Il ritratto della signora Yuki - Film (1950)

Uno degli approdi alla maturità più compiuta di uno dei grandi di ogni tempo. Attraverso lo sguardo impietoso di una serva Mizoguchi racconta una storia al femminile che pare attuale oggi come ieri. Umiliazioni psicologiche, denigrazioni sessuali (o solamente "potente" o per nulla per le figure maschili) fino alla morte e all'implacabile giudizio della serva. Un film esemplare dove il delicato disincanto del materiale rende, per contrasto, la durezza della materia narrata.

Tra i tanti film di Mizoguchi è uno dei meno noti, ma è sicuramente uno di quelli che merita il recupero. All'inizio potrebbe sembrare uno dei tanti ritratti femminili del regista giapponese, ma ben presto si capisce che non è affatto così. Si assiste infatti a un tragico percorso di degradazione in cui la protagonista subisce ogni sorta di sopruso e umiliazione fisica e psicologica. Il tutto raccontato in modo magistrale. Un'opera diversa e per certi versi inedita nella filmografia del maestro nipponico; un'opera potente e per i tempi coraggiosa: si staglia nella memoria.

Tra i film più "scioccanti" del Maestro Mizoguchi, il quale spinge alcune situazioni davvero al limite dell'esplicito e in alcuni casi addirittura del pruriginoso (il voyeurismo del ragazzino Seitaro). Il tutto a sottolineare implacabilmente (anche qui perfino crudelmente) il doppio potere che Yuki subisce sul piano sessuale (l'attrazione per il viscido marito) e sociale (l'atteggiamento "aristocratico" che le fa sopportare umiliazioni continue e inaccettabili). Non meno tranciante il giudizio sul dolce ma molle maestrino di Uehara mentre perplime il punto di vista della servitù.