Primo esordio cinematografico per il produttore di fumetti Kevin Smith. Clerks è una vera sopresa: a basso costo, indipendente, politicamente scorretto, alternativo e particolare. La trama non è per niente rilevante: Dante si deve recare a lavorare al market nonostante il suo giorno di riposo. Tutto il resto è clerks: dialoghi quasi ipnotici, inquadrature strane, intervalli assurdi e i mitici Jay & Silent Bob nella loro prima apparizione. La morte nera di guerre stellari, i dvd porno, le sigarette.. temi banali ma affrontati con gran classe!
Debutto con il botto per Kevin Smith. Clerks è ormai diventato un cult assoluto. Pop, brillante, scorretto, originale, volgare... e la prima apparizione degli imprescindibili Jay e Silent Bob! Questa pellicola, oltre ad essere uno dei must della commedia anni '90, sarà l'archetipo di uno stile inconfondibile, che confermerà Smith come uno dei rarissimi autori in grado di maneggiare con dovizia un certo tipo di registro linguistico.
Ottimo esordio di Kevin Smith, regista che negli anni successivi si dimostrerà piuttosto incostante, è una commedia dai dialoghi esilaranti, politicamente scorretta fino al midollo, costruita attorno ad alcuni personaggi da antologia. Jay e Silent Bob torneranno in (quasi) tutti i film successivi del regista. Imperdibile.
MEMORABILE: Veronica rivela a Dante le sue esperienze sessuali...
Veramente carino e divertente. E' dimostrato con "Clerks" che basta poco per confezionare un film vincente, ricco di battute e situazioni divertenti, come si suol dire: poca spesa e molta resa. Il rischio di annoiare lo spettatore c'era, visto lo svolgersi delle situazioni sempre nelle stesse location ma ciò non accade.
Ottimo esordio di Kevin Smith. Sfrontato, spontaneo, talvolta volgare ma dannatamente divertente, "Clerks" è diventato un film di culto per tutti quelli di una certa generazione. Nonostante la staticità della situazione (è quasi tutto ambientato nel negozio) il film non annoia grazie a dialoghi quasi sempre all'altezza, dotati di una vivacità e di un brio che solo il cinema indipendente è ancora in grado di offrire. Bella anche la scelta del B/N e ottime le musiche (quasi tutto Grunge/Alternative anni '90). Il seguito non sarà all'altezza.
Per me una commedia riuscita, che vidi all'uscita. Ad ogni visione ne avevo un'impressione diversa. Alcuni dialoghi sono spassosi e intelligenti ma non tutti e francamente (ma si può capire trattandosi di esordio dal budget "indi(e)pendente"), quelli poco riusciti lo sono pesantemente. Comunque le scene Cult, per il 99 per cento dialoghi di Randall, mi hanno sempre fatto ridere. Nonostante trattino argomenti faceti non sono dialoghi scontati, denotano almeno un tentativo di essere originali e questo è un bene per una commedia. Peraltro meglio Clerks 2.
Teatrino di provincia popolato da macchiette. Inetto riciclaggio di caratteri visti e rivisti in migliaia di telefilm americani. Giovanastri scapestrati ma in fondo tanto simpatici. Dicono le parolacce ma che vuoi che sia? Sono così divertenti! Tienimi che mi sto ribaltando dal ridere. Certo qualche vecchietta bigotta potrebbe trovare sconveniente un dialogo che ha come oggetto il numero di fellatio praticate, però noi siamo giovani, scafati, siamo l'esercito del surf, per cui: tu porta le birre, io due canne e ci guardiamo Clerks. Pura spazzatura anni 90.
Nonostante una regia grezza a camera fissa, una storia molto semplice che si svolge quasi interamente in un unico ambiente (il Quick Stop) e una generale mancanza di ritmo, il film è una delle migliori commedie del decennio. Il merito va dato ai personaggi tratteggiati splendidamente e ai loro dialoghi, volgari, irriverenti, originali e pieni di battute eccezionali. Strepitoso il personaggio del nichilista Randal impegnato nell'irridere e disprezzare il malcapitato cliente. Divertente ritratto della "normale" vita nella provincia americana.
MEMORABILE: Tutto il dialogo sull'importanza o meno delle morti degli operai durante la ricostruzione della Morte Nera ne L'impero colpisce ancora.
