Il film, pur essendo di buon mestiere, non sfugge alla tendenza piuttosto frequente nell'ultimo cinema italiano di frammentare la sceneggiatura con scene inutili e dispersive come, in questo caso, l'ingresso del personaggio dello "stuntman", con tanto di ulteriore citazione tipo "spaghetti western" o di superflui e fiacchi colpi di scena. Per il resto il film si lascia vedere in modo scorrevole, ma con una generale sensazione di prevedibilità. Su tutti la bravissima Peredes.
Tra bene e male siamo in piena fiction Rai Premium, di quelle di livello medioalto. Raccontare un uomo (mix di Mastroianni, Gassman, Sordi, Volonté) dopo che è morto, riunire donne attorno a un maschio per ricordarlo nei suoi chiaroscuri: nulla di nuovo. La regista dà un colpo al cerchio e uno alla botte accontentando il suo pubblico, ma della nostalgia del cinema di un tempo ben poco si avverte. Colpa anche di un insufficiente Scianna, che di appeal ne ha poco. Nel mazzo delle attrici (quasi tutte eccellenti) spicca una straordinaria Paredes.
MEMORABILE: I finti spezzoni di film, sul modello di quelli di Sordi, Volonté, Gassmann, Mastroianni... Il migliore, a sorpresa, è quello spaghetti western, tipo Quien sabe?
Inizia un po' ermeticamente (almeno per quelli che non sanno proprio nulla della trama) prendendola alla larga (sembra sia un tipo di sceneggiatura che va per la maggiore); l'efficacia dell'apertura si apprezzerà strada facendo, merito delle interpreti (è un film di donne) e dell'apparizione della controfigura (Lluís Homar) e "spalla" del divo. Il tono da commedia non proibisce però interessanti considerazioni, dal punto di vista femminile, sugli osannati divi del cinema e sulla loro reale grandezza, oltre che sulla loro intensa vita privata.
Il tono rimane quello della commedia leggera nonostante i due o tre momenti intensi e in particolare all'ultima interpretazione di Virna Lisi. Vorrebbe essere un omaggio al cinema di un tempo (citato in una moltitudine di inquadrature ricostruite dalla Comencini sul buon Scianna, che fa quel che può) con uno sguardo al futuro (del cinema) ben preciso ma la cosa si risolve in un film al femminile che si limita a far sorridere senza travolgere (e per le risate ringraziamo le macchiette Finocchiaro e Marcorè, in grado di spostare l'equilibrio comico di un film nel giro di una battuta).
Pellicola ben strutturata che, nel ricostruire la figura di un divo degli anni che furono (ci sono dentro più o meno tutti gli idoli italiani) ne racconta il lato più umano che, mentre viene inesorabilmente portato a galla, funge da catarsi per mogli e figlie superstiti. Un decennale della morte che sembra fatto apposta per divertire e scoprire la vita reale.
L'idea di raccogliere tutte le donne (mogli e figlie) di un grande attore del cinema del passato in occasione di una sua celebrazione non è male, il risultato però sa di già visto e prevale il clima di commedia all'italiana in stile fiction televisiva. Del resto molti degli attori, dalla compianta Virna Lisi alla Finocchiaro a Marcorè, si ripropongono con modelli di recitazione a cui siamo già troppo abituati. Si sorride ma si rimane troppo in superficie, peccato.
L'ho apprezzato all'inizio, amato durante e rimpianto alla fine, anche se poteva già finire con la foto al termine della rievocazione. Lo trovo tra i migliori film italiani visti negli ultimi 10-15 anni: leggero, allegro, divertente, ma anche commovente. Unica nota stonata la scena finale con cantatina a due... Grandi le interpreti, grandissimo Pedro, brava Cristina!
MEMORABILE: Le facce della Finocchiaro, sempre bravissima, la serata della proiezione sia prima (tra donne) che dopo (rievocazione con commento di Pedro)!
Un omaggio alle famiglie "allargate" e al cinema italiano dei tempi d'oro. La Comencini conosce bene entrambi ma la sua rievocazione sta più dalle parti della (buona) opera televisiva che da quelle del cinema, sebbene la presenza di un gruppo di buone attrici nobiliti l'operazione; tra tutte la compianta Virna Lisi e sopratutto la grande Marisa Paredes vero asso nella manica del cast internazionale. Scianna invece è il pesce fuor d'acqua: il suo "melange" di grandi attori italiani fallisce il bersaglio per lo scarso carisma personale.
Pellicola corale, quasi tutta al femminile, che incarna lo stile della Comencini e tende più a una lussuosa fiction piuttosto che a un film da sale. Un omaggio al nostro cinema con l'esaltazione di un grande attore inventato (chiaro il richiamo a i nostri mattatori degli anni 50/60/70). Il ritmo è discreto ma alcune situazioni appaiono lievemente inverosimili e troppo pompate. Brava la compianta Lisi ben appoggiata dalla Finocchiaro e da una snobbissima e vittimistica Bruni Tedeschi. Scianna ha il fisico ma il carisma non si trova in strada.
