Ormai gli anni 30 sono passati, siamo nel 1942 e le scenografie distorte espressioniste lasciano il posto ad ambienti più reali e naturali, anche se notevoli (soprattutto il castello all'inizio e la cittadina di Visaria). Boris Karloff rifiuta l'ennesimo ruolo della creatura, che non sarà mai più eguagliato. Il film comunque funziona: Lon Chaney jr interpreta il mostro e la trama si snoda attorno al suo cervello "sbagliato" che avrà dei buoni risvolti per la qualità del film.
MEMORABILE: Ygor: "Meglio la morte che una vita come questa, ora che posso avere la speranza di una vita eterna".
Nulla da eccepire sul piano tecnico, dove non sfigura affatto, così come sul lato puramente registico. Tuttavia non è il primo della serie sulla creatura di Frankenstein e si vede poiché lascia per strada molta della poetica del romanzo a favore di un gotico più votato all’impianto canonico. Per quanto gli avvenimenti raccontati non sfigurino affatto, è inevitabile che ci sia un minimo di ridondanza su certi aspetti. Non male, specie Lugosi nei panni di Ygor.
Dal castello di Frankenstein in fumo si apre un nuovo capitolo per il mostro dei mostri, telecomandato come al solito dal perfido Ygor. La trama è di un pretestuoso che più non si poteva, ma qui ne guadagnano certamente il ritmo e i sussulti narrativi. Inoltre, Lon Chaney jr. dà alla maschera quel non so che di "umano" che non guasta per niente. Classicone.
Nonostante la nobiltà delle interpretazioni (Atwill) e il mestiere di Lugosi, il film si limita a collezionare i momenti salienti dei primi episodi. L'incanto è svanito e sul tappeto rimane solo il goffo lambiccarsi delle situazioni (uno scambio di cervelli, nientemeno), buono per diluire il vecchio brodo e mantenere costanti incassi. Il fascino retrò è indubbio; non è sufficiente, tuttavia, a tenere in piedi questa floscia derivazione.
Quarto tassello della "tetralogia Frankenstein", prima che la saga dirotti nei cross over e nelle parodie, è il capitolo più debole e derivativo. Professionale nella forma, ma dilettantesco nella scrittura, riserva troppe ingenuità ricorrendo alle solite scene clou (il risveglio, il processo, l'intervento, la rivolta, la fiaccolata finale). Sotto il mascherone di Jack Pierce, Lon Chaney jr. non ha un briciolo della tormentata umanità di Boris Karloff. Bela Lugosi, nel ruolo di Ygor (cui viene espiantato il cervello!) vivacizza un film inerte.
Chiude la tetralogia di Frankenstein della Universal (il più iconico) senza Karloff, con Ygor redivivo (ancora Lugosi) e il mostro incarnato da Lon Chaney Jr. È il film più forzato e sottotono dei quattro, in cui poco rimane della magia espressionista per un gotico con scenografie più vicine al realismo. Seguiranno vari spin off d'incontro con gli altri mostri (Dracula, Uomo lupo) fino alla trasformazione in commedia con Gianni e Pinotto, che segna la fine del classic gothic Universal. Lo scambio del cervello sarà ripreso dalla parodia di Brooks.
Già Il figlio di Frankenstein, tolti la bellezza delle scenografie e il decoro del cast, dava segni di un impoverimento spirituale. Qui siamo in pieno territorio bis: lo script presenta buchi (l'inedito Ludwig Frankenstein rinnega e nasconde le ignominie della sua stirpe ma non ha mai cambiato cognome; viene detto e ribadito che il mostro è debole ma spezza catene come niente), Karloff è assente (sostituito dal comunque adatto Chaney) e il finale è assai ingenuo. Tuttavia la confezione non è indegna e, anche grazie alla breve durata, rimane un divertente monster-movie vecchio stile.
MEMORABILE: La rinascita della creatura dallo zolfo; Il mostro aiuta una bimba a recuperare la palla; Il rapimento della bimba; Il mostro con la voce di Lugosi.
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Come preferisci, considera però che la saga Universal di Frankenstein (con la creatura protagonista) finisce qui, poi iniziano i vari cross over e le parodie.
DiscussioneZender • 21/05/20 09:39 Capo scrivano - 48883 interventi
In effetti ricordavo male, alla prima saga i quadratini erano stati messi, quindi l'ho messo anche qui, grazie.