Un poliziesco insolito, un road movie visto dalla parte di una scalcinata banda di rapinatori composta dall'ex marchettaro Moschino (Franco Nero), dal vecchio Memphis (Telly Savalas), da una ragazzetta raccattata su per l'occasione e da un dodicenne sequestrato involontariamente (si era nascosto sotto una pelliccia adagiata sul sedile posteriore), rampollo di nobile casato. I segni di squilibrio mentale del “leader” Memphis sono subito evidenti, accentuati da una parlata da mezzo ubriacone (che mal si adatta a Telly Savalas, doppiato male) e da azioni che lo identificano come un pazzo incapace di limitare anche i crimini più abietti (fa fuori un bambino alla prima occasione)....Leggi tutto L’idea della fuga pazza dei quattro poteva anche essere buona e il regista Narizzano mostra buona padronanza dei mezzi filmando con ottimo senso del ritmo e dello spettacolo sia la rapina in gioielleria che l'inseguimento susseguente; poi però una sceneggiatura ripetitiva e priva di mordente rovina tutto: la vicenda si trascina stancamente senza novità di rilievo e le uniche varianti interessanti sono i folli delitti di Memphis, che uccide dapprima la loro compagna di viaggio e poi una famigliola di turisti tedeschi rinchiudendoli nella loro roulotte e spingendoli in acqua. Per un periodo poi le vite di Memphis e Moschino - con dodicenne a carico - si dividono: i due sani finiscono a chiedere ospitalità a una vecchia nobile (che Moschino soddisferà sessualmente) e si conosceranno fino a diventare amici: una parentesi melodrammatica fuori luogo, che dimostra quanto il film sia slegato. Finale prevedibile per un lavoro sguaiato e raffazzonato. Da evitare. Marcel M.J. Davinotti jr. Chiudi
Road movie interessante, che a tratti però non convince del tutto; comunque senz'altro da riscoprire. Alcune scene cosi come l'interpretazione dei protagonisti lasciano di stucco in tutti i sensi, Savalas se non sbaglio è doppiato da Mulè un po' meglio che in Liberi armati e pericolosi (altro film con trama simile.... ma molto piu' disturbante).
Strano poliziesco con struttura da road-movie. La violenza non manca, ma il discorso è portato avanti quasi in modo scanzonato, con effetti a dir poco deleteri: per ridere non fa certo ridere, anzi spesso infastidisce, e la tensione viene ovviamente meno. Probabilmente i personaggi avrebbero necessitato di un maggiore approfondimento, soprattutto il ragazzino. Resta un'insolita ambientazione piuttosto ben sfruttata e poco altro. Savalas è doppiato malamente, purtroppo.
Annoverato a torto tra i polizieschi all'italiana, è invece un film che mescola azione e "sentimento". Il personaggio migliore per una volta lo fa il ragazzino, sadico e viziato ma bisognoso di affetto. Franco Nero totalmente fuoriparte, insipida la Galleani e sprecato Savalas. Film che comunque si svela una piacevole sorpresa.
Insolito road-movie, tutto incentrato sulla fuga di due maldestri rapinatori dopo una fallita rapina con tanto di morti e involontario rapimento di un ragazzino. Interessanti i rapporti che si creano tra i protagonisti, soprattutto tra il ragazzino rapito in preda a 'sindrome di Stoccolma' e i due. Per contro: regia piatta e confusa, efferatezze a buon mercato; brutto anche il doppiaggio di Savalas che lo fà sembrare ubriaco. Sufficiente, ma con quegli interpreti e lo spunto interessante si poteva fare meglio...
Forse il titolo è un’ammissione di consapevolezza, poiché questo road-movie dell’italo-canadese Narizzano è proprio «senza ragione»: insulso, scombinato, gridato, fastidioso e barcollante tra l’estetica violenta del noir – non si esita a sparare sui bambini - e una patetica comicità grottesca. Nero gigolo ha ben poca credibilità e Savalas è praticamente invisibile, oscurato com’è dal cappello, dalla fotografia scolorita e da un inadatto doppiaggio. La famiglia tedesca è formata da Britta Barnes e dai figli Michael e Daniela (la futura Lara Wendel).
MEMORABILE: Savalas che canta “Tu scendi dalle stelle”.
Banda simile a quella di Bonnie & Clyde (coppia Nero-Galleani più l'incontenibile mattacchione Savalas) rapisce per sbaglio un ragazzino: condividono la fuga e faranno in tempo ad affezionarsi prima dell'ineluttabile finale. Non ha la poesia di Un mondo perfetto, ma non escludo che Eastwood possa essersi ispirato a questo atipico noir on-the-road. Ely Galleani è sempre perfetta nel simboleggiare un'innocenza perduta prematuramente ma ancora presente sul suo volto infantile e mi si conferma come l'attrice più affascinante del nostro cinema.
MEMORABILE: È colpa tua se ti ho ammazzato, lo sai che non volevo!
