Sorry to bother you - Film (2018)

Sorry to bother you
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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/04/19 DAL BENEMERITO DANIELA
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Daniela 22/04/19 08:57 - 12670 commenti

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Giovane nero depresso e sfigato scopre di poter piazzare qualsiasi cosa al telefono utilizzando la sua "voce da bianco". E'l'inizio di una carriera fulminante che lo farà passare dalla vendita delle enciclopedie a quella della forza lavoro schiavizzata... Sorprendente esordio alla regia di un cantante rap con una commedia acida sul capitalismo d'assalto e sul rimbecillimento provocato dai media e dalle mode social. Imprevedibile la svolta fanta-horror che fa imboccare la strada di una spiazzante assurdità ad un film imperfetto ma stimolante.

Pesten 6/05/19 11:50 - 791 commenti

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Pellicola che fallisce decisamente nel suo intento. Categoria sottomesso, lotta per i propri diritti, il padrone ricco che sfrutta i meno fortunati: volendo c'è tutto, anche una certa dose di ironia tipica dell'ambito ghetto/rap, ma lo svolgimento del film si perde in maniera spesso letale (per il film stesso). A fine visione ci si rende conto che la preparazione all'evento principale è fin troppo prolungata e decisamente troppo annacquata e trasforma il vero evento della storia in un misero colpo di scena finale mal sfruttato. Peccato.

Kinodrop 26/05/19 19:01 - 2956 commenti

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Un po' miracolistica l'ascesa di Cassius, da ragazzotto senza ambizioni, da addetto al call center, agli alti ranghi del capitalismo spietato dell'azienda in cui viene assunto. Ciò peserà non poco sulla verosimiglianza della commedia che affronta temi interessanti, ma dilungandosi e annacquando parecchio, dalla comunità di colore al quasi schiavismo degli addetti alle televendite, dai diritti di base all'arroganza dei soldi, con un piacevole richiamo alla funzione di protesta dell'arte di strada. Peccato per il finale, che vira verso il fumettistico.

Cotola 22/06/19 09:14 - 9052 commenti

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Interessante e particolare esordio di un cantante rap. Buona parte del film è una commedia "normale" ambientata nel mondo del lavoro di cui tratta temi tipici. Verso la fine però, arriva il colpo di scena che non ti aspetti: il film, infatti, sfocia nel fanta-horror. La svolta può non convincere e sembrare forzata, ma in fondo si presta, se non al tono, alle tematiche di cui consta la pellicola. Alla fine ne è venuto fuori un ibrido abbastanza riuscito ma che, ovviamente, potrebbe non piacere ai più.

Leandrino 26/06/21 10:56 - 513 commenti

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La folle storia di Cassius che fa carriera nel telemarketing. L’opera prima del rapper B. Riley mette insieme tanti elementi bizzarri - talvolta stranianti - con un notevole talento visionario. Se la cifra stilistica è coerente e originale, la scrittura è talvolta confusa e tende all’eccentrico. Tutto sommato, però, è un film interessante, al quale forse avrebbe giovato una durata un pelo più contenuta e un lavoro maggiore sui personaggi secondari, ma che riesce a mettere in scena con feroce ironia - e una punta di nonsense - temi importanti e più che mai attuali.
MEMORABILE: La voce da bianco; La scoperta nella casa del CEO; La protesta finale.

Galbo 6/02/22 20:08 - 12399 commenti

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Un giovane afroamericano prova sulla sua pelle le aberrazioni del telemarketing. Versione da incubo del sogno americano e satira pungente sullo sfruttamento del lavoro, la pellicola d'esordio di Boots Riley è una commedia caustica e capace di centrare il bersaglio nella prima parte, diventando una sorta di horror nella parte finale che perde però la forza propulsiva legata al suo significato. Il regista adotta comunque efficaci soluzioni visive che rendono il film meritevole di visione anche se non completamente riuscito. 

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  • Discussione Daniela • 22/04/19 09:10
    Gran Burattinaio - 5928 interventi
    Consigliato con una avvertenza: può non piacere, anzi sospetto che qualcuno lo potrebbe trovare troppo demenziale e sconclusionato. Certo è molto originale, cosa rara in quest'era di remake più o meno espliciti e di rimasticature della solita minestra.

    Io l'ho visto al buio, attirata dalla locandina con l'immagine mesta e pesta del protagonista, e mi sono molto divertita, sia nella fase semi-realistica in cui il poveraccio fa esperienza presso un'azienda di vendite per telefono, sia nella fase folle di cui non posso parlare per non rovinare la sorpresa.

    Successivamente, ho scoperto che il regista Boots Riley, di cui non avevo mai sentito parlare, è un cantante rapper di una certa notorietà alla sua prima regia di un lungometraggio ed è anche l'autore della sceneggiatura, per la quale si è ispirato alla sua esperienza lavorativa in un call-center.

    Inoltre il film è stato presentato al Sundance Film Festival: a parte il fatto di essere una produzione indipendente, non assomiglia per nulla alle pellicole di solito presentate nel corso di quella rassegna.