La parte più appetitosa del maschio - Film (1979)

Il titolo (a metà strada fra volgarità e finezza) è chiaro. Motivo di celebrità della pellicola è il fatto che circolò, come il più noto Le pornokillers, in duplice veste (soft e hard). Mentre nel film di Mauri gli inserti erano recitati da gente estranea al film originario, qui a fare hard sono i medesimi attori della versione soft. Commediola esile, la cui trama mescola storia antica, erotismo e gioco d'azzardo, che (a dire il vero) suscita interesse solo perché è fra le primissime pellicole italiane hard a circolare in Italia. Va però detto che il primo quarto d'ora è attorialmente discreto.

Dilettantesco e curioso, banale e bizzarro, si distingue per il fatto che l'attore protagonista (De Manincor, che aveva in piedi una carrierina da attore "normale") si esibisce senza controfigure o inserti in scene hard. La trama è di quelle che si scrivono sul tovagliolo al bar: un ladruncolo viene assoldato per un curioso colpo e contemporaneamente deve mettere in pratica una serie di posizioni sessuali per una sorta di ricerca connessa al colpo medesimo. Il committente del colpo è Renzo Rinaldi ("E chi sono io? Babbo Natale?!"). Terribile.

Titolo considerato invedibile e inaspettatamente riemerso nella versione soft circolata in Germania. Sugli schermi nostrani fece invece una fuggevole apparizione in veste hard, quella decisamente più appropriata a parte del cast. Considerato solo nella versione "morbida", il film è una commediola modestissima, girata con totale penuria di mezzi e costruita su una sceneggiatura a dir poco elementare, ma non priva di un rudimentale senso del ritmo. Da vedere più che altro come documento storico.

Un matematico viene “assunto” come ladro da un esperto di statistica delle 129 posizioni sessuali cretesi per poter danneggiare una rivale in tale disciplina. E’ questa la base di questa brutta commedia che non va oltre alla trama, sorretta da scene di sesso tra cui se ne segnala una su di un’altalena, saggio delle posizioni sessuali cretesi (peggio era quella con la cassettiera in Con la zia non è peccato). Rinaldi in tale contesto sembra Peter Sellers. Orrido il costante sottofondo musicale di Alessandroni.