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Titolo originale: Zert
Anno: 1969
Genere: drammatico (bianco e nero)
Regia: Jaromil Jires
Note: Aka "The joke". Tratto da un racconto di Milan Kundera.
LE LOCATION
TITOLO INSERITO IL GIORNO 27/08/17 DAL BENEMERITO GIùAN
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Quindici anni dopo esser stato espulso dal Partito e dall'università causa la delazione di alcuni compagni, Ludvik cerca un'effimera vendetta. Il film di Jires rispecchia la precaria eppure inebriante libertà di pensiero (e cinematografica) sviluppatasi durante la Primavera di Praga. Coraggioso sul piano del contenuto (la storia di un dissidente del regime) e temerario stilisticamente (il montaggio a "andirivieni" temporali; l'utilizzo del materiale d'archivio), "Lo scherzo", come il volto del Ludvik di Somr, è permeato da un'ironia triste e senza alcuna speranza.
MEMORABILE: Il bigliettino che causerà tutti i mali di Ludvik: "L'ottimismo è l'oppio dei popoli. Uno spirito sano soffoca di stupidità. Lunga vita a Trotzky"
Eclettico, fugace e arrabbiato, Jires adatta Kundera con un occhio a Forman e l'altro all'attualità, firmando un attacco aperto all'ostracismo esasperato che segna la sconfitta del socialismo stanlinista. Formalmente molto curato e severo nelle ricostruzioni passate - tra aule universitarie, picconi e staffette - risulta (volutamente?) abbozzato nelle deambulazioni presenti; forse a voler sottolineare che tanti sacrifici di una generazione non hanno prodotto che irriconoscenza nella successiva. Canto del cigno della Nova vlna, dopo poche proiezioni finirà in un bunker per vent'anni.
MEMORABILE: ''L'ottimismo è l'oppio dei popoli! Lo spirito sano puzza di imbecillità! Viva Trotsky!''; Le sequenza nei campi di lavoro forzato; Il montaggio.
Le motivazioni che riportano Ludvík (Somr) nella sua città natale vanno ben oltre il desiderio di contribuire all'ambiente scientifico locale; prevale la rivalsa verso l'antagonista Pavel (Munzar), che quindici anni votò per la sua espulsione dall'università e dal partito comunista in seguito ad una scherzosa cartolina politica... Tratto da un celebrato romanzo di Kundera, il film di Jires è cartina al tornasole di un fugace periodo storico in cui pareva di intravedere - illusoriamente - un socialismo dal volto umano in fondo al tunnel dell'autoritarismo. Invecchiato ma coraggioso.
MEMORABILE: I flashback universitari; Helena (Ditetova) sedotta e abbandonata.
Sicuramente non il film più leggero del mondo, ma dura poco ed è una notevole critica al Partito Comunista, peraltro all'indomani della Primavera di Praga. L'espulsione dal partito del protagonista a causa di una lettera poco ortodossa offre la possibilità di una riflessione sul periodo storico in Cecoslovacchia, con un interessantissimo inside carcerario dalle forti tinte drammatiche. Un po' tendente all'intellettuale come tutti i film d'autore, non è pellicola per tutti a causa anche del ritmo lento. Gli spunti interessanti comunque non mancano. Con tanto di finale folclorico.
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