolgente, da mal di mare.
  • Discussione Didda23 • 10/01/14 09:19
    Compilatore d’emergenza - 5799 interventi
    Bene bene. Diciamo che lo vorrei vedere più per il regista che per il soggetto.
    Grazie Daniela.
  • Discussione Mickes2 • 10/01/14 09:41
    Addetto riparazione hardware - 335 interventi
    coinvolgimento sacrosanto, io l'ho avvertito ma non eccessivamente. un film che mi è scivolato addosso, ecco.
  • Discussione Capannelle • 15/01/14 15:51
    Scrivano - 3971 interventi
    Daniela ebbe a dire:
    Diversissimo dal precedente bel Margin Call

    Tanto di cappello a Chandor che sceglie un soggetto così diverso rispetto al riuscitissimo Margin Call.
    Ultima modifica: 15/01/14 15:51 da Capannelle
  • Discussione Daniela • 15/01/14 16:21
    Gran Burattinaio - 5941 interventi
    Capannelle ebbe a dire:

    Tanto di cappello a Chandor che sceglie un soggetto così diverso rispetto al riuscitissimo Margin Call.


    Scelta coraggiosa, perché si sa quanto rischioso sia il secondo film se il primo è stato baciato dal successo di critica...
    Pare che per il terzo Chandor cambi ancora genere: A Most Violent Year, in lavorazione con uscita prevista nel 2015, è classificato come un action-crime.
  • Discussione Capannelle • 9/02/14 17:58
    Scrivano - 3971 interventi
    Avviso ai colleghi: non ponetevi il problema dei sottotitoli.
  • Discussione Daniela • 10/02/14 09:45
    Gran Burattinaio - 5941 interventi
    Confermo l'avvertenza capannellesca: può essere pure visto doppiato in turco e sottotitolato in cirillico...
  • Discussione Buiomega71 • 18/09/21 10:35
    Consigliere - 27310 interventi
    Se si entra in empatia con il malavventurato, coriaceo e ingegnoso Redford, alla fine sembra di starle accanto e vivere con lui questa odissea, sperduto nell'azzurro mare, che come cantava Pierangelo Bertoli, un mare che non ha mai dato tanto e che fa imprecare e bestemmiare.

    A volte assume i tratti di una specie di avventura alla Ambrogio Fogar, ma la tensione è talmente alta, che già a inizio film (il mostruoso container che trasporta scarpe da ginnastica, già bello e incagliato contro la parte dello yatch, che procura una falla e incomincia a imbarcare acqua) non si ha tempo di distrarsi.

    Quello che ne segue è un vademecum della sfiga e del manuale dell'imperfetto "lupo di mare" che fa passare la voglia di prendere anche solo un battello e che di onde marine non se ne vorrebbe più sentire parlare.

    Al di là di alcune dritte puramente tecniche (chi, come il sottoscritto, non ha mai messo piede su un'imbarcazione, si domanderà cosa diavolo stia facendo Redford per cercare di rattoppare la già triste situazione, mentre in altre si colmano certe mancanze, tipo la falla sullo scafo riparata con una specie di resina che richiede un lavoro certosino, bagnare gli strumenti danneggiati con l'acqua per togliere il sale dai circuiti o salire, in un momento che dà vere vertigini, sull'albero dello yatch per aggiustare l'antenna di ricezione), la quintessenza del "survivor movie" è una vera immersione (alla fine ci si sente inzuppati d'acqua da capo a piedi come il povero Redford) nel manuale della sopravvivenza e della forza dirompente della natura, dove l'uomo si rileva in tutta la sua impotenza in balia degli eventi.

    Chi è Redford? Chandor non dice nulla a riguardo (aggiungendo al film quell'aurea ancestrale che le dà una marcia in più), forse ha una famiglia a casa che lo aspetta (la lettera letta a inizio film, che verrà scritta e recapitata, da perfetto naufrago, in un contenitore di vetro), probabilmente è molto ricco (per permettersi uno yatch) o magari è Redford stesso, comunque sia non sembra sprovveduto e farà l'impossibile per portare a casa la pelle.

    Ore 10 calma piatta non poi tanto, il container leviatano da il via alle danze, non si fa in tempo a pompare via l'acqua sottocoperta dello yatch che arriva una tempesta perfetta che Dio la manda giù come se fosse l'apocalisse, Redford cade in acqua due volte, il Virginia Jane (il nome dello yatch) va in pezzi imbarcando acqua dappertutto, cola a picco. Non resta che il gommone di salvataggio con lucine incorporate, ma i viveri scarseggiano, il fusto d'acqua prende il sapore dell'acqua marina (geniale il momento in cui Redford cerca di condensare il vapore per poter bere l'acqua marina), due navi mercantili "fantasma" le passano accanto ma , nonostante Reford si sbracci e sprechi i bengala per l'SOS, non si accorgono minimamente di lui.
    Prova, con pazienza, a gettare l'amo per pescare, ma gli squali son più lesti (e danzano in cerchio sotto di lui, dopo il suggestivo balletto di un branco di pesci proprio sotto quel ridicolo gommone alla deriva), finchè, una notte, il gesto estremo (e paradossalmente comico) di dare fuoco al gommone dopo, che scorge, le luci di un'imbarcazione in lontananza.

    Quello che segue è uno dei finali più affascinanti e mistici (che fornisce allo spettatore due chiavi di lettura che può interpretare a modo proprio) degli ultimi anni, tra luci notturne, canotti in fiamme e la profondità dell'oceano.

    Possente lo score quasi basilpoledourisiano di Alex Ebert e un realismo della messa in scena che mette i brividi.

    Forse tra i migliori sul genere "uomo solo in scena intrappolato dal destino avverso e crudele"  tipo alla Buried, senza nessun flashback per tentare di allungare il metraggio, nell'arte di sopravvivere in poco meno di 100 minuti che dispensa angoscia, ansia e empatia.

    Grandissimo Redford (che si sobbarca, letteralmente, tutto il film, sballottato di quà e di là, con ferita in testa e disperazione cescente), secondo protagonista dopo l'estensione dell'oceano e tocchi quasi spielberghiani nella regia chirurgica di Chandor.

    E la sensazione di umidità e acqua che penetra ovunque, e nelle ossa, non è poi tanto dissimile, con dovute differenze, a quella di The lighthouse.

    Com'è profondo il mare...

    Ultima modifica: 18/09/21 19:05 da Buiomega71
  • Homevideo Buiomega71 • 18/09/21 10:50
    Consigliere - 27310 interventi
    Ottimo il dvd targato Universal

    Formato: 2.40:1
    Audio: italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo
    Sottotitoli: praticamente tutte le lingue d'europa (non male per un film che, praticamente, salvo le imprecazioni di Redford, l'SOS e la lettura della lettera d'addio all'inizio, non ha nessun dialogo)
    Nessun extra
    Durata effettiva: 1h, 41m e 38s

    Immagine al minuto 0.51.39.

    [img size=424]https://www.davinotti.com/images/fbfiles/images58/PDVD-226.jpg[/img]
    Ultima modifica: 18/09/21 13:20 da Zender