Insolita mescolanza di generi per uno sceneggiato che alterna intuizioni e momenti felicissimi a lunghe fasi di attesa, che si concretizzano in una terza puntata (di quattro) che non riesce a legare il tutto come meriterebbe. La vita di Philippe Dussart (Zanetti), pubblicitario di successo a Ginevra che fila con la collega Catherine (Belli), è sconvolta da un accadimento insolito quanto inquietante: qualcuno, regolarmente, mentre lui è in ufficio, entra in casa sua e lascia le cose fuori posto senza rubare nulla; ascolta sempre lo stesso disco ("A blue shadow", che è poi la celebre sigla dello sceneggiato firmata da Romolo Grano e Berto Pisano), beve lo stesso alcolico,...Leggi tutto fuma ma non si fa mai trovare. Un'ombra, appunto, che si materializza discreta in assenza di Philippe facendolo infuriare e portandolo a installare una piccola telecamera nella speranza di sorprenderla. Il sistema funziona ma le immagini restituite dal filmato, poco a fuoco, mostrano una donna bionda, non facilmente riconoscibile, che entra in casa con l'uomo che Philippe rinverrà poi cadavere in salotto e che getterà nel lago vicino senza avvertire la polizia. Ma la polizia arriva ugualmente, messa in allerta dalla telefonata anonima di una donna che voleva sapere se l'uomo da lei visto nella casa di cui aveva fornito l'indirizzo (quello di Philippe) era morto o solo ferito. Un'enigma che sembra irrisolvibile, anche se qualche indizio per risalire all'identità non solo del defunto ma anche della donna esiste. Per seguire le sue piste Philippe trascura completamente il lavoro (con ovvia irritazione del suo principale) e s'immerge anima e corpo nel caso trascinandoci con lui in un mondo fitto di falsi indizi, personaggi inquietanti (il migliore è Corrado Gaipa nel ruolo dell'avido uomo del banco dei pegni) e di splendide donne. Oltre alla Belli, infatti, entra in scena dalla seconda puntata anche Beba Loncar (con un accento straniero non proprio piacevolissimo da ascoltare), figura chiave e che sposterà parzialmente le indagini nel suo paese d'origine, sui monti. Le location ginevrine sono un bel valore aggiunto, va detto, insolite e caratterizzanti, lontane dall'Inghilterra del solito Durbridge e perfettamente in linea con l'atmosfera di apparente rilassatezza in cui si svolge la vicenda. Non c'è infatti vera tensione se non psicologica, stemperata comunque da dialoghi filosofico-esistenziali che in più parti rallentano d'improvviso il ritmo per farci cullare dalle voci suadenti dei protagonisti che pontificano sulla vita e l'amore, sulla fuggevolezza dell'istante e le ombre. Senza mai tralasciare comunque il dramma di un delitto che non rimarrà l'unico e che rischia di stringere ogni giorno più d'assedio il povero Philippe. Anche perché il commissario (cui il bravo Renato De Carmine dona uno spirito singolare riassunto negli improbabili papillon che indossa) non sembra affatto convinto che la telefonata anonima fosse solo uno scherzo come l'uomo cerca di portarlo a credere. A tratti si ha l'impressione di aver a che fare con uno sceneggiato davvero intrigante, atipico, riuscito, coinvolgente, ricco di atmosfera, recitato senza grandi picchi ma in maniera adeguata e funzionale; poi però, alla resa dei conti, si nota quanto fatichi a mantenere per le quattro puntate la stessa aura di trascendente mistero deviando in ambiti meno interessanti tra ricatti e scorie naziste non sempre convincenti. Altalenante, con qualche buco nella soluzione (da cosa era stata dettata la scelta di quella casa?) e sequenze da noir o da krimi poco stimolanti.
Grande successo femminile per Giancarlo Zanetti, che passerà poi al cinema con Troppo rischio... di Ercoli. Lei è una misteriosa Beba Loncar, all'epoca già ben nota. Il magico stenta a scaturire dalle zone a cavallo fra Italia e Svizzera (le location de Il segno del comando sono lontane, sia geograficamente che suggestivamente), ma l'enigma prende benino. La soluzione finale (quei vestiti nell'armadio..) è curiosa, perché riesce ad arrivare abbastanza a sorpresa, per quanto sia priva di originalità. Discreto.
