La sadomasochista Margo (la "quinta" Raven De La Croix) si dibatte tra avventure estreme e di confine, pur sempre circoscritte -però- all'ambito del sesso. Dopo la morte di un uomo (al limite del grottesco) avvenuta all'interno del castello dei piaceri "perduti" un poliziotto, en travesti, si lancia alla caccia del killer: che la colpevole sia la (vixen) vedova Sweet Alice (Janet Wood)? Notevole terz'ultima regia di Meyer, che si serve (oltreché della costante sessuale Kitten Natividad) d'un narratore che accompagna lo spettatore lungo il film.
Erotico eccentrico e scatenato in perfetto stile meyeriano. La storia è praticamente un insieme di idee bizzarre e grottesche che talvolta sconfinano quasi nel trucido, in un mix divertente, forse anche geniale, ma a tratti un po' pesante. Per chi ama il regista imperdibile.
Che pasticcio! E che tette! Kitten Nadividad come un coro greco cerca di sgarbugliare l'incasinata storia di questo pasticcio dove si mescolano agenti segreti con 9 di reggiseno, Adolf Hitler sado-omo-masochista, spaccalegna in calore, poliziotti il cui membro diventa soggettiva della camera e la solita sega elettrica Mcculloch!!! Chi adora il mondo anarchico del Meyer seconda maniera con Up! rischia di perdersi. Un film per guardoni e una parodia dell'America provinciale.
MEMORABILE: Adolf Schwarz sodomizzato; la sua splendida ancella nera; il poliziotto ancora vivo con la scure sulla schiena; soggettiva del pene; "Birra! Birra!"
Carneo e verdeggiante, saltella impazzito in una parata goliardica che non risparmia sadomasochismo, pervertiti hitleriani, peli pubici, falli posticci, seni extralarge, botte da orbi, omicidi, stupri. Danno il ritmo pratiche sessuali d’ogni sorta e gli interventi riassuntivi della bucolica narratrice. Esageratissimo e, di conseguenza, anche divertente.
La donna meyeriana è l'apoteosi della percezione maschile e anche qui il regista non si smentisce, ma questo sembra fatto come un film di transizione (infatti è collocato tra i due ultimi e migliori film di Meyer), un festival del nudo arricchito con una dose di goliardia che spezza la monotonia di far vedere corpi ed amplessi a rotazione continua. Il consueto tocco del regista c'è, manca una vera trama. Ideale come film per rilassarsi e distrarsi.
La logica non è mai stata (volutamente) l'interesse di Meyer, ma qui si raggiungono livelli iperbolici. La storia è talmente pasticciata che c'è una narratrice a chiarire
le vicende. Per il resto che dire: il ritmo è molto spigliato (come in molti film del regista), il divertimento non manca, le belle donne pure e l'erotismo è più spinto che in altre pellicole del diavolaccio Russ. Volgarotto ma divertente, con qualche riuscito
momento fuori di testa.
Un Russ Meyer talmente delirante da far compiere un salto di qualità alla pellicola, che in quanto a stranezze non manca di nulla. Alla fine è impossibile riconoscere un filo logico dietro questa follia: amplessi mondiali che si consumano nel mezzo della natura, Hitler sodomizzato ed ucciso da un piranha, scene pulp degne di Non aprite quella porta... Margò Winchester è interpretata da una Raven De La Croix strabordante, tette enormi e sguardo languido, quanto basta per goderci questo delirio erotico anni settanta.
Il titolo italiano rovina uno dei pochi colpi di scena del film (che nel finale confusionario ricorda Signori, il delitto è servito), una grottesca accozzaglia di sesso in ogni sua forma che di erotico ha ben poco (non mancano nemmeno aberranti stupri), comico demenziale e giallo dalle tinte splatter con riferimenti storici: chi ha brutalmente ucciso un fascista sosia di Hitler? A commentare gli eventi un'amazzone bionda, mentre il doppiaggio lascia veramente a desiderare (in pratica c'è un'unica voce per tutte le giunoniche bellezze protagoniste).
MEMORABILE: All'apice del piacere, lo sceriffo Homer sfonda con i piedi i suoi stivali, mentre l'alluce del sinistro fuoriesce dal calzino!
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In una prima edizione la versione italiana del film subì varii rimaneggiamenti, in particolar modo tagli: ad esempio venne cassata l'intera sequenza iniziale a carattere S/M.
Tale versione presentava, nei credits d'apertura e in veste di regista, tal A. Fabritzi!