Uno dei film di maggior successo di Clouzot che, forte di una sceneggiatura esemplare nell'esprimere le ambiguità e i dubbi che permeano i rapporti umani e le motivazioni dei personaggi, utilizza il dramma giudiziario per lanciare i suoi strali all'ipocrisia e alla grettezza della borghesia francese. Una Bardot di prorompente bellezza regge con bravura un ruolo difficilissimo, mentre Vanel (l'avvocato difensore) e Meurisse (la parte civile) si prendono la ribalta nella fase processuale. Forse un po' troppo lungo, ma merita.
MEMORABILE: L'arringa conclusiva di Vanel; Il tragico finale.
Si può essere d'accordo o meno sulla visione che Clouzot ha della borghesia francese e di come la dipinge nei suoi film, ma è innegabile che i suoi lavori sono sempre di grande livello. "La vérité" è altamente coinvolgente, diretto magnificamente, con una stupenda fotografia e ben interpretato da tutti, soprattutto da una Bardot che dimostra tutta la sua bravura di attrice drammatica. Le scene del processo, anche in tutte le sfumature di personaggi collaterali, sono magistrali e grande esempio di filmografia di classe.
La verità è un film ben girato che, con il classico sistema del racconto a ritroso, ci introduce poco alla volta alla scoperta dei fatti. La bellezza e le forme della Bardot (il movimento di "bacino" sotto le coperte vale il film) contribuiscono a delineare l'ambiguità della protagonista. La parte finale è un po' tirata lì ed è l'unica pecca di un film che va giù tutto d'un fiato.
Un film che coinvolge per due ore comprendendo pure una consistente parte processuale non può che costituire un grande esempio di cinema, anche perché sino agli ultimi minuti Clouzot avvolge nell'ambiguità il controverso personaggio della Bardot, suscitando continui dubbi che sia solo una sgualdrina volubile e ipocrita oppure una donna realmente innamorata; e anche la sua macchina da presa, come quelle di Vadim, Autant-Lara e Godard, non può che soffermarsi sull'esplosione erotica di gambe, piedi e glutei nudi della diva. Memorabile la sfida giudiziaria tra Accusa (Meurisse) e Difesa (Vanel).
MEMORABILE: La Bardot che balla sculettando sotto le lenzuola; le arringhe di Meurisse e Vanel; l'autodifesa disperata della Bardot; la chiusura del processo.
Durante il processo, vengono ricostruite le vicende che hanno condotto una giovane donne ad assassinare il suo ex amante... Se la ricostruzione dei fatti presenta ombre, la ricerca della verità risulta impossibile, dato che sono entrambe credibili le rappresentazioni opposte offerte alla giuria dall'avvocato dell'accusata e dal legale che rappresenta la madre della vittima, entrambi professionisti calati nel loro ruoli ai quali in fondo la verità stessa importa ben poco. Ottimi Vanel e Meurrisse, mentre Bardot compensa il mestiere ancora incerto con una fisicità esplosiva e conturbante
MEMORABILE: Il balletto stesa sul letto, nuda sotto il lenzuolo
Tra dramma e film giudiziario, Clouzot costruisce una pellicola di sicuro impatto sul grande pubblico (almeno quello di allora) in cui è bravo a dividere simpatie ed antipatie nonché "torti" e "ragioni". Rispetto ad altre sue opere si vede meno la mano del grande regista e dal punto di vista dei contenuti e della profondità
dei personaggi si vola meno in alto che altrove. Ma è anche ben lontano dall'essere un'opera stupida e superficiale ed è resta ancor oggi un buon esempio su come si possa fare del buon cinema coniugando autorialità e ragioni del pubblico. Bardot perfetta per il ruolo.
MEMORABILE: La Bardot che si muove provocante e nuda sotto le coperte.
Clouzot pare fare le prove generali per il suo successivo e "ultimo" capolavoro, La prigioniera, con un film certamente più tradizionale nella forma (i siparietti con la corte e i giurati bigotti alla lunga stancan un po, le baruffe accusa/difesa son salvate dalla classe di Merisse e Vanel) ma già piuttosto "spinto" nella consistenza di una trama nella quale la carnalità della Bardot (con)cede allo sguardo dello spettatore sempre più cm di pelle e alla morale del tempo le sue contraddizioni e ipocrisie. Irrinunciabile per comprendere il sex symbol B. B.
