Il riferimento a fatti sulla guerra fredda documentati dal romanzo dello scrittore-spia Pierre Nord non basta ad innalzare il livello qualitativo di una pellicola lenta e pletorica che dispiega il solito polveroso repertorio spionistico di infiltrati, microfoni e telecamere nascoste, interrogatori con la macchina della verità e misteriosi suicidi. Regia smorta e anonima. Nel cast di stelle internazionali brillano di prima magnitudo Brynner, Bogarde e Noiret, mentre la colonna sonora di Morricone orchestrata da Nicolai diffonde una gradevole aria di italianità.
Un discreto calderone spionistico in cui tra filmati di repertorio ed un, lievemente prolisso, sviluppo narrativo, si affronta l'arcinoto tema della guerra fredda. La pellicola cerca l'analisi avvalendosi di un cast di prim'ordine e di una corretta colonna sonora, ma rimane nel limbo della media.
Nel calderone di film (quasi) anonimi del genere espionage/polar francese entra anche "Le Serpent" diretto da un Verneuil non proprio in gran forma che dirige attori importanti anche se a livello, purtroppo, a volte fumettistico. Una trama banale e risaputa per chi leggeva cronache o libri sulla guerra fredda in quegli anni, supportata da una fotografia piuttosto anonima e dalle musiche di Ennio Morricone orchestrate con l'organico in voga a quegli anni e la voce di Edda dell'Orso.
Un ottimo film di spionaggio sul clima della guerra fredda. L'attenzione non deve calare, ma il cast mondiale e una discreta suspense facilitano l'impresa. Troppo facile capire che sotto c'è un inganno, ma solo chi alla fine saprà soffocarlo capirà a cosa il medesimo volesse mirare. Violento fisicamente e ancor più moralmente, specie nel dossier televisivo sull'addetto alla sicurezza accusato di doppio gioco, ed è molto interessante nella descrizione delle potenzialità della CIA. Eccellenti Noiret, Fonda e la Lisi, mentre Brinner e Bogarde non deludono.
MEMORABILE: "...Un serpente che ha visto il Paradiso non è più affidabile".
Caduto in disgrazia in patria, colonnello russo di stanza in Francia si consegna agli americani. Qualcuno trama nell'ombra... Solido film di spionaggio che, pur non potendo contare su un ritmo frenetico, si lascia ugualmente apprezzare per il realismo e la serietà con cui vengono narrati gli intrighi della guerra fredda. Nessuna concessione allo spettacolo e a gesta eroiche e il discrimine, più che tra buoni e cattivi, è tra chi compie il proprio dovere e chi invece gioca su più tavoli. Strepitoso il cast, efficaci le musiche di Morricone.
MEMORABILE: La macchina della verità; L'omicidio acquatico; Il finale.
Spy story ambientata ai tempi della Guerra Fredda, con intrighi e doppiogiochisti che si muovono fra Francia, Russia, Usa e le due Germanie. Niente che non si fosse già abbondantemente visto al cinema e che oggi ha perso completamente la sua attualità. La sceneggiatura piuttosto piatta non aiuta a sollevare dalla mediocrità una storia priva di momenti avvincenti che dipana con fatica per più di due ore una matassa prevedibile da subito agli spettatori meno sprovveduti. Un film lento e noioso che si salva in parte grazie al buon cast. Evitabile!
Anemico nella regia (Verneuil ci mette solo un po' di esperienza) e con vistosi rallentamenti. Nonostante questo (e nonostante alcuni sbilanciamenti politici oggi datatissimi), il film riesce, forse involontariamente, a ricreare un credibile clima di paranoia e sospetto. Il gran cast internazionale non viene sprecato invano: Brinner, Fonda e un ambiguo Bogarde danno il loro contributo; Noiret, però, con la sua finta bonomia, è una spanna sopra a tutti.
I film di spionaggio, specie quelli degli anni '70, hanno sempre un po' il difetto di attorcigliarsi su se stessi. Se poi a questo si uniscono una regia piatta, un ritmo soporifero e un'atmosfera più da documentario che da film (complice soprattutto la voce narrante), allora la frittata è fatta. Un film dalle potenzialità non sfruttate. A poco serve il cast stellare, che si conferma grandissimo, ma non salva questa pellicola noiosa. Non male il finale.
Il cast è straordinario con stelle internazionali americane, francesi e attori italiani. La trama è un congegno intricato ma perfetto, con storie di delazione e omicidi a sangue freddo. Al solito colpisce l'atmosfera di viscida incertezza, per cui niente è sicuro e nessuno al di sopra di ogni sospetto. Peccato per la freddezza narrativa e la resa finale fin troppo ben oleata, nei tempi e nei modi. Va bene come esercizio di stile.
Il clima è quello giusto, gli intrighi e i doppigiochi si sprecano; chi ricerca lo spionistico da vera guerra fredda troverà qui una giusta mistura. Pecca per l'eccessiva lunghezza, che si espone pericolosamente a punti morti (peraltro non risolti in sceneggiatura, e presenti forse anche con un minutaggio inferiore). E se a Verneuil manca il colpo d'ala, chi si eleva in volo è il cast, guidato non dal pur bravo Brynner né dall'aquila americana Fonda, ma da un Noiret in certi momenti strepitoso, e da solide interpretazioni quali quella di Bouquet.
MEMORABILE: Le operazioni di terza forza: aiutare i movimenti di liberazione di certi paesi, seminare la rivolta in altri, abbattere un governo e sostituirlo.
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