Un ricco signore che vive di rendita viene a contatto con un quaderno che parla di un guru indiano che riesce a vedere anche con gli occhi completamente bendati e cerca di appropriarsi del segreto per vincere nel gioco d'azzardo. Un esercizio di stile di breve durata, l'ennesima ed esigua prova dell'ultimo Anderson, che sfoggia tecnica compositiva da teatrino e un cast, sulla carta di primo piano, per una storiella inconsistente rivolto a un pubblico di aficionados a priori. Al di là degli sketch e della gradevolezza delle immagini, un soporifero racconto di una monotonia estenuante.
Cortometraggio che nulla di artisticamente rilevante aggiunge alla produzione del regista Wes Anderson, capace di ritrarre "bozzetti" gradevolissimi dal punto di vista tecnico ma anche piuttosto blandi narrativamente. Questo, in particolare, colpisce per scenografie, movimenti di macchina, oltre che per la prova impeccabile di un gruppo di ottimi attori. Nello stesso tempo tende al soporifero, nonostante la breve durata. Si può vedere ma difficilmente viene voglia di rivederlo.
Un uomo che vive di rendita giocando d'azzardo viene a conoscenza della storia di un guru indiano che, attraverso la meditazione, riesce a vedere senza usare gli occhi. Si eserciterà strenuamente per avere le stesse capacità. Cortometraggio molto particolare di Wes Anderson che sfrutta un racconto di Roald Dahl per imbastire una storia che solo a tratti (soprattutto nella parte finale) riesce a convincere. Lo stile narrativo è lento e compassato e la descrizione degli accadimenti toglie di mezzo la parte dialogata. Nonostante la breve durata l'opera è impegnativa e spesso tediosa.
Indubbiamente meravigliosa la storia del giocatore d’azzardo che impara a leggere le carte dal dorso e favolosamente immaginifico e ispirato alla maraviglia meliesiana l’allestimento scenografico e la qualità fotografica che incastonano il racconto in un prezioso teatrino votato allo stupore. Dopodiché, oltre agli “oh” strappati allo spettatore di fronte alle soluzioni visive più sfiziose, c’è poco altro, visto che la narrazione procede stucchevolmente e pedantemente nel metaracconto, alla fine sfinente e annoiante.
Appresa la storia di un uomo che riusciva a vedere anche se bendato, un ricco nullafacente spera di diventare ancora più ricco con il gioco d'azzardo imparando a usare i poteri della mente per vedere i segni delle carte coperte... Primo di una serie di quattro corti tratti da racconti di Roald Dahl, visivamente gradevolissimo per i colori pastellati e gli effetti da libro illustrato pop-up ma piuttosto insoddisfacente sotto il profilo narrativo: lungi dal restituire a brillantezza caustica del testo scritto, appare come sbiadito, riuscendo perfino ad annoiare.
Wes pastella questo racconto di Dahl con un piccolo ma ottimo cast. Cumberbatch protagonista ben si alterna agli altri nel mostrarci una divertente storia che lascia intendere all'inizio tutto ruoti attorno a una dote sfruttata per mera avidità, salvo poi cambiare. Il corto ci mostra lo sviluppo del dono e la storia alle sue spalle. L'impianto scenico è assolutamente gradevole e, pur non mostrando particolari spunti, riesce a farsi guardare con piacere.
Wes Anderson HA DIRETTO ANCHE...
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DiscussioneDaniela • 18/10/23 15:47 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Fa parte di una serie di 4 cortometraggi tratti da racconti dello scrittore gallese Roald Dahl.
CuriositàZender • 11/03/24 10:28 Capo scrivano - 48843 interventi