Alla regia c’è D’Anza, ma il risultato è parecchio deludente: un mistero che si scioglie troppo rapidamente e senza alcun pathos, ritmo lento e soporifero, dialoghi impregnati di retorica esistenzialista da bancarella e dichiarazioni amorose da telenovela. Eccettuando il commissario in papillon De Carmine e un Gaipa egro e minaccioso - protagonista di una sequenza "sudata" che vale da sé tutte le quattro puntate - gli altri attori appaiono fuori parte e ingessati in un’unica espressione. Sfuggevole.
MEMORABILE: «Se altri uomini uccidono, la colpa è anche nostra».
Di ombre, il brillante pubblicitario Philippe (negli anni '70, i "brillanti pubblicitari" tiravano!) ne incontra più di una: quella dell'enigmatica Silvia, quella di un misterioso persecutore, quella di una tragedia storica, quella della propria inquietudine di uomo realizzato nella professione, ma fragile nei sentimenti. L'incipit ammicca al paranormale, poi le ombre prendono corpo, e il mix tra giallo, dramma sentimentale e fantapolitica non è mal riuscito, peccato ci si crogioli troppo al fuoco lento della malinco-noia. Sentenzioso e saturnino.
MEMORABILE: "Chissà perché non riusciamo mai ad aiutare coloro che amiamo!" "Forse perché non li amiamo per ciò che sono, amiamo le loro ombre...".
L'allora idolo delle massaie Giancarlo Zanetti nei panni di un brillante e ricco pubblicitario di Ginevra che si ritrova - suo malgrado - in un'intricata vicenda che sa d'improbabile, ma la costruzione piacevolmente arzigogolata e forse il fascino 70's che trasmette, ci fanno perdonare certi difetti. I ritmi sono quelli convenzionali dello sceneggiato Rai, dunque lenti: ogni parola è centellinata, teatrale, scandita nel tempo, ma va bene così. La presenza di Beba Loncar e Laura Belli sa di ruffiano e strizza l'occhio al pubblico maschile.
Quattro puntate con l'ultima abbastanza deludente per come si arriva al finale, dove ormai lo spettatore ha intuito tutto (e inoltre non ci viene spiegato il perchè della scelta della casa di Zanetti)... Lo sceneggiato è comunque molto gradevole, con due scene da ricordare; meglio la Belli che la Loncar, ma il cast di contorno è di livello molto alto. Avrei decisamente accorciato quelle discussioni nel finale del protagonista sia con la Loncar che con la Belli...
Se da un lato ci si può lamentare di come le prime tre puntate siano state lunghe e inconcludenti, senza lasciar minimamente presagire la soluzione del mistero, c'è da dire che l'ultima è una delle più belle in assoluto di tutti gli sceneggiati. A quel punto, visti i discorsi della Loncar e ancor più della Belli, la vera ombra sembra Zanetti e le sorgenti di luce quasi divina loro due! Soprattutto poi la Belli... una donna che reagisca in una maniera così illuminata come lei si può solo trovare in uno sceneggiato televisivo.
MEMORABILE: La febbre dell'orchidea; La finestra lluminata al terzo piano.
A dispetto dell'enorme successo, molti lo considerano uno degli sceneggiati gialli più noiosi dell'epoca. In effetti il suo punto di forza non sta certo nel ritmo (che lievita solo nell'ultima puntata), ma la vicenda, benchè zavorrata dai troppi dialoghi a sfondo sentimentale/esistenzialista, si lascia comunque seguire e i riferimenti al nazismo e al terrorismo di estrema destra gli donano un apprezzabile tocco di originalità. Solo discreti Zanetti e la splendida Loncar, ottimi la Belli e De Carmine, folgorante il cammeo di Gaipa.
MEMORABILE: L'ultima puntata; Lo splendido tema musicale di Romolo Grano: senza, lo sceneggiato avrebbe perso molto...
Pur non brillando affatto sotto l'aspetto del ritmo, questo sceneggiato Rai è comunque molto gradevole e con intrecci piuttosto interessanti. Diviso in quattro puntate di cui l'ultima è senz'altro la migliore, anche per via del leggero innalzamento del ritmo e per una soluzione finale abbastanza sorprendente. Il protagonista Zanetti se la cava benino, mentre tra le entrambe splendide Loncar e Belli è sicuramente più convincente la seconda. Cast secondario ottimo, in particolare De Carmine e Gaipa. Discreto.