Cristina Comencini confeziona una commedia corale prettamente al femminile con un buon cast di attrici su cui spiccano una sempre brava Virna Lisi (alla sua ultima interpretazione), una spiritosa Angela Finocchiaro e una efficace Marisa Paredes. La parte maschile (Scianna, Marcorè, Gioè) arranca un po' alla meglio. Talvolta si sorride, in questa pellicola ricca di dialoghi che parte a rilento per poi lasciarsi andare a momenti piacevoli, mentre annoia nei vari flashback in cui appare Scianna.
Bella commedia corale, che strizza un occhio nostalgico al cinema italiano d'un tempo e insieme analizza i suoi personaggi, tutti straordinariamente descritti, soprattutto quelli femminili. La sceneggiatura è brillante, così come la regia ha i tempi giusti e la fotografia sa rendere al meglio i begli interni. Ottimo anche il cast, in cui spiccano la Lisi e la Paredes; unica nota stonata Scianna, incapace di ricreare carisma e magia degli attori del passato, nelle scene meno riuscite di questo piccolo gioiello. Notevole.
In occasione delle commemorazioni per i 10 anni dalla scomparsa, mogli e figlie di un divo di fama internazionale si ritrovano in una grande casa di campagna... Vorrebbe essere un omaggio, pur venato di ironia smitizzante, al grande cinema italiano che fu, rappresentato da una figura fittizia costruita con tagli e ritagli di Mastroianni, Gassman, Volonté ed altri ancora, ma le ambiziosi sono smorzate da una regia scolastica al servizio di sceneggiatura fiacca e derivativa, per giunta ulteriormente compromessa da una scelta non sempre felice del cast, a cominciare dallo stesso Scianna.
Elogio degli anni d'oro del cinema italiano? Sì, anche se i più giovani potrebbero faticare a capire i chiarissimi rimandi a Volontè, Mastroianni e soprattutto Gassman (la famiglia "intercontinentale" arriva dalla sua storia); tutto sommato un fim divertente che scorre come un buon vino, ben supportato dalle attrici: deliziose in primis la Lisi (anche malignetta), la Paredes e la Bruni Tedeschi oramai abbonata alle parti di nevrotica incompresa da tutti. Scianna fa da collante ma incide poco. Nostalgico.
MEMORABILE: La confessione di Rita sul capocomico; La processione cittadina in ricordo di Saverio Crispo, manco fosse un santo!
Non è Scianna il problema perché compare e recita poco. Ed era partita alla grande la commedia, leggera nelle note musicali e nei movimenti di macchina, amalgamata in un cast dove la Lisi e Paredes primeggiavano ma c'è anche la Tedeschi troppo sopra le righe. Nel secondo tempo però la storia comincia a perdere ritmo e si sgonfia come un soufflé nel finale. Insomma, coralità e regia ci sono ma non reggono alla lunga.
Protagoniste femminili strepitose (ognuna incarna alla perfezione la debolezza della donna che interpreta). Su tutte emerge l'iconica Virna Lisi, ma anche Marisa Parades non è da meno. Dialoghi curati e sceneggiatura scorrevole. L'impianto, ben confezionato, strappa risate agrodolci. Il taglio, talvolta, è un po' troppo teatrale, a discapito della spontaneità recitativa e anche l'epilogo canoro non convince più di tanto. Però. La Comencini inscena in modo non banale vizi e virtù delle famiglie allargate, grazie anche a un'apprezzabile atmosfera rétro.
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DiscussioneRaremirko • 30/01/17 23:00 Call center Davinotti - 3862 interventi
I commenti degli utenti han centrato il bersaglio: stile televisivo ma curato, sincerità e superficialità, ricco cast ed omaggi vari (veri ed inventati).
Una commedia corale come non ne vedevo da un pò, qua e là avente qualcosa in comune con Almodovar (Tutto su mia madre).
Qualche caratterizzazione banale, qualche discorso evitabile, un pò troppa dolcezza, ma i contenuti ci sono.
Innumerevoli i rimandi ai " colonnelli del cinema italiano" vita privata compresa:
- l'ultima figlia, l'americana Shelley ha lo stesso nome di Shelley Winters che diede a Vittorio Gassman Vittoria, la figlia americana appunto;
- Stephanie potrebbe richiamare Chiara Mastroianni, la figlia francese avuta da Catherine Deneuve che fa l'attrice (Mastroianni ebbe varie storie ma una sola moglie da cui non divorziò mai e da cui ebbe la sua primogenita).
- Solveig la figlia svedese potrebbe richiamare in modo larvato Ugo Tognazzi che ebbe un figlio, Thomas, da una norvegese.