Apocalisse per implosione, ovvero la versione drammatica di una sorta di riunione di condominio fantozziana destinata a sfocare nel ritorno allo stato di natura. Dalla potente metafora ballardiana, W. trae un film non pienamente riuscito a livello di sceneggiatura, per certi passaggi poco definiti che ne inquinano la limpidezza, ma convincente sul piano visivo e anche nella scelta del cast, con Hiddleston elegante anche inselvatichito, Irons ineffabile/inaffidabile, Evans mullettato che sembra un reperto anni '70. Opera imperfetta ma fascinosa di un regista mai banale, da seguire con interesse
MEMORABILE: Il party in maschera; L'invasione della piscina; La caduta sul cofano della vettura; il degrado del parcheggio
Se è vero che da punto di vista narrativo perde qualche colpo ed un po' troppo ellittico, non si può che esultare per uno stile visivo fiammeggiante e straordinario sempre ricco di inquadrature ricercate, seducenti e spesso di grande bellezza. Così il regista mostra di avere un talento cristallino che va assolutamente tenuto d'occhio. E in fondo va anche dato atto alla sceneggiatura di saper rendere bene il crescendo ed il clima di violenza ed anarchia che si instaura nel condominio. Da vedere, che si ami o meno il genere ed il libro di Ballard da cui è tratto.
Migliorabile tagliando qua e là 10/15 minuti di girato, visto l'affastellarsi di personaggi e sottotrame che caratterizza la pellicola. Ma la qualità di inquadrature e dialoghi non si discute, non tracima mai e permette di godersi un soggetto sicuramente interessante e trattato con personalità da Wheatley, in bilico tra futuro distopico, lotta di classe e cinismo postmoderno.
Un microcosmo all'interno di un maxi condominio, metafora di un mondo attuale più che di un futuro distopico. Ci sono persino rimandi mistici. Come non pensare che il Grande Architetto, che vive nell'attico e ha costruito il tutto, non possa essere la metafora di Dio! Perfettamente caratterizzate le altre figure, bestiario umano di una realtà disarmante. E poi la corsa al consumo, la stampa a suo modo corrotta, i lacchè che aspirano al potere e i ceti dei piani bassi destinati a soffrire. Peccato per la confezione, non sempre perfetta. Le geometrie in locandina ricordano Arancia meccanica.
Nell’esplicitare, grazie a visionarietà vintage e architetture futuribili, un vecchio adagio della nonna (la vita è fatta a scale...), Wheatley conferma come sulla sua capacità di esprimere il proprio straordinario gusto ci sia poco da discutere; semmai, tra homo homini lupus e ritorni alla clava, sfugge quel po' di poesia e di armonia di cui la sovrabbondanza eccitata di idee avrebbe avuto bisogno per farsi araba fenice. Come ogni film corale che si rispetti, notevoli le facce di contorno (Cilenti, Ferdinando). Visione consigliata.
Un film sicuramente tosto e denso di idee (non sempre sviluppate con elementi di interesse) che conferma il coraggio di Ben Wheatley, il quale con il mezzo ci sa davvero fare alternando vezzi autoriali a scene decisamente più convenzionali. Peccato che la sceneggiatura sia alquanto evanescente e la discesa negli inferi della socialità, nonostante qualche bella intuizione e qualche allegoria azzeccata, manchi totalmente di empatia, fatto che appesantisce la narrazione. Un cast vincente, con un Hiddleston sorprendente e un Evans al suo massimo splendore.
MEMORABILE: La festa in piscina; Il documentario; Il rapporto con la donna in dolce attesa; Sesso e degrado.
Un gigantesco condomino come metafora delle stratificazioni e dei conflitti sociali che esplodono in seguito ad un black out. Un film che esplora le dinamiche interpersonali in una situazione di forte stress con una buona caratterizzazione psicologica dei personaggi. Il tono generale è al limite tra il drammatico e il grottesco, la regia curata, ma alcune scene sono pleonastiche e il minutaggio eccessivo. Buone ambientazione, scenografie, colonna sonora e prova degli attori.
Dispersivo e con un gusto dell'eccesso poco bilanciato da una lungimirante visione stilistica, tanto da far perdere allo spettatore non tanto la bussola quanto la pazienza e l'adesione emotiva al soggetto. Conferma il talento virtuosistico e il coraggio di Wheatley ma anche i limiti di un solipsismo eccentrico e sterile, alla Noè. Il tema della giungla sociale e della deriva animalesca del capitalismo trova altro spessore nel libro di Ballard mentre nel film si declina in un grottesco troppo compiaciuto. Precise scelte di casting, con Hiddleston e Liz Moss particolarmente in parte.
L'alba di un nuovo giorno sarà il tramonto planetario e casa è dove sta il pluri-infartuato cuore del sogno americano. Per diagnosticar carie Wheatley ostenta zucchero; mai lercia e mai plastica è la sua meringata mostra delle atrocità, steccata da un clima contratto. Conseguenza: un'allegoria dell'architettura quale leucemia della civiltà e viceversa boostata a tutto watt, vacuamente semiotizzata ed estetizzata, anchilosata quando c'è da menar colpi bassi, insonnolita quanto più prova ad alzarsi dal letto di una drammaturgia depressurizzata che demanda a Kubrick degrado e sfacelo.
MEMORABILE: L'incipit e la piscina lavatoio: il meglio e il grosso stanno lì.
