The dancer - Film (2000)

Ogni scorreggia di Luc Besson diventa un film. Il problema è che la sua aerofagia è cronica. "The Dancer" è un fragoroso peto provocato da una massiccia ingestione di Flashdance, Saranno famosi, A Chorus Line, Rocky (il fratello della protagonista lavora in un macello), Stomp, fantascemenza anni '80 (electric Dreams, La donna esplosiva). La confezione patinata serve a coprire il cattivo odore, ma non c'è nulla da fare. La puzza è fastidiosissima.

Fiero esponente di quella categoria che enfatizza al limite del mitologico (e del fastidioso) discipline "urban" come graffiti, parkour o (in questo caso) danza da discoteca. Il tono esasperato che si respira fin dalla prima scena rende la pellicola quasi una parodia di se stessa ma il piatto forte è la macchina che dovrebbe tradurre i movimenti in suoni, ovvero il perno della vicenda, realizzata in maniera così approssimativa e grossolana da renderla sostanzialmente inutile. Una grossa presa in giro, come il film tutto.

C’è un perché se embedded ha come radice embé e finisce assonante con dead, e niente meglio di questa cripto-love story tra un danzante videogioco e l’Einstein filantropone che la ridurrà a theremin umano tra le oblazioni di tutti i ravers può farlo capire. Cenotafio di tutto il peggissimo del languidume 80’s e del glittering 90’s infiorettato dall’high-tech in ffww dei 00’s, concepito in un evidente ordine di idee paraninfeo e con tutta la malafede di chi sa di volare basso ma tende a infinocchiare del contrario, lascia un’inenguagliabile autonomia di rigetto e riottosità in chi lo subisce.