Una commedia pericolosa - Film (2023)

Una commedia pericolosa

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La nostra recensione di Una commedia pericolosa

Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Due tra i generi più amati nel nostro paese, il giallo e la commedia, hanno spesso in Italia avuto modo di fondersi, solitamente sfruttando l'inclinazione all'ironia di attori che da noi nascono affinandola negli anni e padroneggiandola con gran mestiere. Qui a parodizzare bonariamente la figura dell'agente segreto (in verità più quella dell'investigatore privato) c'è Enrico Brignano, comico che nella sua Roma, soprattutto in teatro, ha da sempre un seguito di fedelissimi; su quelli il film punta calandolo nei panni di Maurilio Fattardi, nome di battaglia "Agente Mao" (i titoli di testa ricalcano la celeberrima “sigla” bondiana con...Leggi tutto la sagoma che si volta verso di noi e spara).

Si occupa del servizio di vigilanza presso una sede di Coin sognando ovviamente palcoscenici più gloriosi e vive in un condominio che fa tanto Hitchcock nel quale, come James Stewart, osserva con attenzione i vicini. In particolare una nuova arrivata, Rita (Pession), graziosa hostess il cui appartamento ha una grande finestra di fronte a quella di Mao. E' attraverso quella che una sera il Nostro vede colpire e forse uccidere una donna (non la hostess presumibilmente, via per lavoro). Precipitatosi lì, nota due gambe di un corpo steso dietro un divano e allarmatissimo chiama la polizia, ma quando questa arriva il corpo non c'è più. Siamo di fronte a una delle situazioni più classiche del sottogenere in esame, un qui pro quo fonte di inesauribili equivoci e di feroci arrabbiature del commissario di turno (qui Cerlino), il quale regolarmente accusa Mao di inventarsi tutto.

Quando la stessa chiamata il protagonista la fa da un altro appartamento denunciando una nuova vittima che all'arrivo della polizia per la seconda volta scompare, il commissario dà in escandescenze; in questo caso, però, è anche Rita ad aver visto la misteriosa vittima: qualcosa davvero non quadra. Scatta così il primo salto all'indietro nel tempo di 36 ore: nuovi personaggi intervengono nella complessa vicenda mentre anche graficamente si fa ricorso a espedienti tipici del cinema moderno (ogni segmento, ad esempio, riporta il nome di chi ne rappresenta la figura principale).

Per quanto non certo originale, va detto che la storia ha alle spalle una costruzione logica che presuppone uno studio non comune degli snodi che la compongono, come nella miglior tradizione “gialla”. E' nella messa in scena, nella fiacca regia, che il film non convince. Cerlino è l'unico che sembra voler dare una scossa ai ritmi bassi che la caratterizzano; gigioneggiando, certo, salendo sopra le righe, ma almeno vivacizzando la scena quando s'infuria con un Brignano che lo asseconda con la paciosità tipica del romano, utilizzata per infilare qualche timida battuta in un copione piuttosto avaro in questo senso. Anche a causa del basso budget si respira un'aria più televisiva che cinematografica, come se si giocasse a confezionare un giallo senza pretese cercando di provocare ingenue risate con gli scarsi mezzi a disposizione.

Il cast gira, per fortuna: la deliziosa Pession affianca bene un Brignano piuttosto spento ma professionale, la Minaccioni più contenuta del consueto ci mette la verve, gli altri fanno da buon contorno e di Cerlino s'è detto. Defilato Senni come marito della Minaccioni, simpatico Vincenzo Leto nel ruolo marginale di Gino, il re del cotechino, ovvero "the Coteking". Ma il film non decolla, gira a basso regime e quel che resta a fine visione è soprattutto il desiderio di ricostruire mentalmente quanto accaduto rimettendo cronologicamente al loro posto i diversi segmenti. Non basta, e i maldestri interventi dei servizi segreti a cui Mao fin da bambino invia richieste per essere assunto non fanno che confermare le indecisioni sulla comicità da seguire: lo slapstick appare posticcio e mal si sposa con il registro meno scatenato seguito dal film.

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Tutti i commenti e le recensioni di Una commedia pericolosa

TITOLO INSERITO IL GIORNO 2/09/23 DAL DAVINOTTI
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Pinhead80 2/09/23 16:37 - 5501 commenti

I gusti di Pinhead80

Maurilio Fattardi si occupa della sicurezza di un centro commerciale. Nel tempo libero si diletta ad osservare il vicinato, ma un giorno si ritrova di fronte a quello che sembra un vero e proprio caso di omicidio. Con un film con Brignano protagonista era lecito aspettarsi qualcosa di divertente e invece non si ride mai. Siamo più vicini al giallo in stile Hitchcock piuttosto che dalle parti della commedia, ma solo per i chiari riferimenti alla Finestra sul cortile. I salti indietro nel tempo riabilitano in parte una sceneggiatura priva di verve che fatica tremendamente a decollare.

Markus 2/09/23 17:39 - 3774 commenti

I gusti di Markus

La collocazione agostana nei cinema parrebbe quasi segnare la fine del periodo di maggior successo per Enrico Brignano. Con una vicenda che vorrebbe fare il verso a certi 007 comico/demenziali che spesso il nostro cinema popolare ha tentato di lanciare, ci si trascina fiaccamente tra uno sbadiglio e l'altro fino al finale tanto atteso. In un contesto tanto sfiancante si salva l'indiscutibile sex appeal della Pession.

Gold cult 6/10/24 11:55 - 438 commenti

I gusti di Gold cult

Divertente commedia gialla che, a partire dal bel manifesto, prende spunto da gialli e spy story del periodo d'oro, citandone alcuni. Il tutto gira su equivoci e macchiette, ma la narrazzione temporale spezzettata dà verve e originalità. Bene Brignano, troppo sopra le righe ma simpatico il commissario, sorprendente la Minaccioni come femme fatale. Buon cinema nostrum moderno, un occhio al passato e uno al contemporaneo. Qualche leggerezza scusabile. Divertente e coinvolgente.

Rambo90 5/01/25 02:21 - 8036 commenti

I gusti di Rambo90

Una commedia gialla briosa e simpatica, che inanella varie battute riuscite senza però dimenticare l'intreccio, grottesco ma intricato al punto giusto da accontentare anche i puristi del mistero. Brignano trova la giusta collocazione per il suo personaggio, goffo ma intuitivo e la Pession gli fa da buona spalla. Menzione speciale per Minaccioni e Cerlino, che caratterizzano bene le loro gustose macchiette. Gran ritmo, con flashback che spiegano le situazioni proprio come nei classici di Agatha Christie.

Capannelle 28/06/25 00:57 - 4586 commenti

I gusti di Capannelle

Nonostante lo stile paratelevisivo e una tendenza a inondare chi guarda di troppi dettagli, il film propone un ritmo interessante e riesce a emulare lo stile delle commedie briose senza perdere la bussola. Gustosi i siparietti iniziali tra Brignano, il commissario e una Pession che si inserisce molto bene. Nella parte centrale ci sono troppe contorsioni ma va detto che anche sul versante giallo alla fine i conti tornano. C'è qualche contorno esagerato (Coteking, i servizi segreti, la ragazza in nero) ma che non diventa mai una zavorra.

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