House of darkness - Film (2022)

Un uomo e una donna si incontrano per caso in un bar e finiscono a casa di lei, dove ogni cosa non è come sembra. Titolo e plot non tradiscono certo una grande ispirazione, eppure il film si difende con i dialoghi serrati e la prova del (ristretto) cast. Attraverso l'ambiguità del discorso che prelude alla possibilità del sesso, si evoca una figura maschile sempliciotta e meschina, inadatta ad affrontare le sfide di una "nuova" femminilità (per quanto ancora mitizzata). Un piccolo film, una favola nera dall'intreccio semplice ma accattivante, magnetica come le sue protagoniste.

Lui rimorchia una tipa che si fa accompagnare a casa, una sorta di maniero in aperta campagna. Moderna interpretazione del vecchio gothic in tempi moderni, che nasconde un finale palese fin dall'inizio per chi conosce il genere (e nomi iconici come Mina e Lucy). Kammerspiel con trama da una frase, trova il suo punto di forza nella sceneggiatura dai dialoghi bizzarri e intorta-spettatore, che incuriosiscono e intrattengono fino al prevedibilissimo finale anche grazie alla verve grottesca del protagonista chiacchierone, mentre le donne hanno sicuramente il necessario fascino gotico.

Tre donne contro un uomo solo, tre sorelle dal fascino neanche tanto enigmatico, decise a vendicarsi di un passato inglorioso. Il film parte in quarta, grazie alle ambientazioni neo-gotiche, i candelabri e un accenno ematofago rivelatore, poi gira attorno a se stesso e ai suoi dialoghi promettenti. Tutto poi si infrange miseramente su un finale tanto povero quanto elementare. Andava bene al limite come breve episodio o come corto.

Film d'atmosfera che riesce a legare l'appeal della casa stregata con un pizzico di vampirismo (non a caso due delle tre protagoniste hanno nomi che derivano dal Dracula di Stoker) trascinando lo spettatore in una lunga notte fatta di rumori e ombre. Probabilmente troppo parlato e a tratti un po' attendista, il film riesce comunque nella non facile impresa di intrattenere fino alla fine, senza ricorrere ai trucchetti dell'horror.

Ci vuole coraggio per proporre un horror il cui il parlato occupa almeno il 90 per cento del tempo totale; LaBute (anche sceneggiatore) ha il merito di riempire il tutto con dialoghi talvolta strambi, ma in linea di massima verosimili e mai tremendi o fastidiosi. Chi cerca azione verrà deluso, ma va detto che il film ha un suo fascino incentrato sull'ambientazione e sulle vagamente morbose padrone di casa (purtroppo il nome di una di costoro rende intuibile la piega che la storia prenderà). Temporeggia un po' troppo, ma è qualcosa di diverso dal solito e dunque merita la visione.

Una location, quattro attori e una sceneggiatura ricca e formalmente riuscita per questo thriller che finisce per sconfinare nell'horror. Prolisso ma mai troppo fastidioso, abbastanza credibile per come va a descrivere una situazione (almeno di partenza) verosimile. Purtroppo paga il suo essere (volutamente) scontato e una tensione non sempre costante, anzi. Molto in parte Long, brave anche le attrici. Avrebbe però avuto forse più senso come episodio di una serie antologica.

Kammerspiel gotico, fatto di candele e cocktail da sera, con quattro personaggi in cerca di orrore che LaBute accomoda in salotto a riequilibrare a modo proprio eccessi e rivendicazioni del MeToo et similia. Il tratto distintivo sta però nei dialoghi fluviali, accidentali ma (diciamocela tutta...) spesso sazievoli, tant’è che forse iniziarne la visione in tarda serata non è propriamente l’ideale. A dir poco avventato, per chi avrebbe voluto che l’arcano si mantenesse tale fino al finale, lo svelamento dei nomi delle donzelle. Justin Long scream king del decennio.