Monocorde e strascicato. Assunto politicamente corretto, ma di slanci di fantasia nemmeno l’ombra. Dialoghi banalotti. I due protagonisti, Luc Merenda e Zeudi Araya, saranno pure bellissimi, ma come attori sono rigidi come baccalà, né vale la scusa che recitano in un nebbioso inverno ferrarese. Il contorno del cast (tolta la sensuosa bellezza della Brochard) non brilla più di tanto, per cui ci si deve consolare guardando gli anziani, Caterina Boratto ed un Guido Alberti non troppo convinto.
Altro film di denuncia sul modo di vegetare e di schiacciare la noia in una città come Ferrara. Il regista è molto funzionale nel rendere particolarmente bravi e odiosi come non mai tutti i personaggi, specie il trio Merenda-Love-Brochard e a salvare soltanto l'ignara e malcapitata protagonista di colore, la quale per fortuna non si adatterà al circostante marciume. Personalmente posso dire che anche ora chi ci arriva da fuori viene redarguito sul modo di vivere e sulle cose da evitare di fare... finché questo non esplode e manda tutti a ranare.
MEMORABILE: I flash finali sulle cavolate dette lungo il corso del film.
La Dune Buggy nel deserto nubiano e i servizi fotografici della Venere Nera Zeudi Araya appongono l’esornativa cornice esotica per un dépliant sul razzismo della borghesia provinciale più oziosa, gretta e ipocrita, di cui la crisi di coppia – coraggiose, per i tempi, le drastiche scelte finali - è immediato corollario. Privo di picchi o cadute, lo svolgimento è piano e regolare e gli interpreti, nella loro medietas espressiva, non sbagliano i ritratti di amici falsi, invidiosi e calunniatori: un bel gradino sopra tutti Guido Alberti, il monsignor acqua cheta.
Film non spiacevole, visivamente elegante, scritto per di più da un nostro beniamino (Leo Chiosso), ma infarcito di stereotipi e afflitto da sottolineature insistite che sconfinano qua e là nella caricatura. Protagonisti un po' ebeti, meglio il cast di contorno con un grande Franco Ressel improbabilissimo seduttore e fantastico Dracula nella scena del ballo in maschera (la migliore del film).
MEMORABILE: Monsignor Alberti: "Io sono figlio di Ogino-Knaus"
Appena passabile. Il cast è quasi perfetto e gli attori (non tutti però) per una volta hanno il perfetto physique du rôle per rappresentare una marcissima borghesia dedita a corna, razzismo malcelato, invidie e altri vizi. Luc Merenda e la Araya invece sono statici ed espressivi come due querce. Somma finale: un filmetto passabile ma per niente entusiasmante.
MEMORABILE: La festa in maschera trashissima; La immancabile bottiglia di J&B inquadrata nei minuti finali.
Incontenibile rigurgito antiborghese (con annesso elogio dell'esotico), efficace nella prima parte, gridata e superficiale nel messaggio ma ben scritta e fascinosa. Poi la volontà di far precipitare la vicenda porta a scelte di bassa lega (il ricatto) o mal calibrate (l'improvviso cambiamento del personaggio di Merenda) che demoralizzano il tutto, fino a un finale passabile ma scontato. Bella ambientazione nella Ferrara invernale, perfetto phisique du rôle dei due protagonisti, buon cast secondario, discreta colonna sonora. Occasione sprecata.
Quasi uno pseudo-sequel de La ragazza dalla pelle di luna, dove l'Araya viene "importata" in una provinciale Ferrara dal playboy Merenda. Dopo l'inizio tipicamente esotico si passa all'invernale Ferrara (fotografata molto bene), dove gli scontri sociali/razziali con amici e famiglie borghesi, nonchè col clero, costituiscono la maggior parte del film; non mancano anche amare riflessioni sulla gelosia e sul maschilismo. Doppiaggio a tratti pessimo ma i messaggi di Scattini restano efficaci, con scene drammatiche e di una certa intensità emotiva.
Dopo La ragazza dalla pelle di luna ritroviamo Zeudi Araya nella cornice più contrastante possibile, cioè quella della provincia emiliana (Ferrara, per giunta fotografata in un'elegante ambientazione invernale) animata da una borghesia cinica e ipocrita: il paese, a dispetto dell'opulenza, è piccolo e la gente mormora divertendosi a sabotare il proprio simile che "ha sposato una negra", che al massimo resta desiderabile solo come trofeo esotico. Regìa elegante, peccato per i banalissimi dialoghi che non aiutano la legnosità degli interpreti.
MEMORABILE: La festa in maschera (spiccano i costumi nazisti e da drughi); La réclame della Dune Buggy.
La provincia estense è l'ambientazione di questa pellicola che si avvale di due protagonisti bellocci ma poco espressivi. Una donna di colore, in quel periodo, genera tante situazioni represse per un film nel complesso onesto che, in maniera edulcorata, denuncia vicende che emergeranno negli anni a venire. Buona carrellata di caratteristi in cui Alberti spicca per carisma.
Luigi Scattini HA DIRETTO ANCHE...
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Il personaggio interpretato nel film da Lucretia Love si chiama Adriana Morganti e nonAnna Morganti come erroneamente riportato da IMDB; di qui è nato pure l'equivoco, diffuso da alcuni siti internet, che Anna Morganti sia il vero nome di Lucretia Love. Lei invece è americana (classe 1942) nonostante abbia lavorato quasi esclusivamente nel nostro paese. Alcuni dati biografici sono stati resi noti da un cugino dell'ex attrice sul forum di IMDB:
http://www.imdb.com/name/nm0522370/board/thread/42509588?d=139522074&p=1#139522074
A testimonianza di quanto sia arduo il problema della presenza degli attori CSC, segnalo che la Mancini, che non avevo riconosciuto vedendo il film, è invece presente. È la segretaria di Merenda. Ho già corretto la dicitura del cast.
Secondo Imdb il film è del 1973.
La cosa è confermata anche dalle parole di Scattini:
"La Ragazza Fuoristrada fu il secondo film di Zeudi Araya. Iniziammo le riprese circa dieci mesi dopo La Ragazza dalla Pelle di Luna, sulle ali del successo del primo film." [fonte:
http://luigiscattini.wordpress.com/category/la-ragazza-fuoristrada/ ]
HomevideoXtron • 2/12/13 17:05 Servizio caffè - 2233 interventi
Il dvd Cinekult
Audio e sottotitoli in italiano
Formato video 1.85:1 anamorfico (buon master)
Durata 1h28m13s
Extra intervista testuale a Luigi Scattini, intervista a Luc Merenda