Come un gambero, mi sono visto prima il secondo e poi questo. Divertenti entrambi, il primo si caratterizza per una maggiore "cattiveria" ma anche per una staticità di ripresa e un continuo flusso verbale che secondo me andavano smussate. Le cartucce migliori all'inizio (ogni cliente trova "soddisfazione"...) e nel gran finale con l'impagabile gag dell'amplesso al buio. Buon film.
MEMORABILE: Randall che sviscera col fornitore una lunga lista di titoli porno davanti alla mamma con bimbo.
La giornata di Dante, mite commesso in un drugstore alle prese con problemi sentimentali, e del suo amico Jay, programmaticamente villano. Col senno di poi, alla luce delle opere successive del regista, viene da chiedersi se non sia stato sopravvalutato alla sua uscita... ma no, anche rivisto oggi - DOPO Generazione X e Dogma - conserva freschezza, una paradossale "grazia" volgare che, unita alla capacità di cogliere gli aspetti più assurdi presenti in ogni micro-cosmo, ne fanno un piccolo gioiello di umorismo politicamente scorretto
MEMORABILE: I lavoratori di guerre stellari - L'anziano incontinente - "Sono trent'anni che mia madre fa l'amore con un morto... e io lo chiamo papà"
Tanto di cappello a chi riesce ad utilizzare un linguaggio estremamente scurrile senza risultare volgare, anzi, facendo ridere di gusto! In più aggiungiamoci che gli attori, assolutamente sconosciuti, recitano con una grande naturalezza, che la sceneggiatura è assai brillante e che la trama, nella sua semplicità, cattura dall'inizio alla fine. Tutto questo fa di Clerks un originalissimo e divertentissimo film, un piccolo capolavoro costato due lire.
Probabilmente ha avuto un successo commerciale eccessivo rispetto al suo reale valore artistico; resta il fatto che questo film di Kevin Smith è una piccola opera (dal punto di vista del budget di realizzazione) molto divertente e dotata di un suo significato. Assoluta celebrazione del politically uncorrect, Clerks presenza sprazzi umoristici di valore oltre che verosimili e vicini al sentire "popolare" comune.
Il primo termine che mi viene in mente per questo film è: geniale! Per averlo girato in bianco e nero, che ne fa apprezzare ancor di più l'insieme; per i due ragazzi protagonisti del film, così diversi tra loro ma proprio per questo totalmente amalgamati; per gli attori di contorno, che supportano alla perfezione lo sviluppo della trama; per le scene esilaranti, imprevedibili, acide, sarcastiche e spesso davvero 'cattive'. Ed è proprio la cattiveria a rendere 'Clerks' ancora più bello e imperdibile!!!
MEMORABILE: L'ordinativo di film porno, con titoli (tipo "Gargarismi indecenti") detti (apposta?) davanti ad una mamma con bimba piccola in braccio! Perfido!!!
Statico, quasi privo di scenografia (verrebbe da dire dogmatico) oltreché di colore, Clerks finisce per essere divertente, nel suo spirito grezzo. Merito, senz'altro, della sceneggiatura che non si pone problemi di correttezza, né si tira indietro quando le situazioni sfiorano l'assurdo e della faccia dei due protagonisti, ben adatta al contesto. Diverte e raggiunge il suo scopo.
MEMORABILE: La dissertazione sui lavoratori della Morte nera.
Assolutamente un film geniale costituito da dialoghi serrati (molto sboccati), situazioni paradossali e una grande vena di umorismo. Ma non si limita ad essere solo lo sfoggio di una carellata di personaggi stravaganti, perché in questo film c'è molto di più. Infatti viene affrontata inmaniera ironica la difficoltà di crescere, di prendere in mano la propria vita e la bellezza dell'amicizia.
Commedia dai toni chiaramente da telefilm, per non parlare della regia piuttosto grezza; sono i personaggi e il copione a fare il grosso. Dialoghi divertenti e zeppi di citazioni che non sfuggiranno a chiunque sia cresciuto negli ottanta, argomenti assurdi e riflessioni neanche poi tanto banali. In America è ormai a tutti gli effetti film di culto, qui decisamente meno essendo lontano dai nostri standard (o substandard). Ciononostante una visione è assolutamente d'obbligo: cast affiatato, necrofilia, la morte nera e porno ermafrodita. Gnam.
MEMORABILE: "La mia fidanzata ha succhiato 37 piselli!" "Di fila?"; "No time for love, dr. Jones!".
Il mondo in un minimarket, quasi come in Jimmy Dean: luogo di transito della vita, intimamente connesso col sesso e la morte, e gran teatro dell'esistenza, sia pure quella di perdenti sulla zattera di un naufragio da punti di riferimento. Notevole esordio, debitore dell'underground della factory warholiana e di certo Jarmusch: riprese da cinema verità in un b/n sgranato, che raccontano la giornata sfigata di due commessi in un emporio, partita nella noia routinaria ma ricca di minitragedie di cui ridere di gusto. Una bellissima sorpresa.
Le vicende all'interno di un minimarket viste con gli occhi dei commessi e dei loro affezionati (o meno) clienti. Una gradevole satira che mostra momenti di vero umorismo nero nonostante la notevole staticità e la ripetitività delle situazioni. Certo rivisto con gli occhi odierni mostra qualche crepa, ma rimane un buon prodotto degli anni 90.
Grande commedia diretta da Smith, che si fa beffa del non elevatissimo budget dirigendo comunque un film dai toni volgari ma mai offensivi. Si attraversa una comune giornata di lavoro in un piccolo general store, luogo perfetto per far susseguire una serie di gag molto divertenti e ai limiti dell'incredibile. Si fanno notare gli attori, che riescono a gestire magistralmente gli svariati piani sequenza senza mai sembrare forzati o "artificiali", riuscendo anzi a conferire al film ulteriore valore comico.
Zero budget e una buona quantità di idee divertenti. La struttura volutamente "a scene" (che solo nel finale riesce, a stento, ad assumere una parvenza di unitarietà) impedisce al film di decollare. Per il resto un prodotto indipendente tanto nell'anima quanto nella forma, spesso in maniera addirittura compiaciuta (l'uso delle musiche e le scene di raccordo), ma capace di intrattenere coi suoi dialoghi irriverenti e con una serie di personaggi piuttosto ben caratterizzati. Un piccolo, discreto film, che mantiene quello che promette.
Soggetto di per sè buono per un cortometraggio, allungato però sapientemente da una sceneggiatura triviale ma ben oliata; noia e surreale vanno a braccetto in una sorta di neorealismo dell'improbabile. Il bianco e nero è funzionale alla piattezza della vita da cani dei protagonisti ma anche all'atmosfera delirantemente onirica di alcune situazioni bizzarre e ripetitive. E nonostante le scelte di fotografia è inconfondibilmente un film degli anni '90; saranno le musiche, o l'aria da Beavis & Butthead dei protagonisti... Super-cult.
Un botto. Un film che ha formato la mia giovinezza e penso quella di molti miei coetanei. Ci riconoscemmo un po' tutti nel suo cinismo sano e sboccato, nell'umorismo nerissimo, nel gusto per la chiacchiera infinita e fine a se stessa (una delle poche cose che pare riescano bene ai 35enni di adesso). Non ho mai pensato che Kevin Smith mi avesse deluso, perché un film così ne fai uno e poi t'imbrodi. Per forza. Smith non ha più azzeccato un film, ed era prevedibile. Ma questo resterà nella storia. Da rivedere all'infinito. Un fuoco di fila di battute fulminanti e situazioni esilaranti.
Assoluto gioiello, forse l’unico film davvero riuscito di Kevin Smith. Commedia dal minimalismo jarmuschiano, specchio reale, sornione, umoristico e sentimentale di una generazione intera; autentico e invettivo, orgoglioso della sua anarchica inventiva, politicamente scorretto, ricco di spunti narrativi e dialoghi al fulmicotone che regalano spiccata dinamicità in continua contrapposizione all’immobilità sociale e morale degli strampalati protagonisti. Il b/n sgranato è simbolo della povertà di mezzi e diviene anche cornice ideale.
MEMORABILE: "Vedi se ti riesce di non spompinare nessuno da qui alla macchina!!!"
Un film che per verve non ha niente da invidiare al suo coetaneo Pulp fiction: Smith confeziona una gran sceneggiatura che, per quanto limitata a pochissimi ambienti, funziona (anche grazie a due attori principali assolutamente azzeccati). Una situazione irriverente dopo l'altra non fa calare mai l'umore o annoiare; le trovate sono ottime, i tempi morti completamente banditi. A volerlo indagare, anche molto più ragionato di quello che sembra (l'ambientazione in un supermarket e gli intrecci di vita non-vita a esso connessi).
