Il vero erede di quello strano oggetto cinematografico che fu RAGAZZI DELLA NOTTE, con cui Jerry Calà in veste di regista raccontò a suo modo il popolo delle discoteche, probabilmente quello che meglio conosce o più ha frequentato. Qui mancano gli attori (relativamente) noti di allora e la recitazione scende ancora di due gradini per ovvie ragioni, aumenta la volgarità ma è apprezzabile il desiderio di raccontare una generazione ancora più sfacciata della precedente senza la necessità di dover usare uno stile ricercato per edulcorare la pillola. Quasi completamente ambientato all'interno...Leggi tutto di discoteche diverse, con didascalie che indicano di volta in volta dove ci troviamo, PIPI ROOM è suddiviso in episodi “virtuali”, ovvero non così immediatamente distinguibili gli uni dagli altri, per quanto i temi vi si riconoscano con chiarezza e i titoli irrompano frequenti sullo schermo; proprio perché l'obiettivo è quello di descrivere il melting pot berciante che si sposta dalla pista da ballo alle toilette (le pipi room del titolo) nelle grandi discoteche senza staccare mai, confondendosi nella musica tra personaggi che a volte tornano e a volte no, che passano per un attimo o che restano in scena per pontificare superficialmente, per esprimere il proprio disagio o la propria singolare concezione della vita, per sbatterci in faccia l'approccio “moderno” e disinvolto al sesso, i cui “segreti” appaiono oggi di facile accesso per tutti. L'atteggiamento diretto e cinematograficamente provocatorio emerge fin alle prime scene, dominate dall'unica attrice davvero nota ovvero l'ozpetekiana Serra Yilmaz, che nel ruolo del'inserviente (pulisce i bagni e sta alla cassa d'ingresso) ascolta gli aberranti discorsi dei primi avventori commentandoli sarcasticamente senza mai stupirsi di nulla; “Ai miei tempi in discoteca andavamo per ballare, non per sballare”, sentenzia al massimo la donna di fronte all'ennesima giovane vittima di uno stordimento. Il Calà regista continua la sua raggelante descrizione dei ragazzi della notte producendo film per molti versi unici, nel bene e nel male, che restano a testimonianza di una realtà su cui è difficile chiudere gli occhi fingendo non esista. E gli va dato atto che tra dialoghi basici a base di sesso, droga e luoghi comuni che siamo abituati a sentire non solo al cinema ma intorno a noi, se non altro a seguire il film non ci si annoia (a patto di stare al gioco, naturalmente). E' dura ridere di fronte a una realtà simile e non è dato sapere se questa fosse una delle conseguenze calcolate dal Calà regista, che ad esempio il dramma delle minorenni che si vendono per una ricarica di cellulare non si vergogna ad affrontarlo rischiando consciamente di apparire tremendamente inadeguato. Nato con le stimmate del film massacrato aprioristicamente e non dalla critica, invisibile per lungo tempo, PIPI ROOM propone tuttavia un tale campionario di frasi, momenti, recitazioni “memorabili” da poter diventare un anti-cult neo(sur)realista da venerare quanto il suo predecessore.
Calà regista ha quattro o cinque idee (come i pensieri di Mao) forse preconcette, non so, ma sono sempre quelle e pur non avendo alcun valore fanno tenerezza. Un bagno e un locale-fumatori di una discoteca, secondo il Jerry-pensiero, sono il teatro della sessualità giovanilistica figlia di una società probabilmente malata, ma che non si giudica e va invece esposta nella sua cruda "realtà". Una gioventù che avevamo già potuto osservare in Ragazzi della notte (a cui questo film è legato da un filo conduttore).
La pipi room è il luogo dove quasi tutte le vicende di questo film si consumano... Un ritratto generazionale con dialoghi trash e allucinanti ma non troppo distante dalla realtà. Peccato (o meno male) che ogni tanto (vedere per esempio la vicenda con il figlio di Smaila) si scenda troppo nella volgarità. Claustrofobico!
Ragazzi della notte aggiornato al 2010: più ritmato, tecnicamente inferiore anni luce (una sciatteria vista raramente, ma forse non del tutto involontaria), recitato ancora peggio. Cinematograficamente nullo e con uno dei finali più brutti e moralisti che io ricordi, ma tra musicacce e risate non sempre involontarie si entra inconsapevolmente in un claustrofobico inferno dantesco che rende palpabile il senso di nausea per un mondo che, spiace dirlo, è esattamente come lo descrive Jerry. Una possibile Cura Ludovico per i discotecari.
MEMORABILE: Il nadir: l'orripilante finale; Lo zenith: l'episodio Trans... gressions, l'unico ad andare poco oltre il pallino singolo.
