Faccia da schiaffi - Film (1969)

Non è assolutamente un musicarello ma una semplice simpatica commedia. Nasce sopratutto per sfruttare la popolarità di Gianni Morandi che dopo alcuni anni di musicarelli vuol cambiare direzione e ci prova con le commedie. Crispino costruisce l'intero film sulle avventure di due amici che si arrangiano come possono per tirare a campare. Il film di Gianni Morandi, tutto sommato, si lascia vedere grazie anche alla sua irresistibile simpatia.

Non musicarello bensì commedia, piuttosto divertente grazie alla scrittura briosa (e alle impossibili magliette indossate dal protagonista). Morandi vive su un terrazzo ed è morto di fame. Incontra un odioso bambino romano che gli insegna come stare al mondo istigandolo alla truffa e alla prostituzione. Temi musicali prepotenti, Morandi canta solo per sedurre una turista tedesca ed è sempre più ubriaco col progredire della trama. Fotografia gradevole. Crispino è un bravo autore ingiustamente ignorato dalla critica ufficiale.

Primo tentativo di Morandi di lanciarsi come attore tout-court al di fuori del musicarello, questa semi-commedia di Crispino è anche anticipatrice del filone lacrimevole esploso di lì a breve. L'amicizia tra il protagonista e il piccolo Cruciani (entrambi scannati ed affamati) inverte di continuo i ruoli, visto che il cantante per il suo comodo non si fa mai scrupoli di abbandonare l'orfanello di punto in bianco. Da salvare gli scorci di una Roma anni '60 che fa sempre piacere rivedere.

Pazzesco film (*) con Morandi, ai limiti dell'incredibile. Non un musicarello, ma una comediola sentimentale, basata sull'amicizia a rischio di tradimento fra uno spiantato e un trovatello. Morandi intraprende pure una carriera di seduttore di straniere. Il problema è che non si sorride manco per scherzo e che i tentativi in tal senso (Morandi che mangia come un buzzurro) sono penosi. Come se non bastasse, vederlo che, per esigenze para-pubblicitarie, fuma come un turco dà un altro tocco straniante. Altra sorpresa: il ragazzino è sopportabile.

Leggera commedia di fine anni sessanta ben diretta da Crispino che racconta le vicende di un ragazzo e di un bambino orfano alle prese con raggiri e situazioni varie per campare in una Roma ben fotografata. Morandi se la cava piuttosto bene, ma è la sceneggiatura che è poca cosa sebbene il regista diriga con piglio giusto e con ritmo. A tratti simpatico, in altri di scarso interesse. Si vede un cinema dove proiettano Corri uomo corri...

Commediola esile e piuttosto banale con un Gianni Morandi fuori forma e una recitazione molto forzata anche a causa di una sceneggiatura debolissima. Simpatico il piccolo Duilio Cruciani, ma la sua presenza non riscatta molto la risicatezza del prodotto. Dimenticabile.

Poteva uscirne un bel filmetto: una storia di proletari con inserti da Monello romanesco-chapliniani... Ne esce una cosina debole, sbilanciata e a tratti pure gratuita (la parte in cui il protagonista s'improvvisa gigolò). Il piccolo Cruciani, che surclassa l'impacciato Morandi, si carica sulle spallucce l'intera pellicola e riesce a evitare il disastro alla melassa (le paturnie sentimentali). Né musicarello né commedia: poca roba.

Amicizia con alti e bassi tra un giovane spiantato (il noto Gianni Morandi) e un bambinello di borgata romana (Duilio Cruciani, che ebbe una "carriera" di piccolo attore per poi funestamente perire di overdose d'eroina nel 1984). Armando Crispino firma una "commediola" di scarso livello, evidentemente tutta fondata sul tentativo di sfruttare il cantante bolognese in circostanze differenti da quelle del solito musicarello. Un primo esperimento che grazie al mestiere riesce a coinvolgere, pur restando nell'ambito del film per cinemini di periferia.

Film decisamente anomalo: a fine era "musicarello" si prende uno dei suoi massimi rappresentanti e lo si fa recitare senza farlo cantare; probabile che lo spettatore dell'epoca si sentisse "tradito" dalla cosa. Il risultato finale comunque non è molto convincente, perché la trama è piuttosto banale, pur toccando un tema importante quale l'amicizia. Morandi se la cava discretamente e anche il suo partner (il piccolo Duilio Cruciani) risulta più credibile di quanto ci si possa aspettare. La Belli funge da corollario alla vicenda e non incide molto.