Una delle poche testimonianze cinematografiche dell'abilità trasformistica di Alighiero Noschese, forse il più grande imitatore televisivo di sempre. Libero dal giogo di Enrico Montesano, con cui condivise il set di molte commedie modeste, Noschese torna al suo primo amore facendosi truccare da Don Vito Corleone, il personaggio del PADRINO che fruttò l'Oscar a Marlon Brando. La somiglianza in volto è strepitosa (nel fisico molto meno, data la grande differenza di stazza tra i due): Giannetto De Rossi modella i lineamenti alla perfezione, Noschese muove le sopracciglia come Brando imitandone la gestualità...Leggi tutto e la voce (del doppiatore italiano Giuseppe Rinaldi, ovviamente). Si concede qualche altra imitazione estemporanea (Totò, Jerry Lewis, Sordi...) ma giusto per gradire: il personaggio da clonare è sostanzialmente uno, mentre nella parte di Nick Buglione (un guitto da avanspettacolo presto assunto dalla mafia per fare da "controfigura" al Padrino) Noschese torna se stesso per dare varietà alla storia (di Amendola e Corbucci). Storia debole, come prevedibile, che gira intorno alle minacce ricevute da Don Vito e che si sviluppa in vari equivoci e scambi di persona. Minnie Minoprio canta un paio di canzoni al night ma nella parte dell'amante del Padrino si vede poco, mentre ben più importante, nel ruolo del braccio destro del capo (e quindi di spalla di Noschese) troviamo l'emergente Lino Banfi, schiaffeggiato violentemente da tutti ma meno disinvolto del solito. Il divertimento non si spreca, ma è lo straordinario camaleontismo di Noschese il vero spettacolo.
Noschese fa il verso a Brando: esilarante. Il geniale trasformista tiene da solo sveglio lo spettatore, che per il resto non avrebbe soverchi motivi di divertirsi. Basta però un'inquadratura di Noschese con le gote imbottite d'ovatta per sbellicarsi. Un grande talento, in fondo pochissimo sfruttato dal nostro cinema comico. Peccato!
MEMORABILE: Tizio crivellato davanti a una chiesa. La neo-vedova: "Il mio Mimì! Me l'hanno riempito di piombo!" E Noschese: "Mimì metallurgico"
Bizzarro, interessante prodotto parodistico sulle tracce de Il padrino, basato sulle trasformazioni fisionomiche e vocali del grande Alighiero Noschese. Cast molto curioso (Lino Banfi, Satta Flores, Elena Fiore!, Leontini, Vincenzo Falanga! eccetera) che contribuisce a dar vita ad un'operina abbastanza degna. Dirige Prosperi, omonimo del sodale di Jacopetti.
Una delle poche parodie degnoe di questo nome. Il merito è esclusivamente del grandissimo e mai troppo compianto Alighiero Noschese: la sua imitazione di Marlon Brando nelle vesti del Padrino è perfetta, oltre che esilarante. Noschese interpreta sia il Padrino sia un poliziotto napoletano che non sa farsi rispettare. Quando il primo scoprirà che il secondo è testimone di un omicidio di cui è il mandante, farà di tutto per eliminarlo. Poi invece deciderà di servirsene come sosia.
MEMORABILE: Da antologia le scene in cui si fa la parodia dell’originale.
Più che una parodia è quasi un plagio, visto che la trama (a parte il discorso sul sosia che consente un doppio ruolo al protagonista) è presa all'80% dal film di Coppola. In ogni caso è abbastanza divertente, e Noschese come don Vito Monreale è impressionante per quanto somigliava a Brando. Strano il mix che viene fuori tra attori comici (Banfi, la cui parlata tipicamente pugliese è qui del tutto fuori luogo) e facce truci da poliziesco all'italiana.
MEMORABILE: Il rito dell'iniziazione, identico a quello visto l'anno prima in Joe Valachi.
Si tratta di una simpatica e riuscita parodia del celebre capolavoro hollywoodiano Il padrino. Un film con un ottimo Alighiero Noschese, che qui addirittura si sdoppia per interpretare il padrino Don Vito Monreale e l'ingenuo imitatore e cantante Nick Buglione. Divertente anche il simpaticissimo Lino Banfi nei panni di Rocky Canosa (cognato del padrino). Molto più riuscito rispetto a Il figlioccio del padrino interpretato da Franco Franchi. Curiosa la presenza di Lenny Montana, che interpretò Luca Brasi nel vero Padrino di Coppola.
MEMORABILE: La scena del pranzo a casa del padrino.
Piuttosto divertente poiché Alighiero Noschese è un padrino perfetto oltre che un grande in tutti i sensi! Parodia riuscita in cui spicca anche Lino Banfi. Insopportabile Minnie Minoprio; meglio allora Haydée Politoff come fidanzata di Noschese.
D'accordo, l'imitazione che Noschese fa del Padrino di Marlon Brando è perfetta. Ma poi? Il vuoto (e la noia) assoluto. Non c'è storia, non ci sono gag divertenti, gli altri interpreti non brillano certo per la loro prestazione. Insomma, siamo davanti a uno spettacolo decisamente desolante. Ho fatto una fatica immane ad arrivare all'agognata parola fine. Di piacevole c'è la presenza fisica di Minnie Minoprio (assolutamente inutile per lo svolgimento della trama e interprete di un paio di interminabili e soporiferi numeri canori). Inaccettabile. *
Filmetto di poche pretese e pochissimi mezzi che si regge sul trasformismo camaleontico e sulle imitazioni del compianto Alighiero Noschese. Se non fosse per questo il film sarebbe di una noia quasi mortale. Gradevole presenza di Lino Banfi che nel corso del film si becca una marea di sganassoni.
