Racconto intimista e dolceamaro (ma dove prevale l'amaro) della difficile costruzione di un rapporto padre-figlio. Film dell'84 ma immerso in un'idea di cinema che affonda le sue radici nel decennio precedente e nelle precedenti prove del Newman regista. Il Newman regista, pure affrontando un tema stra-abusato, regala una prova ottima, realistica, minimalista e sincera, il Newman attore ci mette del suo ed è la ciliegina sulla torta. Splendido cast, belle musiche di Henry Mancini.
Il vedovo Newman, amareggiato dalla vita, vive col figlio ventenne, entusiasta della vita. Si scontrano, ma sono fortemente legati. Girato alcuni anni dopo la morte del figlio, il film è discontinuo e a volte retorico, ma si sente forte il sentimento autentico messo da Newman nel recitare questa parte. Bravi gli altri attori, tra cui spicca Benson (il figlio) e Joanne Woodward in un ruolo secondario molto intenso. Non sembra un film del 1984, piuttosto del decennio precedente.
Film dalle atmosfere crepuscolari e piuttosto amaro sul rapporto padre-figlio. Paul Newman discreto come regista, eccelle come interprete e si circonda di attori di gran classe come la moglie Joanne Woodward e Morgan Freeman. Una buona sceneggiatura, retorica in alcuni punti per un film che ha il pregio della sincerità, sicuramente riflesso di esperienze dolorosamente personali per il suo regista e protagonista.
Misurata e malinconica narrazione di un controverso rapporto padre/figlio. Newman alterna momenti di silenziosa disperazione a risalite di entusiasmo in questo duello emozionale tra un uomo deluso dalla vita e suo figlio, desideroso di viverla. Bei momenti e personaggi tratteggiati con cura in un film che appare molto personale.
Narrazione con forti coinvolgimenti personali da parte del grande Newman che regala un'intensa interpretazione fatta di momenti allegri e altri drammatici. La vicenda non è originale ma il tratteggio si osserva con piacere. Ottimo il cast con le due interpreti femminili sopra le righe, anche se Benson non sfigura. Finale ottimista.
Padre vedovo cerca di stimolare il figlio a cercare un vero lavoro. Newman traspone le proprie vicende personali in un melodramma crepuscolare che si salva solo grazie alla sua interpretazione e ai piccoli momenti con la moglie Woodward. Il ruolo del figlio è tratteggiato male con l'innamoramento della Barkin (lei brava) e conseguente paternità a dir poco buonista. Regia che si dimentica a larghi tratti della malattia e che non brilla nei ripetuti primi piani, emotivamente piatti.
MEMORABILE: Il servizio di piatti in frantumi; Al lavoro con la demolitrice di sera (!); Il parto nel taxi.
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