I porno amori di Eva - Film (1979)

Storicamente importante per un noto primato (conteso da La parte più appetitosa del maschio) a lungo dibattuto dagli hardologi, il film di Mille si presenta eroticamente accattivante anche nella sua versione soft. Peccato che tutto il resto oscilli tra il pietoso (realizzazione un po' come capita, due location messe in croce) e l'abominevole (i numeri comici del signor Katz, con ovvie battute sul suo cognome), mentre la solita iniziazione su cui poggia l'infima trama appare troppo repentina per risultare perturbante. Musiche sopportabili.

Terribile e poverissimo filmetto, la cui importanza storica (in effetti è giusto definirla così) sta nel fatto che circolò pure hard, agli albori della storia tricolore del genere. I tentativi umoristici, affidati a Rod Licari in versione germanica, sono veramente miserrimi. Ambientazione in un campeggio, fanciulle così così (però c'è la Zoccheddu), il non irresistibile Claudio Perone nel ruolo maschile principale...

Eva, un'ingenua ragazza, viene mandata dai genitori in un campeggio di proprietà di suo zio per le vacanze... Visto nella variante epurata di scene ardite è in ogni caso un film lungo e costruito secondo i dettami della commedia sexy di bassa lega. Situazioni da squallida pochade e continui richiami alla volgarità sono il sale di una struttura volta - si capisce - allo scaturire di una scena di sesso. La parte "comica" dell'opera di Giorgio Mille è fornita da Rodolfo Licari (non nuovo, in simili operazioni) che fa il tedesco. Micidiale!

Terribile filmetto il cui unico elemento di interesse è storico. Pare, infatti, sia stato il primo hard italico, anche se la cosa è dibattuta. Per il resto non c'è assolutamente nulla da segnalare soprattutto poiché visto in versione soft: la storia è uguale a mille altre. Tutto è un pretesto per arrivare a mostrare scene osé che di erotico hanno ben poco ma spesso sono solo inutilmente grevi. Basti vedere i primi minuti per capire l'andazzo: un "montaggio alternato" (mi si conceda l'espressione sacrilega) in cui si intrecciano battute (che non fanno più ridere nessuno), doppi sensi e sesso.

L'impressione è quella del film amatoriale in tutti i sensi, con una serie di scene malamente assemblate in modo da tentare di collegarle con una certa consequenzialità. Gli schemi narrativi sarebbero quelli della commedia degli equivoci, ma talmente abbozzati e confusionari da tediare quasi subito, inframezzati da scene erotiche davvero truci e alcuni terribili siparietti di Rod Licari. La distanza tra le coeve commedie erotiche di Laurenti e Tarantini è abissale, anche solo confrontandole con il pressappochismo, qui, di Mille, non nuovo a simili pellicole.

Dopo l'esordio con le collegiali, Mille ci riprova, ma riesce a fare peggio. Almeno nel primo tentativo poteva beneficiare di qualche bel nome nel cast, ma qui abbandona ogni velleità appoggiandosi a professionisti dell'hard. Nessuna idea, né comica e né erotica, ma solo squallidi pretesti per esibire le nudità delle ragazze. In questo misero contesto Licari sembra quasi un grande comico. Ma poiché al peggio non c’è mai fine, con la terza chance il regista proseguirà la parabola discendente affossando definitivamente la settima arte.