La sostanza è un po' la stessa di quasi tutti i film del Calà regista: buone idee iniziali buttate letteralmente al vento da una realizzazione sempre carente, al limite del ridicolo. Trama inesistente, dialoghi irreali o semplicemente ridicoli, recitati per giunta da un cast da mani nei capelli. I personaggi, talvolta interessanti, non vanno mai al di là del puro abbozzo. Il risultato è l'ennesimo pasticcio ed è un peccato, perché questa volta il materiale per costruire un buon film c'era.
Battuta facile: come avere un'idea buona e buttarla nel cesso. Il problema (in un'epoca lessicalmente e sessualmente senza remore) non è ciò che si vede o si sente, ma il modo in cui lo si recita. Vien quasi da pensare che abbiano provinato varie persone, scegliendo le peggiori. Le parti migliori, cinematograficamente parlando, sono paradossalmente quelle girate in mezzo a chi balla, vale a dire inquadrando chi non sta recitando. Finale di indescrivibile bruttezza. Forse era impossibile fare di meglio, perché il migliore interessato o disponibile a fare un film sul tema è Calà...
Sorta di Ragazzi della notte Parte 2, dove Calà decide di restare dietro la mdp e puntare un occhio indiscreto sulla vita notturna nelle discoteche, spunto per fotografare storie di ordinario degrado della società odierna e raccontarne le contraddizioni. Il mezzo cinematografico è grezzo, essenziale, impersonato da attori da film amatoriale (salvo rare eccezioni); ma, tralasciando qualche ingenuità, traspare un realismo superiore a qualunque altro film di Calà, tanto da far pensare che tra 15 anni questo film sarà una bella istantanea del 2013.
Sull'idea di base nulla da obbiettare (ottima, forse addirittura eccellente), ma il risultato finale ne è l'esatto contrario purtroppo. Un film fatto davvero male, specialmente sul fronte recitazione. Un vero peccato, perché quasi tutte le tematiche sono buone e la claustrofobica atmosfera che si respira non la trovo un difetto, anzi è il miglior modo per spiegare una generazione sballatissima e allo sbando più totale (e qui si apprezza molto lo scenario realistico). Ma è ben poco per poter salvare il film.
Sembra quasi che l’unico ambiente che Calà conosca bene siano le discoteche; e il dramma è che prova anche a far la morale. Il distacco tra le immagini vere dei club e il girato è abissale e rende il tutto finto. Inoltre la recitazione imbarazzante affossa anche l’interesse. Qualche dialogo è plausibile nella sua realtà (le ragazzine), altri sono stereotipati (nello sballo non si può pretendere) o copiati (i fidanzatini che parlano del rapporto orale è preso da Clerks). Fosse stato un film verità poteva rientrare almeno come testimonianza.
Colpo di coda di Calà che abbandona le stanche commedie degli ultimi anni e sforna una sorta di reboot del suo “capolavoro” Ragazzi della notte. Questa volta toglie la zavorra della sua presenza con gli inevitabili siparietti comici e mette in atto un'affresco del popolo delle discoteche all'alba del 2011, con un budget limitato, quattro location in croce e una marea di attori mediamente inetti. Le storie sono sempre sul crinale del ridicolo, ma non gli si può negare uno sguardo lucido e impietoso sul sudiciume dell'ambiente discotecaro.
"Non esistono fatti ma solo interpretazione di fatti" (cit.); Calà lo sa più di quanto voglia darci a intendere e mette in scena il suo teatrino notturno di discotecari che finiscono in bagno a trombare. Idea geniale, realizzazione indigesta, una coltre di assoluzione diffusa per un universo di poppe & ganzi "della notte" aggiornata al terzo millennio. Almeno Calà, nel suo film-Dogma, è più onesto di Von Trier ma ben poco si salva e quel poco a mio parere gli esce per caso (certe riprese in stile "videocamera di sicurezza"). Irritante.
MEMORABILE: La Ylmaz che raccoglie il vomito (sic); La "candida", episodio terrificante,
Semplicemente indescrivibile. Sarà anche difficile mettere ordine in una testa dove impera il caos, ma questo è un close-up degno del miglior Scavolini, un nightmare in a damaged brain di tutto rispetto. Quando iperrealismo, freakkerie inavvertite e sociologia spicciola da cesso ambulante (appunto) copulano tra loro: sul finale, incredibilmente, si tenta addirittura di imbastire la morale da raccatto (come se sparare sulla croce rossa non fosse stato già abbastanza). Non è Clark, è di Calà: * per amore oggettivo, ***** per delirio soggettivo.
Film piacevole, come tutti i film di Calà. Tentativo coraggioso di svelare aspetti nascosti della quotidianità. È un docufilm, molto interessante sotto alcuni aspetti. Apprezzabili tutti i ragazzi e attori che hanno partecipato e che si sono messi in gioco affrontando temi tabù tipici per la società bigotta che si scandalizza per ogni cosa, pur essendo tante volte molto peggio di quello che critica.