La giornata "lavorativa" di due commessi in un minimarket americano. Volendo esagerare si potrebbe dire che oggi, a 20 anni dalla sua uscita, Clerks assume quasi le sembianze di un documento degli anni '90, con le videocassette, il male di vivere, una certa anarchia di sottofondo. Oltre questa piccola forzatura nel film c'è tanto divertimento e un paio di scene cult veramente da leccarsi i baffi, poi basta.
MEMORABILE: I muratori della morte nera avranno meritato di morire?
La narrazione di una giornata che sembra destinata a ripetersi per sempre. Commedia generazionale anni 90 della fetta d’America che sta ai margini, in un New Jersey in b/n sgranato tra commessi sfruttati, clientela variegata (gli operatori didattici, le casalinghe), casi umani (palla di neve), nonnetti allupati e spacciatori. Dante gestisce il traffico mentre Randal cerca di evitarlo e i dialoghi van sempre al punto: sboccati senza essere grevi con la tendenza a non prendersi responsabilità. Musiche rock del periodo a dare una collocazione storica.
MEMORABILE: 37; "Mi auguro sia soddisfatta"; Il ballo di Jay; Arriva il teppista; Il nonnetto in ambulanza; "Cliente rompipalle".
Il commesso Dante trascorre una giornata nell'inferno metropolitano (senza muoversi, sono i dannati a venire da lui) in compagnia di un volgarissimo Randall/Virgilio e alla ricerca di una (o forse due?) Beatrice. Film amatoriale e dal ritmo altalenante, ma che è riuscito a svincolarsi dalla generazione che rappresenta e ancora oggi si scopre essere una commedia brillante e godibile. Oltre all'umorismo politicamente corretto, colpisce la rappresentazione franca delle umiliazioni quotidiane nella quale ognuno di noi può rivedersi.
MEMORABILE: Il gatto nero che osserva serafico gli eventi; "Mia madre fa sesso con un morto da trent'anni, io lo chiamo babbo."
"Clerks", ovvero come filosofeggiare sul niente e in mezzo al niente di una periferia americana. L'esordio di Kevin Smith è un film povero di mezzi ma che compensa tutto con i dialoghi, le caratterizzazioni dei personaggi; il tutto immerso in questa sorta di atmosfera underground che lo rende ancora più interessante e, per certi versi, stralunato. Nel suo genere e nella sua visione delle cose è un piccolo ma autentico capolavoro. I personaggi di Dante, Randal, Jay e Silent Bob sono già cult.
Si ride continuamente per l'imbarazzo, il paradosso e il grottesco (delle relazioni fra i personaggi, prima ancora che dei personaggi stessi), ma le tinte di questo film culto sono in linea con il plumbeo orientamento esistenziale della giovane generazione novantiana: nere. Il contrasto, a tratti subliminale ma sempre pervasivo, funziona benissimo. Il resto viene da sé: un cast perfetto, una colonna sonora che condensa il meglio della prima metà del decennio, un'artigianalità nella realizzazione che sprizza sincerità da tutti i pori.
Film indipendente, rivelazione negli anni 90, che ha i suoi punti di forza nella freschezza dell'approccio, nella semplicità dei temi, nel tono assolutamente irriverente e destrutturato. Non c'è una vera trama, tutto è basato su personaggi curiosi, situazioni surreali, dialoghi minimalisti e sconclusionati, che riflettono un quadro della gioventù provinciale americana sfiduciata e allo sbando. Divertente e originale.
Commedia irriverente ma intelligente (opera prima di Kevin Smith), racconta la giornata di un giovane commesso di un emporio e dei suoi clienti (per la maggior parte stravaganti). Non propriamente corretta, questa pellicola interessa e convince per le situazioni abbastanza grottesche farcite di dialoghi piccanti che portano a sorridere. Ottima la colonna sonora.
Per la mia generazione una specie di inno, sghembo e un po' stonato, alla difficoltà di superare lo scalino che divide i paradisi fancazzisti, sconsiderati e sognanti dell'adolescenza dalla monolitica serietà (e anche un po' dalla monotonia) della vita adulta in cui ci si ritrova in men che non si dica dalla parte dei "perdenti". Smith piazza il gioello sulla corona ancor prima di averne una; il microcosmo in cui si muovono i protagonisti è disegnato in un amorevole ed empatico b/n, alcuni duetti sono irresistibili e qualche frangente passa direttamente alla storia. Cultone.
