Most dangerous game - Film (2020)

Rivistazione del classico racconto di Connell, senza particolari guizzi ma dal ritmo serrato che incolla lo spettatore allo schermo e lo porta a fare il tifo per il protagonista in fuga. Hemsworth è adatto alla parte ma si fa rubare la scena dal sardonico Waltz, un villain accattivante che non può non destare simpatie. Frequente l'azione, non spettacolare né eccessiva, ma anzi credibile così come credibili sono le debolezze e incertezze del protagonista. Un prodotto di genere che fa il suo dovere.

Ancora una pericolosa partita con alcune varianti dal sapore sheckleyialo come l'ambientazione cittadina e il monitoraggio da parte di un'organizzazione al servizio di ricchi annoiati in cerca di emozioni. La trasfornazione da serie composta da mini-episodi a film presenta qualche sbavatura nel montaggio ma il ritmo è comunque sostenuto, i personaggi ben caratterizzati ed affidati ad attori in parte, gli scontri resi più verosimili dalla fragilità del protagonista. Poco originale e senza colpi di scena di rilievo ma ben diretto e ben interpretato, uno spettacolo gradevole.

Minato da un glioblastoma allo stadio terminale, Dodge (Hemsworth) accetta la folle proposta del facoltoso Miles (Waltz): partecipare, dietro lautissima ricompensa, ad una reale caccia all'uomo per le strade di Detroit... in cui lui stesso è la preda. Originariamente serie tv da quindici episodi poi condensata in lungometraggio, vive evidentemente di meccanismi narrativi propri della serialità, tra cui un certo ciclico ricorso al cliffhanger; la storia, pur senza particolari sussulti, è però ben diretta e sceneggiata e l'attenzione dello spettatore si mantiene alta sino alla fine.

Un uomo si presta a un gioco al massacro offrendosi come preda da eliminare, secondo alcune regole a cui dovrà subordinarsi, mentre il suo conto corrente sale vertiginosamente. Action insipido, abbellito dalla presenza dell'atletico Liam Hemsworth che non fa altro che correre, correre, correre per tutto il film. Qualche scena alla 007 non ne alza le quotazioni e non lo fa nemmeno il solito Waltz col suo ghigno a cui oramai ci si è assuefatti.

Fanta (per quel che succede) action con un contorno di vaffa per i risvolti e le "rivelazioni" che ha un unico vero pregio, il ritmo. Se però ci si sofferma sui personaggi come l'amichetto barbuto, un Waltz sorridens quasi irritante e un gruppetto di killer "professionisti" che giocano a chi è più incapace (fortuna sfacciata a parte del protagonista), ecco che il vero valore (piuttosto basso) della pellicola viene alla luce. Il protagonista, se non altro, è un credibile sacco da botte (meno quando contrattacca). Si può anche vedere, ma giusto per far passare un paio d'ore.

L'ennesima reinterpretazione del celebre racconto sposta l'azione nella giungla urbana, fra organizzazioni multimilionarie di ricchi sadici, fughe ininterrotte e cacciatori implacabili. Azione e suspense ottimamente dosate per un thriller metropolitano sicuramente derivativo ma decisamente efficace, dal teso setup (le crisi paranoidi del povero Hemsworth e le subdole manipolazioni di Waltz) ai boiling point adrenalinici (i videoludici scontri non-stop coi vari "boss"). La seconda parte esagera coi colpi di scena, ma l'inverosimiglianza si accetta di buon grado. Finale un po' monco.