Passa un'umanità variegata nello scalcinato distretto di Polizia 21 di New York. Dentro a quelle stanze (da un lavoro teatrale) avvengono diversi drammi umani e non solo riguardanti i malviventi più o meno incalliti a cui vengono prese le impronte digitali. I protagonisti sono tutti molto ben caratterizzati e Douglas (ispettore di polizia) dà un'interpretazione di alto livello. Regia e montaggio sono perfetti e la tensione è sempre alta, non tralasciando però nemmeno momenti di humor. Ottimo dramma che alla fine lascia uno spiraglio di speranza.
MEMORABILE: Da un colloquio di Jim (Kirk Douglas) con un suo collega più anziano: "cuore Jim cuore, il mondo ha sete di un po' di bontà".
Una giornata all'interno di un distretto di polizia newyorkese, piccole e grandi vicende che ruotano attorno al personaggio di un poliziotto onesto ma anche incapace di umana comprensione, spietato con tutti, anche con l'amata moglie, una volta che avrà scoperto un segreto del suo passato. Dramma la cui origine teatrale, evidente nell'unità di tempo e di luogo, non pesa grazie alla regia di Wyler e al cast, tutto ben calato nelle rispettive parti, con il protagonista Douglas in una delle migliori interpretazioni della sua carriera.
MEMORABILE: "Ma dov'è la sua coscienza? Ah, si, è il suo avvocato..."
Ottimo noir “teatrale”, girato in un unico ambiente: il commissariato di polizia. La “fauna” che lo popola è, ovviamente, variegata, ma l’animale più strano è proprio l’ispettore McLeod con il suo passato “macchiato” e con un presente altrettanto problematico. L’unità di spazio e di tempo non danneggia il ritmo ed i personaggi sono tratteggiati in modo convincente. La prova di Lee Grant (l’anziana ladra) è di quelle che ti entrano sotto la pelle per non uscirne più.
Film molto intenso, è tratto da un dramma teatrale e mantiene l'impostazione "da palcoscenico". Ottima la sceneggiatura, che effettua una mirabile caratterizzazione psicologica dei personaggi, e molto riuscita l'ambientazione (il film si svolge in un'unità di tempo e luogo). Grande la prova di Kirk Douglas. Da vedere.
Un poliziesco di impostazione teatrale sembra una contraddizione in termini, ma a Wyler il gioco riesce benissimo: la routine del distretto (immortalata anche con un pizzico di ironia) fa da sfondo all'indagine del protagonista su un medico abortista destinata ad avere risvolti drammatici. Bravo Douglas nei panni dell'ispettore talmente inflessibile da risultare spietato, splendida la Parker, da ricordare anche la cleptomane della Grant e il detective di Bendix che invece riesce ancora a provare umanità. Finale tragico ma a suo modo giusto.
Giornata ordinaria in un commissariato newyorchese tra delinquenza a diversi livelli. Sorta di poliziesco da camera in quanto i personaggi entrano ed escono dalle situazioni nello stesso ambiente. Sebbene si parli di Codice penale, il clima varia grazie a momenti più leggeri. Douglas ci sa fare come temperamento e i suoi modi bruschi (con aggressione) mostrano la libertà che aveva la polizia a quel tempo. L’ultima parte rallenta per le questioni matrimoniali e morali conclusive.
MEMORABILE: Le foto prima di portare l’accusato a deporre; Il piccolo furto della ragazza; La pistola rubata.
In un micro distretto di polizia collocato nel cuore di una frenetica New York, si ingarbugliano le storie di alcuni personaggi in perenne bilico tra ragione e sentimento. Piccolo film di stampo teatrale, verboso, incalzante, emotivo, in cui la regia di Wyler discende nel senso di colpa e nella morale straziata con una tempra narrativa da manuale. Stratosferica la perfezione del cast.
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CuriositàColumbo • 21/01/11 15:30 Pulizia ai piani - 1097 interventi
Primo film e ultimo prima di essere messa sulla lista nera per le sue idee di sinistra, da parte di Lee Grant, indimenticabile ladra, che ottenne comunque la Palma d'Oro a Cannes.
CuriositàDaniela • 13/03/11 18:22 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Lee Grant - che qui esordisce nel ruolo di una ragazza arrestata per furto e trattenuta nella stazione di polizia in attesa di comparire davanti ad un giudice - dovette stare in disparte per qualche anno, ma riprese poi una carriera cinematografica ricca di titoli, anche se non di primissimo piano. Nel 1979 vinse il premio Oscar come miglior attrice non protagonista per l'interpretazione in "Shampoo" di Hal Ashby.