MEMORABILE: La palla di neve; "Mi servirebbe una copia dei seguenti titoli:..."; La sorpresa in bagno.
Notevole exploit produttivo - visto il ridicolo budget di trenta mila dollari - col suo grafismo sgranato e i suoi dialoghi urticanti, si è ritagliato un posto d'onore nel cinema indie di fine secolo. Attraenti personaggi borderline che ruotano nelle acque calme di un Quick Stop da hinterland americano, col loro carico di battute e amenità, svolgendo un ruolo ben definito nel bilanciare un film che della vita fa un ritratto cinico e sfrenato. Tra fellatio, lasagne e star wars (e tanto altro), novanta minuti di puro cinema.
MEMORABILE: La partita di hockey su tetto; Il signore che muore in bagno; Veronica che parla delle sue esperienze mentre Kevin gli mette lo smalto.
Brillante produzione indipendente e politicamente scorretta, realizzata con un modestissimo budget e girato quasi interamente all’interno del negozio, creando un ambiente claustrofobico, dove si muove un microcosmo totalmente assurdo. Un film che invita alla riflessione: nella vita, se si vuole davvero essere migliori, non bisogna consumare la propria esistenza lamentandosi della propria situazione ma agire altrimenti si resterà per sempre commessi a fare i commessi al Quick Stop Groceries.
Con un budget risicato e un pugno di attori il buon Kevin Smith mette su un film estremamente divertente, un autentico viaggio nel grottesco e nel surreale della giornata di due commessi. Il ritmo veloce fa sì che il divertimento non latiti mai, la volgarità esagerata e certi argomenti riproposti in loop fanno da degna cornice all'atmosfera demenziale che si respira. Cult degli anni '90, si porta dietro tanto di quel decennio, non solo nell'ottima colonna sonora. Peccato per il bianco e nero, forse l'unica scelta poco felice. Da vedere assolutamente, e da ridere per un'ora e mezza.
Geniale e originale commedia firmata Kevin Smith. Bianco e nero, budget nullo, tre location e una manciata di attori. Verboso fino all'eccesso certo, ma con una serie di dialoghi a tratti esaltanti e un cast assolutamente credibile. Non tutto funziona perfettamente, ma tra momenti demenziali e personaggi stravaganti c'è anche una riflessione sulla difficoltà di crescere e sulla generazione X.
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DiscussioneZender • 10/08/09 18:27 Capo scrivano - 48289 interventi
Uomomite ebbe a dire: A ogni modo io ti dirò che per carattere sono del tutto incapace di serbare rancore o di polemizzare più di un tot. Probabilmente tra qualche giorno non ricorderò neppure quale fosse l'oggetto del contendere. Questa è di sicuro la miglior risposta che mi potessi dare. Grazie.
Zender ebbe a dire: Il commento fila e ha una sua logica fino all'ultima frase: spazzatura per decerebrati. Ecco, a questo punto pretendi di salire in cattedra e di essere l'unico giudice in grado di stabilire cosa fa ridere e cosa no, cosa è bene e cosa è male, cosa è spazzatura e cosa no. Io sono dalla parte del giusto e chi non la pensa come me è un decerebrato.
Ho pensato la stessa cosa di Zender.
Anche se la tentazione di porsi su un piedistallo è propria di molti commentatori e affiora spesso tra le righe (ad esempio quando si esalta il cinema di genere rispetto al mainstream).
Ma, giusto per capire, perché mi è stata tolta 'Cum On Eileen' dai momenti memorabili?
DiscussioneZender • 29/11/10 08:15 Capo scrivano - 48289 interventi
Perché era scritta in un modo che non si capiva cosa fosse, con un eheh prima ed errori di battitura dentro. Semplicemente non si capiva cosa volessi dire.
Errori di battitura? Mi pare di aver semplicemente scritto 'Cum On Eileen', uno dei titoli porno (fasulli) citati nel film e presa in giro della canzone Come On Eileen, non certo prettamente sconosciuta. Potevo sicuramente fare a meno dell' 'eheh', però boh... vabbè.
DiscussioneZender • 30/11/10 15:30 Capo scrivano - 48289 interventi
No, l'avevi scritto errato, non avevi scritto "Cum on Eileen" e poi appunto quell'eheh con punteggiatura che non capivo mi sballava la frase. Ne approfitto per ridirti che devi abolire le virgolette singole usando le doppie come tutti e tornare a mettere i titoli con le minuscole come avevi imparato a fare.