Passato prossimo - Film (2003)

Oggi spieghiamo il Passato prossimo. 1) io "ho già visto" film del genere (sagace battuta di uno dei protagonisti: "Ammazza che freddo! Il grande freddo!"); 2) io "ho già sentito" quel cognome... Tognazzi; 3) tu, lettore, "hai letto" spesso di racconti generazionali sulle crisi di (trent,quarant,cinquant)enni del tipo: "come abbiamo fatto a ridurci così?"; 4) io "ho chiuso" con gli esordi italiani; 5) "ho detto" una bugia; 6) il cinema mi "piace", nonostante tutto. Ma questo è il Presente.

Osservando meglio questo film si possono cogliere tutti quegli aspetti che come la gramigna affliggono molto cinema contemporaneo: saccente, prolisso, verboso, ecc. Un film davvero tedioso. Se aggiungiamo che il cast non mostra qui grande spina dorsale e che la Tognazzi ci propina delle carrellate estenuanti il disastro è fatto. Altman di fronte a questo film "corale" rabbrividirebbe. Molto, molto male.

Sguardo sul futuro sporgendosi dalla terrazza del presente e tentando di non farsi disorientare dalle vertigini del passato. In questo labirintico incontro temporale si dipana la vicenda di un gruppetto assortito di giovani, troppo irrequieti per essere davvero felici e in pace con se stessi. Il locus clausus della villa immobilizza giocoforza le catene emozionali dei presenti, tra lacrime e rabbia, sorrisi e balli. La Cortellesi è perfettamente a suo agio anche in questo ruolo malinconico. Bel film.

Sciatto e deludente tentativo di ricreare una storia dal retrogusto verdoniano in stile Compagni di scuola. Un gruppo di amici di lunga data, tra un flashback e l'altro, si ritrova in una villa a fare il punto della situazione sulla vita e le relazioni, ma sembra più un casuale raduno di ex boyscout con pruriti tardo adolescenziali inappagati. I dialoghi sono in gran parte verbosi e forzati. Il cast non brilla granché per assortimento. Peccato per la pur sempre brava Cortellesi, qui confinata in un ruolo troppo dimesso, in cui non spicca il dinamismo del suo talento. Bocciato in toto.