Interessante questo film firmato Silvio Narizzano. L'inizio della storia sembra affine a Cani arrabbiati di Mario Bava. Dal punto in cui Savalas (doppiato bene) esce fuori di testa in poi diventa tutto un po' noioso, con il finale scontato. La coppia Nero-Savalas se la cava.
Poliziottesco? Drammatico? Sembra di vedere Fantozzi... Se fossi rapinatore chiederei un risarcimento per danni morali. Una donna graffia il primo mentre le frega la pelliccia, tutti vanno in palla per spegnere i tergicristalli, rapina con morto e bottino da minestraio, il bimbo con la sindrome di Stoccolma che ci gode per quelli che muoiono, l'altro che spara a un altro bambino mentre fa pascolare le pecore con la ricetrasmittente in mano...
Nulla di che. La storia prometteva anche bene, ma la regia di Narizzano è mediocre, i tempi troppo dilatati. Telly Savalas gigioneggia ma la sua recitazione si perde in un doppiaggio poco adatto, Franco Nero appare molto svogliato e il resto del cast poco aggiunge (bambino compreso). La parentesi nella villa poi è abbastanza delirante. Evitabile.
Il film mantiene toni da commedia nera con un Savalas molto sopra le righe. Poi i protagonisti vengono presi dal vortice di follia e violenza insensata emanata da Savalas (da cui il titolo), senza riuscire a liberarsene. Il giovane rapito prova un’attrazione morbosa per quel mondo torbido, nuovo per lui, riprendendo il tema del labile confine tra le cosiddette famiglie bene e quelle meno fortunate. A volte inspiegabilmente compresa tra i polizieschi, una pellicola strana di cui è arduo consigliarne la visione.
Savalas e Nero coppia inedita in un discreto thriller con banditi in fuga tra i boschi assieme a un ragazzetto rapito che verrà colpito dalla sindrome di Stoccolma. Esagerata la spietatezza e la caratterizzazione di Savalas, Nero non incide più di tanto; alla fine si fa apprezzare il giovane Mark Lester.
Strano ibrido tra poliziottesco e road-movie contrassegnato da qualche buona sequenza d’azione e da un gusto apprezzabile per il paesaggio (vedi il finale tra le nevi). La parte centrale, però, scivola spesso nell'assurdo (emblematica la parentesi alla villa) e l'inattesa complicità che si instaura tra l'ostaggio e i criminali, che poteva essere l'aspetto più interessante del film, viene trattata in modo eccessivamente superficiale. Savalas penalizzato dal pessimo doppiaggio, Nero fa quello che può, il migliore alla fine è il quindicenne Lester.
Discreto road movie che parte piuttosto blandamente e che nasconde parecchie leggerezze (per esempio il maldestro gruppo di rapinarori) ma che col passare dei minuti acquisisce buon ritmo. Un valido cast in cui spicca per cattiveria e crudeltà Savalas e in cui sorprende positivamente il piccolo Lester. Un doppiaggio a tratti fuori tempo ne preclude il gusto, così come il commento musicale anonimo. Bello il finale.
Un po' Cani arrabbiati, il film racconta di una fuga verso il baratro di due teppisti e una prostituta che rapiscono inconsapevolmente un adolescente, ammazzando a più non posso. La materia grezza non sarebbe così male, descrivendo il "gusto" folle di uccidere senza il benché minimo senso di colpa (se non accennato in alcuni punti). Franco Nero e Telly Savalas, i due protagonisti antitetici, sanno come muoversi con disinvoltura e consumata esperienza. Non poi così male, dopotutto.
Una trama molto semplice, location scure e degradate, personaggi caratterizzati "con l’accetta". E’ un prodotto dai tratti tipicamente 70s; poi ci sono il “buono” e il cattivo, con quest’ultimo che gira “fumato” ammazzando la gente. Il buono invece si è arreso alla sua condizione e cerca il riscatto con la rapina (e le marchette) e in mezzo un ragazzo che forse va un po’ fuori di testa. Freddo e rassegnato, trascinato da un ritmo lento, con qualche nota farsesca all’inizio. Regia dignitosa per un prodotto che, con i suoi molti limiti, alla fine una sua dignità la trova pure.
MEMORABILE: La fuga nelle neve, verso il confine.
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Fauno ebbe a dire nel suo commento: (...) il bambino con la Sindrome di Stoccarda
Se per "Sindrome di Stoccarda" sin intende quella che conduce ad un'insana fidelizzazione per le Porsche, posso testimoniare che è un disturbo che esiste davvero e ne conosco diversi affetti.
Nel caso però del bambino che si affeziona ai suoi rapitori (come accade nel film) credo che Fauno volesse piuttosto riferirsi alla più classica "Sindrome di Stoccolma".
DiscussioneZender • 11/02/13 14:41 Capo scrivano - 47191 interventi
In effetti... Dubito che il bimbo ami troppo le Porsche... Corretto.