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Non ci crederete ma a sto giro m'è piaciuto.. L'ho trovato molto meno artificioso di altri lavori di Calà quali Vita Smeralda o lo stesso I Ragazzi Della Notte, dove c'era la volontà di fare una sorta di critica sociale (o anche solo fotografare certi aspetti di determinati ambienti) ma il tutto veniva vanificato da alcune scelte davvero infelici a livello di dialoghi.
Sia chiaro, anche qui non è che ci troviamo di fronte a Quarto Potere, ma l'ho trovato molto più (tristemente) realistico e pure i dialoghi, per quanto siano a tratti esilaranti e debbano scontare qualche ingenuità, nel complesso risultano meno artificiosi.
Se, nel bene e nel male, Calà ha sempre creato ritratti di un determinato periodo storico e di una certa fetta di società, direi che a questo giro ha decisamente fatto centro; che poi il vero cinema stia da un'altra parte lo posso capire, ma devo ammettere di esser rimasto piacevolmente stupito, date le basse aspettative.
In calce aggiungerei, dopo aver visto il film: ebbene sì, buona parte dell'umanità è davvero così messa male! :-D
Aggiungerei che la cornice della discoteca, differentemente da I ragazzi della notte dove era centrale alla vicenda, mi pare qui essere più un collante per raccontare storie che potrebbero accadere anche in ambienti diversi; io ad esempio all'epoca non mi ritrovavo affatto nella popolazione di I ragazzi della notte, che era prettamente una glorificazione di una singola fetta di giovani. Qui mi pare che il carattere delle vicende sia invece più generalista, scelta a mio avviso vincente.
DiscussioneZender • 28/11/13 08:28 Capo scrivano - 49110 interventi
Non saprei. I ragazzi della notte è più "film" diciamo, un po' più godibile (anche per la presenza di Calà nel castmagari), ma concordo che sia forse più "aderente" questo alla realtà. Probabilmente perché la parte più "degenerata" della società raccontata nel film precedente ha ancor più preso il sopravvento su quella più "normale" (usando sempre tutte el virgolette del caso).
Pipì room è un Ragazzi della notte spogliato dalle artificiose infrastrutture culturali che il cinema anni Novanta ancora imponeva. Una fotografia di una certa realtà, certamente discutibile, ma che Jerry conosce bene (e chi frequenta quel mondo, conferma essere così). Se un film di questo tipo lo avesse girato un americano (a prescindere da chi), scommetto che sarebbe diventato un cult movie.
DiscussioneDisorder • 28/11/13 09:08 Call center Davinotti - 380 interventi
Per me, per quanto carente, questo film è comunque una spanna sopra ad altri film "verità" di Jerry quali Ragazzi della notte o Vita smeralda.
Trovo l'idea della docu-fiction ambientata nei bagni delle discoteche (dove lo sappiamo bene succede di tutto) un espediente narrativo originale e interessante.
Il problema di Jerry è che al solito non riesce a tradurre in realtà le sue idee, sia per mancanza di capacità registiche che di fondi. Forse dovrebbe limitarsi a scrivere i soggetti.
DiscussioneRaremirko • 28/11/13 22:40 Call center Davinotti - 3863 interventi
Quoto appieno Deepred quando dice che, spiace dirlo, quel mondo di giovani è esattamente come lo descrive Jerry.
Ed è questo l'aspetto più inquietante di un film molto riuscito almeno sotto questo aspetto, dotato di un'atmosfera angosciante, visto come traspone, mimica per mimica, frase per frase, come davvero sono i giovani d'oggi.
DiscussioneRaremirko • 28/11/13 23:04 Call center Davinotti - 3863 interventi
Herrkinski ebbe a dire: Non ci crederete ma a sto giro m'è piaciuto.. L'ho trovato molto meno artificioso di altri lavori di Calà quali Vita Smeralda o lo stesso I Ragazzi Della Notte, dove c'era la volontà di fare una sorta di critica sociale (o anche solo fotografare certi aspetti di determinati ambienti) ma il tutto veniva vanificato da alcune scelte davvero infelici a livello di dialoghi.
Sia chiaro, anche qui non è che ci troviamo di fronte a Quarto Potere, ma l'ho trovato molto più (tristemente) realistico e pure i dialoghi, per quanto siano a tratti esilaranti e debbano scontare qualche ingenuità, nel complesso risultano meno artificiosi.
Se, nel bene e nel male, Calà ha sempre creato ritratti di un determinato periodo storico e di una certa fetta di società, direi che a questo giro ha decisamente fatto centro; che poi il vero cinema stia da un'altra parte lo posso capire, ma devo ammettere di esser rimasto piacevolmente stupito, date le basse aspettative.
In calce aggiungerei, dopo aver visto il film: ebbene sì, buona parte dell'umanità è davvero così messa male! :-D
D'accordissimo parola per parola, non potrei essere più esauriente.
DiscussioneRaremirko • 28/11/13 23:15 Call center Davinotti - 3863 interventi
In definitiva cmq mi aspettavo anche di peggio.
Può aprire poi a riflessioni, cosa quanto mai opportuna visto i tempi.