Misteriose presenze abitano la villa di un pubblicitario interpretato da Zanetti: parte da qui la trama di uno sceneggiato abbastanza riuscito anche se alcune lentezze lo penalizzano; così come un finale che non è poi così sorprendente ma che vede un cast adeguato con Zanetti e la Belli insieme alla bellissima Loncar. Forse la suddivisione in quattro puntate risulta esagerata ma si usava così.
Un uomo metodico, puntuale a sè stesso, incontra un'ombra vaga che poco a poco si materializzerà, sconvolgendo la sua esistenza, seguendo il filo di una matassa incredibilmente intricata. L'intreccio fittissimo si dipana con un senso continuo di attesa verso un mistero che si schiarirà lentamente. I dialoghi sono intelligenti, il clima ci porta nostalgicamente indietro di decenni, gli attori di gran classe: primi fra tutti Zanetti, Laura Belli e la splendida Beba Loncar, che qui recita con la sua soffice voce.
Sceneggiato giallo tra i più famosi del genere, ma per lo spettatore odierno difficilmente diventerà il cult che è per chi lo vide all'epoca: un soggetto valido e insolito viene mortificato da una sceneggiatura che si preoccupa solo di riempire il format, senza svilupparne tutte le potenzialità e senza la tensione necessaria; la regìa dell'ottimo specialista D'Anza appare svogliata e anche le prove attoriali - solitamente punto di forza del genere - sono sotto la media. Si salvano alcuni ruoli di contorno (Bartolucci, De Carmine, Gaipa) e il tema musicale, qui fondamentale.
MEMORABILE: Il disco "Blue shadow", tema musicale epocale usato anche in maniera diegetica.
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Dussus, insieme al Legnani ormai sei il mio compare di merend... ehm di sceneggiati! Ottimo ;)
Lo vidi poco tempo fa e mi parve piuttosto lungo (forse una puntata in meno non avrebbe guastato), comunque complessivamente un giallo interessante e Zanetti un volto inchiodato agli anni '70.
DiscussioneDusso • 21/11/12 17:20 Archivista in seconda - 1931 interventi
Oddio di sceneggiati ne ho visti veramente pochi anche se in effetti nell' ultimo periodo un paio ne ho commentati. Zanetti si pare proprio un uomo dei 70's
DiscussioneManfrin • 21/11/12 17:47 Servizio caffè - 479 interventi
Anch'io ho incontrato un'ombra........e l'ho bevuta
Dusso ebbe a dire: Oddio di sceneggiati ne ho visti veramente pochi anche se in effetti nell' ultimo periodo un paio ne ho commentati. Zanetti si pare proprio un uomo dei 70's
Beh, altro che un paio! Oltre questo, Astuzia per astuzia, Turno di notte, La sconosciuta e in più ti sei visto alla teche dell'altro! Persevera!
GIANNI ODDI - "HO INCONTRATO UN'OMBRA" OST 45rpm RCA ORIGINAL CAST TBBO 1057 (1974)
DREAMIN' / A BLUE SHADOW...7-inch, 45rpm OST singolo di GIANNI ODDI con ROMOLO GRANO. Promo originale italiano stampato su etichetta RCA ORIGINAL CAST (TBBO 1057) del 1974.
Superba colonna sonora funk con temi vocali corali, condotta dall'arrangiatore jazz di culto Gianni Oddi, accompagnato da Romolo Grano all'e-piano. Entrambi i lati hanno quel suono fuori dalla norma tipico della library italiana con un retrogusto di Euro blaxploitation. Senza dubbio una delle releases più oscure e desiderabili con il favoloso tema funky lounge DREAMIN'. Drum breaks & beats B-boy a profusione / conga / wah wah / big bassline / voci sexy scat / archi disco / corni jazz / fender rhodes da trip e fraseggi delicati di piano. Presente nella compilation Easy Tempo Vol 4. DREAMIN' era il tema originale promozionale della serie televisiva della RAI "Ho incontrato un' ombra" ma non è stato mai registrato in seguito da Berto Pisano per il suo Lp "A blue shadow". Questo singolo promo infatti include anche la versione originale e superiore di A BLUE SHADOW, molto più mood e sleazy, se paragonata a quella di Berto Pisano, con patterns di batteria hip hop / tastiere trippy / motivi di chitarra rock distorta ed orchestrazioni down-tempo. Realizzato lo stesso anno della sessione della library di Oddi "Style" su etichetta RCA SP 10048.