Primo film diretto da Billy Wilder (escludendo la coregia di "Mauvaise graine" del 1934) che già ci regala una commedia brillante e divertente. Ginger Rogers interpreta una ragazza che, delusa dalla vita newyorkese, decide di tornare a casa; non avendo però i soldi per il biglietto intero si "traveste" da dodicenne per accedere alla tariffa ridotta. Sul treno conoscerà Ray Milland e da lì nasceranno equivoci e situazioni deivertenti. Se si riesce ad accettare che la Rogers (trentenne) venga creduta dodicenne ci si divertirà assai.
È abbastanza incredibile che una trentenne Ginger Rogers possa passare per una dodicenne, anche se lei ce la mette tutta per rendere credibile la trasformazione, ma questo passa in secondo piano di fronte a una sceneggiatura godibilissima e a dialoghi veramente divertenti. La commedia ha un ritmo costante e le situazioni che si creano sono originali e spesso si ride di gusto. Un film ben diretto da un giovane Wilder e interpreti bravi e azzeccati (Ray Milland e Wilder vinceranno l'Oscar quattro anni dopo con The Lost Weekend). E un remake?
MEMORABILE: La madre della Rogers (la sua vera madre) deve fare la parte della nonna e dice che spera di non incontrare il nonno, mentre sale in camera.
In effetti Rogers bimbetta è credibile quanto me come cubista, ma non importa. Lei si atteggia da bimba in modo così plateale che l'unica altra adolescente in scena la smaschera subito. Invece si fa facilmente ingannare il maturo e posato Ray Milland, uomo con la testa sulle spalle (la cui vita è già stata programmata a sua insaputa dalla rigida fidanzata) i cui atteggiamenti "paterni" celano una inconfessabile attrazione verso la finta lolita, come fosse un grande e grosso farfallone attirato dalla luce. Remake con Il nipote picchiatello (Jerry Lewis nel ruolo di Ginger Rogers).
Prima vera regia di Wilder dopo la gradevole ma estemporanea parentesi parigina di Mauvaise graine. Frutto proibito rende già merito alla scaltrezza di un futuro Autore, astuto nel ricalcare alcuni stilemi della screwball comedy classica (alla Hawks per intenderci) salvo poi introdurre alcuni deflagranti innesti personali ben poco politically correct, a cominciare dai continui sottintesi e rovesciamenti erotici prodotti dal rapporto tra il Maggiore (il serafico Milland) e la Minore (una Rogers che volentieri si prenderebbe a sberlone). Grande script.
Ottimo esordio per uno dei registi più importanti della storia del cinema. Il soggetto è semplice: la Rogers, a corto di soldi, si finge bambina per avere un biglietto ridotto, durante il viaggio s'innamora di Milland e dovrà decidere se rivelargli la verità. I dialoghi sono molto brillanti, così come le situazioni ambigue che si vengono a creare. I due sono affiancati da un'eccellente Rita Johnson (già al fianco di Spencer Tracy nella biografia dell'inventore Edison) e da una giovanissima Diana Lynn, tanto brava quanto sfortunata. Grazioso.
Nel suo film d'esordio Billy Wilder mette in scena quello che sarà uno dei suoi temi preferiti: il trasformismo e l'abilità di mostrare più facce della stessa personalità. Qui tocca a una frizzante Ginger Rogers (30enne all'epoca del film) vestire i poco credibili panni di una 12enne, ma la sceneggiatura (dello stesso Wilder) è fantasiosa e col suo gusto ironico dà vita a divertenti equivoci. La superficiale ironia nasconde però il tema dell'ambiguità nell'attrazione sessuale, a cui, oltre alla Rogers, si presta bene anche il bravo Ray Milland.
Una storia così improbabile (l'avvenente Rogers che si finge 12enne per avere il biglietto scontato per tornare in Iowa dall'ostile New York) da diventare spassosa e, ovviamente, sempre più sottile e intelligente scena dopo scena. E' una pochade mixata con l'operetta, ci sono i valzer e c'è la guerra che incombe. Alla prima prova, Wilder (già sceneggiatore di grande successo) ha tutto chiaro in mente e gira di conseguenza. Sarà solo l'inizio. Bravi tutti, ma la piccola femminista Lucy (che vuole fare la scienziata, nel 1942) è un tocco geniale.
L'esordio americano di Billy Wilder è una graziosissima commedia degli equivoci a tema travestimento (campo in cui il regista si dimostrerà indiscusso maestro), ricca di dialoghi brillanti (il confronto coi controllori) e di gag evergreen (il caos al centralino). Bisogna certamente fare affidamento alla sospensione dell'incredulità per accettare la Rogers come convincente dodicenne, ma anche in questo paradosso risiede l'umorismo del film (che di fatto flirta col tema del lolitismo). Cast ottimo con la già citata Rogers, un simpatico Milland e un'irresistibilmente sveglia Diana Lynn.
MEMORABILE: Il padre "assoldato"; La Rogers scoperta nella cabina di Milland dalla fidanzata di questo; Le avances programmate dei cadetti; Finale alla stazione.
Impagabile Ginger Rogers: la sua personalità basterebbe da sola a far scoppiettare qualsiasi commedia, ma in questo caso pure il resto è alla sua altezza. Testi sagaci ed equivoci maliziosi, perennemente in bilico tra lolitismo e cougarismo, mantengono vivace la bollitura. Non è importante quanto sia credibile la trentenne Rogers come dodicenne, ma come riesca a essere sempre così deliziosamente piccante. Si sorride ininterrottamente (tra una risata l’altra) fino alla chiusura un po’ a motori spenti che non resiste alla tentazione di dare una spennellata di propaganda bellicista.
MEMORABILE: L’assalto e il corteggiamento dei giovani cadetti che si danno il turno per stare con la "piccola" Suso; Le ragazzine alla Veronica Lake.
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Interessante e acuta, la recensione dell'epoca sul New York Times, che coglie bene la sorprendente libertà del film, considerato che si era in piena epoca Codice Hays.
Libertà che onestamente sorprende anche me, considerato che una (presunta) dodicenne viene aggressivamente (per quanto goffamente) corteggiata da altri ragazzini nella scuola militare nella quale si svolge buona parte del film.
Il recensore non nota il sottotesto "patriottico" che ho notato io.
La fidanzata ufficiale del protagonista cerca di sabotarne l'intenzione di tornare al servizio attivo (e si noti che è bionda, ossia la brava ragazza nello stereotipo hollywoodiano del tempo).
La ragazza che costituisce l'elemento "di disturbo" invece lo aiuta a raggiungere l'obiettivo, non solo, ma è disposta a diventare una "sposa di guerra".
A me piace pensare che Wilder ci abbia pensato su e abbia deciso di capovolgere lo stereotipo (avendo provato sulla sua pelle cosa significasse esserne vittima), facendo inoltre un piccolo omaggio alla sua nuova patria, proprio mentre si discuteva del ruolo degli USA nel conflitto mondiale.