Ciclicamente il calcio (come tutti i film sportivi, d'altronde) fa i conti con qualche adattamento favolistico, spesso individuabile nella parabola del fuoriclasse afflitto da problemi. Laddove IL CAMPIONE di D'Agostini aveva al contrario dimostrato che si può affrontare il tema del calciatore "maledetto", discontinuo, promettente quanto indolente, in modo maturo e diverso, i Manetti ci riportano in una dimensione più consona alla commedia agrodolce, con il pur volonteroso Blaise Alfonso che non può certo sfoggiare lo spessore umano mostrato in quel film da Carpenzano. Il suo Etienne Morville, fuoriclasse...Leggi tutto capace di una mossa "alla Houdini" che l'ha reso celebre al punto da poter essere citato tra i migliori al mondo, è l'ennesimo fenomeno inserito nella scia del nostro Balotelli, diventato negli anni il simbolo - suo malgrado - di un preciso atteggiamento dentro e fuori dal campo: donne, motori, follie che non trovano col passare degli anni più alcun contraltare nelle prestazioni da gran giocatore e finiscono col minare la carriera di chi sembrava promettere un futuro luminoso.
Nazionale francese ingaggiato per una grande squadra di Milano, Morville finisce ai margini di entrambe le équipe per colpa di una vita sregolata, di scorrettezze in campo ed espulsioni multiple... Quando in discoteca si rende responsabile di uno sgradevole episodio di body shaming, diventa il bersaglio di mille attacchi che ne compromettono definitivamente l'immagine. Il suo agente non sa più che pesci pigliare: c'è bisogno di un ritorno alla “normalità” e per questo cade a pennello la proposta di un'oscura squadra di dilettanti del profondo Sud Italia, la U.S. Palmese. Lì in Calabria un ex agricoltore con molto tempo da perdere, don Vincenzo (Papaleo), s'è messo in testa di raggranellare i cinque milioni dell'ingaggio del campione chiedendo 300 euro a ognuno dei 18.000 abitanti della sua città. La figlia Concetta (Maenza) non perde occasione per ricordargli che è un'idea semplicemente idiota, ma lui, ostinato, continua e alla fine riesce nell'intento.
Morville, infine, arriva a Palmi (RC) e viene subito presentato alla squadra, gestita da un allenatore (Mazzotta) ricco di verve che spiega al campione quanto quelli con cui dovrà giocare siano semplici dilettanti, gente che si allena e si presenta in campo per divertirsi. Da qui parte la succitata parabola ampiamente immaginabile: dapprima problemi di ogni genere dovuti allo scarso impegno, poi una lenta integrazione che porterà all'improvviso ribaltamento della situazione.
Che si vuol chiedere a un film così? Meglio la parte che riguarda la colletta degli abitanti, in cui Papaleo ha modo di far valere l'innegabile bravura, che non le solite goffe scene sul campo da gioco (aiutate giusto da qualche intervento grafico fumettistico in pieno stile Manetti). Anche se poi, a dire il vero, il migliore risulta essere Max Mazzotta, allenatore travolgente, comico, sanguigno, credibile e unico vero trascinatore delle fasi calcistiche: bravo e carismatico, tira su l'animo non solo della squadra ma degli spettatori, che altrimenti si troverebbero a seguire un parco di attori/giocatori piuttosto anonimo e schiavo di una sceneggiatura che offre loro poco o nulla (protagonista compreso).
Sul versante paesano, con un cast che spesso si esprime in dialetto con imposizione dei sottotitoli (molto presenti pure nelle sequenze con Morville, il quale appena fuori dal microcosmo palmese parla sempre francese), le cose vanno meglio: c'è chi sale troppo sopra le righe (Bruno, in parte De Lorenzo), d'accordo, ma piace il professor Macrì di Gianfelice Imparato e vanno applauditi gli interventi con la Gerini nei panni della poetessa locale, buffo personaggio eccentrico cui la verace e scafata attrice sa donare sfumature bizzarre molto apprezzabili. La regia dei Manetti invece, per quanto agile come d'abitudine, si perde nel seguire un plot elementare e smaccatamente zuccheroso, folto di banalità troppo di rado controbilanciate da qualche trovata destabilizzante (il giocatore che prende a pugni la vecchina in fila, quello che sogna di trovare la bellona a casa che l'aspetta felice in una strampalata metafora del duello sul campo...). Spesso irritante (non per colpa sua) Blaise Alfonso nei repentini cambi d'umore e nei forzati rapporti amichevoli con Vincenzo e Concetta (lei ottima, al contrario). Colonna sonora farcita di rap e un paio di buoni strumentali, finale simpatico e meno conciliante del previsto.
Storia dallo spunto originalissimo (un paese calabrese fa una colletta per acquistare un campione in disarmo per la squadra di calcio) che i Manetti sfruttano molto bene per raccontare il Sud Italia di un piccolo centro, tra pro e contro, caratterizzando al meglio i propri personaggi. Se la parabola di rinascita attraverso il riscatto sportivo è risaputa, sono liberatorie le frequenti risate che vengono da gag e dialoghi gustosi e da una regia capace di inventare momenti demenziali ma anche citazioni di genere. Benissimo Papaleo, in un ruolo a lui congeniale.
Il ritorno dei Manetti Bros. è una favola dal sapore antico con elementi contemporanei, incarnati dal protagonista Blaise Afonso, perfetto nel ruolo del calciatore ricco e viziato. Questo è forse il vero punto di forza di un film che, altrimenti, ripropone schemi già visti di rivalsa sociale in un Sud stereotipato. La pellicola scorre bene e offre qualche buon momento, ma nel complesso non riesce a soddisfare appieno le aspettative.
Simpatica storiella paesana dedicata al calcio imbastita da una buona regia dei fratelli Manetti. Dopo un inizio un po' in affanno, il film prende quota con l'arrivo del calciatore/fenomeno (un discreto Afonso) in paese e da lì possiamo gustarci le varie evoluzioni della U. S Palmese grazie anche all'apporto di un divertente Mazzotta come allenatore. Papaleo sempre professionale seppur misurato, mentre la Gerini fa un cameo che francamente non lascia il segno. Il resto del cast se la cava il giusto senza grossi colpi d'ala. Gradevole.
Spunto notevole, nel quale si possono riconoscere molti calciatori di oggi, ma svolgimento completamente originale per una bella commedia meridionale, uno dei migliori film sul calcio mai realizzati in Italia. Parti divertenti e altre più sentimentali si mescolano in modo sapiente e si rimane interessati per tutto il film a sapere come andrà a finire. Un gioiellino l'interpretazione di Papaleo.
L'ultima fatica dei Manetti è una favola di caduta e risalita di un fuoriclasse calcistico in una "dimensione bonsai": la cittadina di Palmi. Intrigante lo spunto iniziale, con Papaleo sugli scudi e i paesani di Palmi che assurgono a protagonisti di una realtà periferica dimenticata da tutti - politica compresa. Il film gioca di contrasti e frizioni, appoggiandosi a qualche soluzione registica fumettosa dei Manetti (le partite). La sceneggiatura parte bene, ma alla distanza non approfondisce a dovere contesto e personaggi. Buona qualche graffiata, ma sembra un'occasione sprecata.
MEMORABILE: Il pugno alla vecchia; Mazzotta allenatore bordocampista che poco allena e tanto strepita; Il duello attaccante-difensore in campo e in amore.
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