MEMORABILE: Il primo incontro tra la Bardot e Sami Frey con lei nuda nel letto sotto le coperte.
La verità, per quanto vera, ha sempre modo di essere interpretata diversamente dagli uomini, siano essi inguaribili parrucconi o giovani generazioni che hanno metri di giudizio totalmente opposti. Per Dominique, ragazza un po' border, incapace di fermarsi a un rapporto tradizionale e colpevole di un omicidio, pare non ci sia scampo, inghiottita nelle fauci di chi ha deciso già tutto per lei. Brigitte Bardot mai così naturale e scandalosa (per quei tempi).
Ventenne viene processata per l'omicidio dell'ex partner. Film giudiziario, abbina lo scontro in aula con i flashback degli eventi passati. Clouzot è maestro, in tribunale, nel dare ritmo serrato alle versioni degli avvocati e profondità con il pubblico. Sul fronte amoroso la prima parte è un po' melodrammatica, soprattutto per una coppia di ragazzi, e funziona meglio quando si vira nel tiramolla. La Bardot è esplosiva quando si lascia andare e riesce a passare da volubile a prostituta, da appassionata a lucida, con una certa elasticità.
MEMORABILE: La battuta sul fatto di pensare; La portinaia menzognera; Tra le lenzuola.
Brigitte Bardot HA RECITATO ANCHE IN...
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CuriositàDaniela • 30/06/18 09:34 Gran Burattinaio - 5945 interventi
Il film trae ispirazione da un fatto di cronaca, liberamente interpretato, avvenuto nel 1953: il processo a Pauline Dubuisson, accusata dell'omicidio dell'ex fidanzato che era in procinto di sposare un'altra.
Condannata all'ergastolo, Pauline venne scarcerata nel 1960 per buona condotta. Ripresi gli studi di medicina e divenuta medico, cercò di far dimenticare il suo passato ma il grande successo del film di Clouzot la riportò suo malgrado agli onori della cronaca. Trasferitasi in Marocco, il peso del passato continuò a perseguitarla: la pubblicazione su una rivista di cronaca nera di un articolo che rievocava il delitto causò la rottura con l'uomo con cui si era fidanzata e al quale non aveva rivelato la sua vera identità.
Per una tragica coincidenza con il personaggio cinematografico, Pauline si suicidò nel 1963, tre anni dopo l'uscita del film: aveva solo 36 anni.
HomevideoDaniela • 30/06/18 09:47 Gran Burattinaio - 5945 interventi
In Italia Il film ottenne il nulla osta di proiezione pubblica con divieto di visione per i minori di 16 anni, previa eliminazione di alcune scene, considerate dai membri della Commissione “contrarie alla morale e alla pubblica decenza”.
Rieditato in seguito per la proiezione televisiva con delle modifiche, il limite verrò ridotto ai minori di 14 anni.
Tra le scene tagliate nell'edizione italiana figura anche quella celebre in cui si vede la protagonista nel suo appartamento, sdraiata nuda sul letto, che si muove a suon di musica agitando il sedere sotto il lenzuolo sotto gli occhi di Gilbert, interpretato da Sami Frey.
Durante la lavorazione del film Henri-George Clouzot sfogò la sua tirannia sadica su Brigitte Bardot, strattonandola violentemente sul set, gridando: "Non ho bisogno di dilettanti nei miei film, io voglio attrici vere!"
La Bardot, che non sopportava angherie di nessun tipo schiaffeggiò il tirannico regista dei Diabolici davanti alla troupe, rispondendo : "E io ho bisogno di un regista, non di uno psicopatico!", e abbandonò il set su due piedi
Al posto di andare su tutte le furie, Clouzot rimase estasiato dal gesto di rabbia dell'attrice, affermando: "Era la prima volta che un'attrice mi schiaffeggiava sul set di un mio film, ne rimasi folgorato e piacevolmente colpito, quasi eccitato"
La lavorazione continuò senza altri litigi, ma la Bardot ne uscì devastata psicologicamente sotto la direzione di Clouzot, tentando, poi, il suo terzo suicidio , dove i giornali dell'epoca titolavano : "Chi c'è dietro il tentato suicidio di Brigitte? Clouzot la costringe a uccidersi e a morire"
Fonte: Roger Vadim-Bardot, Deneuve, Fonda. Tre donne tre incontri tre amori. Edizione Rizzoli, 1986. Pagina 127/131