Primo film della serie. Si risveglia dai ghiacci il tartarugone Gamera e si scoprono un po' alla volta le sue enormi potenzialità, naturalmente combattendolo e cercando di ucciderlo. Si troverà quindi una soluzione finale, che finale non sarà, visto i successivi episodi. Tra le pieghe si può notare una specie di approvazione sull'uso delle armi nucleari da parte degli Usa. In ogni caso non ci sono nemmeno velati riferimenti di risentimento, probabilmente era un momento in cui i rapporti Usa-Giappone funzionavano a dovere. Ingenuità diffuse.
MEMORABILE: La pietra, da decifrare, data dal capo degli esquimesi agli scienziati giapponesi.
Classico inizio per la serie di Gamera, molto simile alla nascita del Godzilla di un decennio precedente. Mentre qualcuno indaga sulle origini del mostro, altri preparano la difesa; c'è però anche Toishi, bimbo che prende a cuore le sorti del tartarugone (che non fa nemmeno tanta paura di suo). C'è poco di realmente eccitante nel film se non la promessa di rifarsi con tanti sequel in un potenziale franchise; comunque un prodotto che intrattiene, dal finale piuttosto simpatico e originale, per quanto un po' ruffiano.
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* L'ispirazione per il film è un'antica leggenda esquimese che ha per protagonista una divinità vendicativa dalle sembianze di testuggine.
* Concepito per spremere il limone del successo di Godzilla, il film partì nel 1964 con tutt'altra idea di base: avrebbe dovuto chiamarsi Daigunju sezura (Sciame di ratti) e narrare di ratti cresciuti a dismisura dopo essersi nutriti di un particolare cibo spaziale, alla conquista del nostro pianeta.
Le riprese vennero interrotte perché i ratti adoperati in loco trasmisero zecche e malattie varie ad attori e tecnici, imprvisto che obbligò la produzione a non ultimare il progetto.
* E' l'unico gamera-movie a essere stato filmato in b/n, e il primo di altri quattro della serie a essere rimasto inedito nelle nostre sale.
*Il riadattamento americano (erroneamente reintitolato Gammera the invincible) attribuisce regia, sceneggiatura e montaggio ad Albert Dekker (presente anche in veste attoriale nell'edizione statunitense) e Brian Donlevy, che inserirono dialoghi tra i militari in una basa antartica e non poche superflue riprese aggiuntive che hanno finito con l'appesantire e trasfigurare ritmo e tono della pellicola.
(Fonte: Creature d'Oriente - Nel regno di Godzilla e del fantastico giapponese, di Alberto Corradi e Maurizio Ercole, pg 56-58)