Dispersivo. Nessun termine rende meglio l'andazzo di questo film. La sceneggiatura, a differenza che nel libro di Ballard, non riesce a rendere la motivazione dell'escalation; tutto è un guazzabuglio confuso in cui la prolissità di Wheatley furoreggia con un paio di colpi ben riusciti. Nonostante il tema di fondo sia nobile (conflitti sociali, rapporti umani rappresentati in base alle classi sociali, elevazione del povero, ecc.), la pellicola non coglie il segno e annoia. Bravo Evans.
Come il libro, il film denuncia il pericolo di una regressione degli esseri umani a uno stato animalesco qualora, per un qualsiasi motivo, vengano meno i freni inibitori che tengono insieme la società. In particolar modo una società dove tale controllo è esercitato con particolare forza (come nel mondo anglosassone) e dove non sono stati sviluppati altri legami come i sentimenti di solidarietà verso il prossimo.
MEMORABILE: Il discorso finale di Margaret Thatcher.
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DiscussioneDaniela • 23/05/16 15:32 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Didda23 ebbe a dire: Hiddlestone sta stupendo pure me.. Si vocifera che possa essere lui il nuovo volto di James Bond.
Mi sembrerebbe pure più adatto di Benedict Cumberbatch, altro papabile, almeno per ora troppo legato al personaggio di Sherlock Holmes. L'ex pippa Loki invece si è rivelato fascinoso sia nelle vesti del romantico vampiro per Jarmusch sia come amante incestuoso per Del Toro e, cosa non secondaria visto il personaggio, veste assai bene lo smoking (un esempio lo dà anche in High Rise), per cui per Bond versione glamour andrebbe sicuramente bene (ed anche nudo non è malaccio, ammettiamolo pure).
La questione è: nell'action come se la cava?
Thor fa poco testo, lì è un più che altro un malvagio del tipo infido/pensatore. Nè gli gioverebbe mettere in curriculum The Avengers, anche se la sequenza in cui viene sbatacchiato dall'incredibile Hulk è una di più carine di tutto il film.
DiscussioneBrainiac • 23/05/16 19:44 Call center Davinotti - 1464 interventi
Dany a volte la nostra sintonia mi sembra paranormale: per anni sono stato ossessionato da questo Urania misconosciuto (tanto che ad una "certa" ho anche cercato di contattare lo scrittore, forse agganciabile dal sito -a dire il vero all'epoca in fase basicissima- di uno dei suoi nipoti). Devo avere paura? Ha una trama (oltre che una copertina) spiccicata a Condominium, che corro a cercare a questo punto...
Grandi aspettative per questo High rise!
Didda23 ebbe a dire: Nei panni della spia in The night manager è semplicemente perfetto. Poi piace molto alle donne. Lo vedo adatto al ruolo.
anche a mio parere è una scelta azzeccata, lo apprezzo molto anche se ha "toppato" nella scelta dell'orrido Crimson Peak
DiscussioneDaniela • 23/05/16 21:11 Gran Burattinaio - 5944 interventi
x Braniac
Ho visto che la torre dei Dannati è del 1980 (pubblicato in Italia tre anni dopo), a leggere la trama sembra in effetti che l'autore si sia ispirato parecchio a Condominium: a questo punto, mi incuriosisce assai verificare se si è trattato di semplice ispirazione o vero e proprio plagio...
Entrambe le copertina sono di Karel Thole, storico disegnatore per la collana, ma quella di Condominium è molto più bella ed originale, non trovi?
Il romanzo mi è piaciuto ma non mi ha entusiasmato, ma visto il gradimento di Daniela potrei dargli un'altra chance quest'estate. Il film lo vedrò di sicuro. Grazie Daniela.
Schramm grazie anche a te delle dritte che segno sempre anche se, come sai, la lista è sempre più lunga :)
Cotola ebbe a dire: Schramm grazie anche a te delle dritte che segno sempre anche se, come sai, la lista è sempre più lunga :)
contraccambio e colgo l'occasione per avvisarti che a brevissimo ci riconfronteremo con 2 film da te segnalati (uno accoratamente drittato e l'altro pallinato): reazioni sinusoidali: con quello che credevo mi avresti trovato discorde mi trovi invece d'accordissimo, e con quello consigliatomi nì. ocio dunque, table ronde in arrivo! ;)
DiscussioneDaniela • 24/05/16 07:23 Gran Burattinaio - 5944 interventi
Cotola ebbe a dire: Il romanzo mi è piaciuto ma non mi ha entusiasmato,
Ragazzi, l'ho letto quasi quarant'anni fa, magari l'ho anche un poco mitizzato conservandone un vivido ricordo - come del resto anche gli altri di Ballard che però mi hanno meno colpito - cosa che non si può dire di tutta la massa di Urania che mi sono ingurgitata a quel tempo... ;o)
DiscussioneBrainiac • 24/05/16 16:23 Call center Davinotti - 1464 interventi
Daniela ebbe a dire: x Braniac
Ho visto che la torre dei Dannati è del 1980 (pubblicato in Italia tre anni dopo), a leggere la trama sembra in effetti che l'autore si sia ispirato parecchio a Condominium: a questo punto, mi incuriosisce assai verificare se si è trattato di semplice ispirazione o vero e proprio plagio...
Entrambe le copertina sono di Karel Thole, storico disegnatore per la collana, ma quella di Condominium è molto più bella ed originale, non trovi? Sí quella di Condominium spacca. E' simbolismo puro: la follia umana che si stacca dal palazzo geometricamente asettico, rappresentazione del tentativo fallito di ordinare il caos.