Un valzer tra gli scaffali - Film (2018)

Se gli scaffali sono monoliti scoloriti, allora tra le file dell'ipermercato è possibile il valzer; questo deve aver pensato Clemens Meyer, autore del racconto da cui è tratto questo film e co-autore della sceneggiatura. Che è una favola post-moderna, in cui l'elemento alienazione è forte, preponderante, pare un romanzo di J. G. Ballard, ma, per contrasto, un pizzico di poesia è sufficiente a scaldare, le inquadrature di Stuber esaltano il quadro e si finisce per sentire davvero il rumore del mare.

Germania Est. Un ex camionista, un ex detenuto, una giovane con problemi coniugali rappresentano il nuovo proletariato post-ideologico. La loro esistenza viene normata dai nuovi cicli produttivi. La catena di montaggio detta i tempi di lavoro e soprattutto di vita. La monotonia, lo squallore, portano il vecchio operaio, orfano del conflitto di classe, a gesti liberatori estremi e i nuovi soggetti rassegnati alla ricerca di momenti di salvifica umanità e tenerezza nei nuovi gesti quotidiani.

L'introverso Christian trova lavoro come addetto di magazzino in un grande centro commerciale. Mentre il burbero Bruno gli insegna il mestiere, lui si innamora di una collega... Nel nulla di una landa desolata, il supermercato è un labirinto di metallo percorso da macchinari ed illuminato dalla luce artificiale: eppure anche in un ambiente tanto grigio possono nascere sentimenti dolci come un rapporto paterno o un amore timido. Impossibile non provare empatia verso i protagonisti di questo film tanto pudico e delicato, impreziosito da belle interpretazioni e da una suggestiva colonna sonora.

Ambientazione particolare, un magazzino situato nella Germania dell'Est. La prima parte, che funziona assai bene, ci descrive minuziosamente la vita e le regole dei vari lavoratori suddivisi tra reparti ma ognuno con la propria precisa collocazione. Le figure dei due protagonisti emergono subito, poggiandosi sulla bravura di Rogowski e della Hüller e sull'affiatamento col resto del cast. Fotografia, dialoghi e pause del tutto funzionali all'atmosfera, qualche traccia incompiuta ma comunque un lavoro capace di rendere profondo questo microcosmo.

In un luogo impersonale come un ipermercato si sviluppano relazioni amicali tra i dipendenti. Nonostante il protagonista sia riservato e abbia una vita ripetitiva, produce una certa empatia lo scoprire la sua storia e i sentimenti che prova per la collega. La sceneggiatura avrebbe anche potuto esplorare maggiormente gli amici di lui e il matrimonio di lei. Regia dallo stile sobrio e morbido per evitare che il lavoro in sé devii l'attenzione dai singoli. Ben scelta anche la fotografia opaca, anche se satura nei toni del blu.