The seventh curse - Film (1986)

A tutto delirio, 81' sgangheratissimi e assolutamente fuori controllo: quasi una versione splatter e demenziale della saga di Indiana Jones, tirata per la giacca da echi di cannibal, soprassalti di kung fu e sortilegi neri d'ogni sorta, qua e là filtrati dal tipico umorismo cretinetti orientale: il visibilio e lo spasso sono garantiti ad ogni metro di pellicola. Per aggiungere delirio al delirio, negli ultimi minuti l'audio vira inspiegabilmente in alemanno e i sottotitoli spariscono. Poco male: sentire cinesi parlare un impeccabile tedesco è pienamente in linea con la stralunatezza dell'insieme.

Nam Nai Choi (o Ngai Kai Lam che dir si voglia) esordisce nel Cat III con una pellicola che è subito manifesto: un delirio totale sotto ogni punto di vista, dove l'accumulo di situazioni parossistiche sostituisce la sceneggiatura, tanto che parlare di trama quasi non ha senso. Lungi dall'essere una becera poverata, spesso l'inquadratura tradisce un talento visivo raramente riscontrabile in pellicole dello stesso genere. Cinema dove la causa è solo un pretesto per mostrare l'effetto... e che effetto!

Chi credeva che Indiana Jones e il tempio maledetto avesse persino esagerato con l'horrorismo kid-friendly, resterà basito di fronte a questo tripudio di fantasy-avventuroso in salsa gore che non fa sconti su niente e nessuno: mutazioni sanguinarie, torture stregonesche, esplosioni corporali, demoni e demonietti che se le danno di santa ragione, scazzottate con scheletri redivivi che manderebbero in visibilio qualsiasi fan di Raimi, qualche nudità, coreografici scontri di arti marziali (comprensivi di monaci buddisti). Lo schermo è sempre pieno, eppure lo spettatore non è mai sazio.