La lunga notte di Tombstone - Film (1968)

Contro ogni apparenza non è un western (o meglio è uno pseudo-western) questo modestissimo filmetto scritto da Amendola e Corbucci, disconosciuto da Tomas Milian che lo attraversa per intero con una sola, annoiatissima espressione. Una banda di disperati tenta una rapina al confine fra Texas e Messico, i non pochi contrattempi faranno esplodere le tensioni fra i malviventi. C'è anche Anitona, ancora bella. Sul film ha ragione Milian...

Un finto western, che tuttavia con il western condivide parecchie caratteristiche: il titolo, l’ambientazione in un saloon con l’immancabile ubriacone e lo sceriffo, il clan dei Balcàzar, la presenza di Milian (taciturno e contenuto), Sancho (suo padre, fuorilegge redento) e Camaso (criminale sfregiato e dal coltello facile). Nonostante la premessa della quasi unità di luogo e delle tensioni tra i personaggi, lo svolgimento è faticoso e recluso nella gabbia dei clichés; delle scenografie è parte integrante una Ekberg ormai lontana dai fasti felliniani.

Sul modello di Ore disperate un quasi western, se non fosse che è ambientato nei giorni nostri; per il resto, visto il cast e molto altro potrebbe esserlo. Alcuni anni dopo Giuseppe Vari dirigerà un film simile (migliore) però questa volta in chiave davvero western (Prega il morto ammazza il vivo). La lunga notte di Tumbstone si regge su una regia abbastanza insignificante, mentre gli attori li conosciamo: Milian così così, meglio gli altri. Finale sottotono. Si poteva fare decisamente meglio, ma il film qualcosa di buono offre.