Leggevo in giro (soprattutto su
Film tv, all'epoca dell'uscita nei nostri cinema del film) che l'esordio registico dell'immaginifico direttore della fotografia di
Intervista col vampiro,
Mary Reilly,
La Foresta di Smeraldo e
Il Pianeta delle Scimmie burtoniano (e più di 70 film illuminati dal suo genio) sarebbe un remake non dichiarato del capolavoro greenawayano
I Misteri del Giardino di Compton House
A dir la verità, Rousselot (e lo script di Tim Rose Price) prendono in "prestito" solo l'intelaiatura del capo d'opera di Greenaway (curioso come in alcune interviste, tra i rammarichi di Rousselot, ci sarebbe quello di non aver illuminato il primo, indimenticabile, lungometraggio di Greenaway e che per esordire come regista ha letto ben 150 script per poi scegliere questo) e cioè un progettista di giardini (Ewan McGregor), al posto di un disegnatore, invitato da un imprenditore (Pete Postlethwaite) nella sua magione di campagna, con il compito di costruire un faraonico giardino (senza badare a spese) in onore del suo status di gran signore , per far felice la bella moglie Julianne (Greta Scacchi) e anche per cercare di ristabilire l'ordine mentale alla squilibrata figlia Ann/Thea (Carmen Chaplin)
Ecco, il filo rosso che unisce
Il Bacio del Serpente ai
Misteri del giardino di Compton House finisce quì
Se il feroce, visionario e nichilista capolavoro di Greenaway si gonfiava di cinismo e follia man mano la storia prendeva forma (fino all'agghiacciante finale, tra putti che orinavano e esecuzioni di belluina violenza), questo di Rousselot si sgonfia irrimediabilmente e rovinosamente mentre la storia va avanti, e chiude con un finale insulso, banale e romanticheggiante, rivelandosi per quello che e un tronfio e stucchevole romanzo d'appendice.
Rousselot sembra più interessato alla forma geometrica del faraonico giardino e ai colori della natura circostante (inutile rimarcare la pregevole fotografia di Jean-Francois Robin) che al tessuto del racconto (i soliti intrighetti da telenovela del solito film in costume)
Anche se qualche buon momento di gran cinema riesce a piazzarlo (i falciatori all'inizio che falciano un uccello che cova tra le erbacce, la costruzione dello sfarzoso giardino, la furia del vento-che sembra una maledizione divina portata dalla figlia Thea-che lo distrugge), il mago della luce non riesce a coinvolgere, trasmette poco o nulla a livello emotivo, e quel che e peggio annoia non poco, con una storiella incolore e ben poco passionale di amoretti, figlie sciroccate, intrighi all'acqua di rose e catalogazioni di fiori e piante di tutte le specie.
Il rigore formale non si discute (fotografia, costumi e soprattutto scenografia) ma manca totalmente l'anima e la passione (per dire, chessò, sia la Scacchi che la Chaplin non mostrano nuda nemmeno una caviglia, e il tutto pare così pudico da far venire l'orticaria)
La Chaplin (per il suo squilibrio mentale) e costretta a esorcismi (!) a base di sanguisughe e terapie alla
I Diavoli da un medico da operetta (anche quì risulta, visivamente, davvero poca cosa), la Scacchi ammica e fà i sorrisini cercando di portarsi a letto (invano) McGregor, Richard E.Grant si stampa ghigni beffardi e luciferini sul volto, mentre la Chaplin risulta odiosa e insopportabile nel ruolo della figlia "contro" e poco diplomatica
Il cinema in costume lo adoro se sanguigno e viscerale, e ahimè, non e assolutamente questo che offre
Il Bacio del Serpente
La vera forza del film e la colonna sonora di Goran Bregovic, che regala un pezzo meraviglioso e che ti entra nel sangue. Una musica tribale ipnotica mentre i contadini falciano l'erba e gli operai disboscano le erbacce che circondano la villa per costruirci il meraviglioso giardino
Il titolo del film si riferisce al tocco finale della costruzione del giardino, un disegno detto
Il Bacio del Serpente, cioè un serpente che si tiene in bocca la sua stessa coda
C'è anche il figlio di John Boorman, Charley, nel ruolo di un segretario un pò idiota
Rousselot, sui titoli di coda, ringrazia (tra gli altri) anche John Boorman