Due vedovi ancora giovani si incontrano al collegio dei figli. Inizia il più fortunato, immarcescibile, patinato tira e molla amoroso della storia del cinema, un apocalittico successo di pubblico sulle note celeberrime di Francis Lai. Oggi si fa fatica a comprendere il perché di tanta fortuna, ma non si può negare l'abilità diabolica di Lelouch, l'esattezza matematica della costruzione, e - per chi apprezza - l'essenzialità come documento d'epoca. Un film che resiste a ogni parodia. "Sciabadabadà, sciabadabadà"...
Una storia risaputa di amour fou e di solitudine, resa tuttavia più che affascinante dallo stile registico di Lelouch, che ai dialoghi preferisce la potenza evocativa delle immagini e dei silenzi, dei primi piani e dei gesti, nonché dei numerosissimi flashback. Professionali e misurate le interpretazioni di Trintignant e della Aimèe, ai quali fa eco la celeberrima colonna sonora di Francis Lai.
MEMORABILE: L’ossessivo ricordo del marito defunto, che disturba l’amplesso della protagonista.
Discreto film. Leggero, affascinante ma anche parecchio lento. Comunque la regia è di buon livello e i due protagonisti sono azzeccati. Buona la fotografia che alterna colore e bianco e nero. Ottima (e famosissima) la colonna sonora.
Bel film per il quale conta principalmente l’atmosfera piuttosto che la densità della storia. In un clima di sofisticata delicatezza Lelouch fa lievitare lentamente la dimensione romantica, la lascia sospesa e la contorna di un erotismo implicito. Ma il fluire distensivo, quasi tranquillante, degli eventi, il soave accompagnamento della colonna sonora e il riuscito cocktail tra colore e bianco/nero lasciano alla fine del film un senso di soddisfazione per l’avvenuta visione. Anouk Aimee è bravissima ed incantevole.
MEMORABILE: “Non è possibile impedirsi di essere felici”.
A mio parere la colonna sonora (tranne il main theme che tanto successo ha avuto a livello internazionale) è troppo francese e a tratti poco indicata. Per il resto siamo al cospetto di una pellicola con immagini potenti, in grado di emozionare lo spettatore come poche altre. La regia, attenta, consta di movimenti di macchina da scuola del cinema e la fotografia risulta incredibilmente suggestiva. Con tale peculiarità il film non può che considerarsi riuscito. Il risultato finale sarebbe stato amplificato meglio da un autore come Thomas Dolby.
Due vedovi riscopriranno l'amore. Storia sentimentale sintetizzabile in pochi momenti dove un ispirato Lelouch traduce in immagini le emozioni di una coppia. Patinato, a colori e non, etereo nelle descrizioni ambientali e ipnotizzante negli sguardi dei due per il più classico degli incontri. Musiche leggere che han fatto epoca e fotografia da rivista di moda. La Aimée è più espressiva di Trintignant, ma leggermente fredda.
MEMORABILE: Il rapporto sessuale interrotto per i ricordi di lei; La stanza chiesta al cameriere; Il vecchio signore e il suo cane.
L'influenza nell'immaginario di costume e nel linguaggio pubblicitario è forse addirittura superiore a quella squisitamente cinematografica, per cui l'Oscar al miglior film straniero appare poco comprensibile, per quanto meritatissimo da una regìa che reinventa la dimensione del tranche de vie connotandola di un forte carattere poetico, grazie soprattutto al montaggio spiazzante e a una fotografia scissa fra un colore temperato a un bianco e nero virato seppia, in un'alternanza non sempre chiara dal punto di vista simbolico ma di sicuro fascino visivo. Splendida la Aimée.
Il film della consacrazione internazionale per Claude Lelouch, coadiuvato dagli straordinari interpreti, Jean-Louis Trintignant e Anouk Aimée. Più che il soggetto (storie simili se ne sono viste a bizzeffe), fu la messinscena a colpire pubblico e critica. Le storie di entrambi i personaggi sono narrate singolarmente; Trintignant è un pilota d'auto e lo vediamo spesso alla guida mentre la Aimée è una segretaria di produzione. Per Lelouch, poi, le corse d'auto sembrano fondamentali; prova ne è il famoso cortometraggio "Un appuntamento". Tappa fondamentale per la Nouvelle Vague.
E’ la costruzione di un nuovo amore fra un uomo e una donna che s’incontrano presso il collegio dei loro figli, quando a lui viene chiesto di dare un passaggio a lei sulla via di casa. Un film fatto di sguardi, di ammiccamenti, di silenzi eloquenti. La storia è piuttosto semplice, gli attori sono nel ruolo, il tedio fa spesso capolino nell’attesa che compaiano più spesso le note del celeberrimo brano di Francis Lai. Il finale rende tutti contenti.
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Il terzo 45 giri fu ristampato con una cover identica, con l'aggiunta del logo del Premio Oscar. Il film se ne aggiudicò due: miglior film straniero e miglior soggetto e sceneggiatura.