Parodia della celeberrima opera di Coppola - da essa si mutua persino il caratterista Larry Montana in un ruolo pressoché identico -, in cui tuttavia Prosperi non dimentica le proprie origini ed inserisce qualche sparatoria dal tipico segno noir. Già in doppio ruolo, Noschese si prodiga nelle sue strepitose imitazioni - da Brando a Sinatra, da Jerry Lewis a Totò - e divide i doveri comici con la spalla Banfi. Carenti i numeri canori della Minoprio; minimizzata la Politoff.
MEMORABILE: Gli schiaffoni con giravolta a Banfi; il giuramento; il ricevimento di nozze; la pistola ad acqua; il montaggio cresima-eccidio.
Non so perché ma mi aspettavo di peggio; invece l'unico tentativo di utilizzare il trasformismo di Noschese (c'era un episodio bruttino del trascurabile film a episodi Obiettivo ragazze) riesce a divertire. Merito di una regia solida che regge i tempi comici di un soggetto non proprio nuovo (il solito stratagemma del sosia) ma anche di un bravissimo Noschese nella caricatura del Padrino (ma ci sono anche sparse qua e là belle imitazioni di Frank Sinatra e di Totò), mentre Banfi è messo un po' in ombra dal protagonista.
Pa(d)r(in)odìa comico-mobsteristica dell'inaugurale mafia-movie coppoliano, col proteiforme Noschese splendidamente "corleonizzato" - con tanto di ovattatura buccale e ciocche canute lato tempie - dal trucco efficientissimo di De Rossi. I meccanismi umoristici del "sosia di paglia" e del doppio ruolo "onesto/disonesto" affidati al protagonista sono i medesimi che verranno poi adottati vent'anni più tardi da Benigni nel suo riuscitissimo Johnny Stecchino; qui però la caricaturizzazione si sminuzza disomogeneamente fra avanspettacolo, vertigini cruente e gomitatine extrafilmiche poco recepibili.
MEMORABILE: Banfi che incassa sberle rotanti; Le sibilline allusioni sarcastiche al "casus belli" di costume che coinvolse una tele-esibizione hot della Minoprio.
Sulla carta le buone premesse non mancano: la parodia del genere gangster con uno dei boss da grande schermo più famosi al mondo, Don Vito Corleone, avrebbe potuto dare origine a una serie di esilaranti equivoci e situazioni surreali; invece il film si limita a sfruttare (male) l'abusato tema del doppio infilandoci dentro anche una pseudo love story con la bionda svampita di turno. Bravo Noschese, regia professionale (la sequenza dei killer che sparano dalle impalcature, oltre ad essere tecnicamente ben realizzata, sarebbe stata perfetta per un film serio, visto quanto emoziona).
MEMORABILE: I cognomi: Monreale (anziché Corleone), Canosa (interpretato dal pugliese Lino Banfi).
Il film di Coppola serve soprattutto a Noschese, che con la collaborazione del grande Giannetto De Rossi rifà Brando in modo strabiliante e a Montana, che nel cast coppoliano c'era stato davvero; per il resto lo script molto modesto si arrampica sugli specchi e si ravviva solo nelle infinite citazioni colte che titillano il velopendulo dei cinefili. Interessante il cast molto eterogeneo, purtroppo poco valorizzato, mentre la confezione si attesta su livelli medio-bassi, togliendo all'operazione credibilità e interesse, sminuito ulteriormente da inutili lungaggini. Appena guardabile.
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L'indimenticabile Alighiero Noschese (1932-1979), vera e propria icona degli imitatori televisivi, per un lungo periodo della sua carriera si ritrovò a solcare svariati set cinematografici, spesso in coppia con Lando Buzzanca ed Enrico Montesano.
La maggior parte dei film cui prese parte, spesso in ruoli corposi e sostanziali, erano vere e proprie parodie di pellicole più famose: si va da Io non spezzo... rompo! a Il furto è l'anima del commercio?; ancora: Il prode Anselmo e il suo scudiero, Il terrore con gli occhi storti, Io non scappo... fuggo, Dalla Cina: furia, fifa e karate.
Anche questo L'altra faccia del padrino, parimenti al mediocre Il figlioccio del padrino (Mariano Laurenti, 1973), altro non è che una parodia di un film passato alla storia del cinema, e può contare non solo sulla fondamentale presenza di Noschese, ma su un cast eterogeneo ed interessante che contempla Stefano Satta Flores (1937-1985), Minnie Minoprio ed un Lino Banfi agli esordi, pur se già promettente.
HomevideoGeppo • 22/03/11 11:55 Call center Davinotti - 4349 interventi
Ecco la rara fascetta VHSDomo Video di "L'altra faccia del padrino" direttamente dalla Geppo Collection.
Durante la primissima esibizione canora di Alighiero Noschese - impegnato a intonare "Strangers in the night" imitando l'ugola e le sembianze di Frank Sinatra - alle spalle del protagonista, tra i quattro membri del complesso musicale che lo accompagna sul palco, si scorge la sagoma riconoscibile di Mirko Baiocchi, colui che di lì a un paio d'anni avrebbe vestito i panni dell'ormai leggendario maestro Canello, il fisarmonicista/bidonatore "artefice" del capodanno farlocco nel primo storico Fantozzi (1975).
La grana del master non è delle migliori ma il volto del Nostro è inconfondibile: