Il primo film "lungo" di Chaplin, anche se tecnicamente resta un mediometraggio (50 minuti). La storia del trovatello abbandonato preso in custodia dal vagabondo la conoscono tutti, intere generazioni hanno visto e rivisto questo film che portò Chaplin ad un livello di notorietà impensabile. Il regista mise in scena in qualche modo la sua storia, avendo avuto tristi esperienze di orfanotrofio nella sua infanzia londinese... Forse per questo nel film si percepisce un'aria "vera" che i film comici dell'epoca nemmeno si sognavano.
Dolcissimo, celebratissimo film di Chaplin, che fa sorridere e che fa commuovere senza sparare colpi bassi, solo con una attenzione e con una pulizia che dànno un indimenticabile tocco poetico. Il monello (Coogan) ha poi avuto grande popolarità, molti anni dopo, nella serie televisiva de La famiglia Addams.
La genialità di Chaplin regista qui è particolarmente evidente. Non la si deve però cercare nella trama, o nelle inquadrature, ma nella capacità di raccontarci una storia molto triste in chiave ironica e spesso così comica da farci ridere di gusto (non è da tutti suscitare ilarità narrando di un poverino squattrinato, che fa l’impossibile per nutrire e crescere dignitosamente un trovatello). Ed è proprio grazie a questa sua capacità che ci si sente quasi traditi quando il piccolo gli viene portato via (scena struggente). Diavolo di un Chaplin.
MEMORABILE: L'omino (Chaplin) manda il bambino a rompere i vetri e poi compare "per caso" col vetro di ricambio.
Celeberrimo mega-successone chapliniano con reminiscenze persino dickensiane. La presenza di un bambino in un film è (quasi) sempre sospetta, ma Coogan è davvero simpatico. Uno di quei film senza tempo, capisaldi di programmazioni pasqual-natalizie, che in fondo mostrano un'invidiabile resistenza. Ma non certo il migliore di Chaplin.
Non il migliore del regista ma comunque un classico. Trama semplicissima e assolutamente lineare, ma Chaplin riesce a dipingere alla perfezione lo stato di povertà e degrado nel quale vivono i due protagonisti, mantenendosi in perfetto equilibrio tra dramma e commedia, senza che nessuno dei due elementi finisca per sovrastare l'altro. Ottimo Chaplin che interpreta il solito personaggio del vagabondo; notevole anche la performance del piccolo Jackie Coogan. Un film d'altri tempi, forse un po' invecchiato ma anche semplice e spontaneo.
Ho visto la versione rimontata e rimusicata da Chaplin stesso nel 1971 (furono tagliate alcune scene riguardanti la madre del bambino). Bel film, senza ombra di dubbio, nel quale il regista riesce a mescolare sapientemente momenti divertenti con altri più commoventi. Jackie Coogan (il bambino) fornisce un'interpretazione meravigliosa, ma straordinario risulta anche il bebè che interpreta il ruolo del "monello" appena nato. Uno di quei film che fanno rimpiangere il "tempo che fu" (cinematograficamente parlando) e il genio di Chaplin.
Immortale esempio "alto" di cinema: composto da una sceneggiatura drammatica e sdolcinata, ma ricolma di valori che sembrano, con il passare degli anni, destinati a diventare essi stessi in "bianco e nero". Nel 1971 venne rieditato dallo stesso Chaplin con inserimento di un nuovo score musicale...
Tra i capolavori assoluti della storia del cinema, Il monello è la trasposizione cinematografica dell'arte di Chaplin, opera dotata di un lirismo e una poesia straordinarie. In poco meno di 90 minuti, realizzati nel 1921, il geniale artista mette insieme (e le trae in gran parte dalla sua stessa storia personale) comicità e dolcezza, ritmo e pause, immagini che sono una continua occasione di riflessione sull'arte e sulla potenza del cinema, in seguito solo poche volte così straordinaria.
Dolce e riuscito ritratto del rapporto tra Charlot e un trovatello che lui cresce con metodi tutti suoi, arrivando a sfidare le autorità che vorrebbero togliergli la tutela del piccolo. Momenti comici esilaranti. Forse non è uno dei suoi film più graffianti, ma è equilibrato e i due interpreti sono bravissimi.
Povero vetraio raccoglie un neonato abbandonato e lo alleva come fosse suo. Film mitico di Chaplin, in equilibrio tra comicità, tenerezza, morale e fantasia. Un’opera che dà serenità, lasciando un lieve tocco di malinconia. Strepitoso il bambino Jackie Coogan, grandioso Chaplin stesso. Il sogno del quartiere povero trasformato in paradiso è amorevolmente naif, ma le scene da ricordare sono veramente tante. Imperdibile.
I veri capolavori resistono al tempo. Se sono poi capolavori assoluti hanno ancora molto da insegnare anche ai film moderni. E "Il monello" ha ancora moltissimo da insegnare. L'amalgama di patetico e drammatico, comicità e malinconia, è ancora oggi insuperato. I "critici magnifici" gli contestano l'umanesimo generico e l'eccesso di patetismo. Poveretti. Non capiscono che, portato a certi livelli, il patetico diventa poesia. Uno dei più grandi successi del periodo del muto, fece del giovanissimo Jackie Cogan una star.
Due ottimi attori per un film da definire storico, oramai. Charlie Chaplin e Jackie Coogan (il monello) entrambi entrati nel mito grazie a questa ottima commistione di dramma-commedia come quasi tutti i film di Chaplin. Molto toccante, resta un capolavoro.
Si ride meno e si versa qualche lacrima in più (come avvisa lo stesso autore nell'intro) in questo Chaplin autobiografico nella sofferenza e ancora più melanconico di altre sue opere (perse il suo primo figlio poco prima di iniziare le riprese). Al di là della sua mimica, sempre eccezionale, mi preme rilevare la bravura del marmocchio, tanto piccolo eppur capace; i duetti tra i due protagonisti sono memorabili e intrisi di un'infinita tenerezza che rende struggente il momento della separazione.
MEMORABILE: L'ostinazione con cui Charlot insegue il camioncino, superando qualsiasi ostacolo.
Uno dei più bei film (ma sono così tanti...) del grande Charlie Chaplin. La storia del monello e di Chaplin che lo alleva con amorevoli cure ha fatto intenerire e, perché no, piangere, intere generazioni. Senza avvalersi dell'audio e con una trama semplicissima, il regista ci regala un saggio della sua immensa bravura, riuscendo a calibrare con grande tempismo momenti comici ad altri struggenti. Bellissimo.
Poetico e carico di sensibilità, Chaplin racconta una storia sull'abbandono, la cattiveria, la paura, le ingiustizie sociali e culturali. Una danza allegorica e favolistica, emblema della povertà, ricca di immagini dolcissime, delicate e divertenti. Malinconico e pieno di rancore nel narrare uno spaccato di vita della Londra malfamata dell '800. Ci si commuove e si ride nel giro di pochi fotogrammi, tragico (in misura maggiore) e comico sono splendidamente in simbiosi e sfociano in un magnifico finale onirico dal sapore di fiaba. Capolavoro.
MEMORABILE: Tutto il film, brividi per ben cinque volte.
Superbo film muto! Ottima la sceneggiatura, divertenti e talvolta tenerissimi siparietti. Scontato ma doveroso elogiare la prestanza fisica e attoriale di Charlie Chaplin, così come quella dei personaggi della madre, del bullo, del poliziotto, del dottore e del mitico monello Jack Coogan.
MEMORABILE: La visita del medico; Chaplin che tenta abusivamente di dormire in due pagando per uno; La lotta con il bullo.
Chaplin riesce a coniugare in maniera perfetta tutto ciò che il cinema può rappresentare e suscitare; tutto il suo potenziale. Realtà, sogno, rapporti umani e affettivi, leggi della società, commozione, divertimento. Ma in un qualche modo parla anche di religione, solitudine e soprattutto di speranza. Charlot però non è un personaggio che aspetta; vagabondo, ignavo, furbo fin che si vuole ma uno che agisce quando è il momento e lo fa senza mezzi termini, seguendo una sua morale, non importa se questa va contro le istituzioni. Capolavoro.
Nell’ambiente più povero Chaplin dà prova di sensibilità tracciando un parallelo tra l’amore filiale e la solidarietà tra chi è simile e solo. Perfetta la simbiosi tra l’adulto e il bambino: i due si spalleggiano nelle diverse situazioni a vicenda facendosi da spalla reciprocamente. Parte conclusiva che risulta lievemente frettolosa per come si chiude la vicenda, anticipata però dall’idea delicata di far apparire il quartiere scalcinato come un angolo di Paradiso. Musiche (di Chaplin) che accompagnano bene i vari sentimenti.
MEMORABILE: I bambini che fanno a botte; Charlot che allontana il bambino a pedate allo sguardo del poliziotto; Il vicino di letto che cerca di rubare.
Dopo una lunga serie di corti, Chaplin arriva al lungometraggio con le idee chiare e in veste di tuttofare (soggetto, sceneggiatura, produzione, regia, montaggio e musiche). Il risultato è sbalorditivo e continua a lasciare meravigliati per il modo semplice e diretto in cui riesce a coinvolgere una storia nella quale sono stati efficacemente mischiati gli elementi comici con quelli emotivi. Stupisce anche il livello espressivo raggiunto da un film muto. Per il suo valore artistico e storico non può mancare nella collezione di un cinefilo.
La figura simbolico-drammatica della ragazza-madre e di un Cristo diretto al calvario aprono un sipario turbinoso e dal ritmo serrato di comicità e tragicità, sostenute brillantemente dalla maschera-clown, allegra e al tempo stesso malinconica, di Charlot. Traspaiono la povertà dei sobborghi nelle ambientazioni e nei dettagli e al tempo stesso il desiderio di riscatto, rappresentato in modo buffo e onirico, oltre che la disumanità del welfare degli orfani poveri. Alla fine, gli ultimi e i più piccoli saranno i primi, dopo tante peripezie e tribolazioni.
MEMORABILE: La scazzottata dove il piccolo protagonista ha la meglio sul bullo che gli ha rubato i giocattoli; L'espediente dei vetri rotti a sassate.
Uno dei più poetici lavori di Chaplin, che mescola comicità e atmosfere dickensiane con uno sguardo tenero (che non scade mai nel patetico) sui diseredati, la cui unica ricchezza sono la dignità, i sogni e la speranza. A Chaplin, come sempre, non servono le parole (e non ci sono parole per commentare la sua arte); il piccolo Jackie Coogan è uno degli attori-bambini più talentuosi della storia del cinema.
MEMORABILE: I vetri rotti a sassate; La lite col bullo; Il sogno.
"A picture with a smile and, perhaps, a tear". Così recita il cartello iniziale. Ed è proprio l'effetto di questa tenerissima storia di amore paterno per procura, buffissima e commovente, piena di inventiva nella ricerca dell'effetto comico e di grande umanità nel raccontare le vicende del monello e del suo affettuoso padre putativo. Guardando il film non ho potuto non provare a immaginare l'effetto che può aver fatto a chi andava al cinema per stare un paio d'ore al caldo a poco prezzo, durante gli inverni della grande depressione.
Chaplin non sbaglia niente: ritmo, tensione, dramma, tempi comici e soprattutto partner. Infatti il piccolo Jackie Coogan (futuro zio Fester della famiglia Addams) offre una prova memorabile, soprattutto nella scena drammatica in cui lo portano via da Chaplin, ma anche nella buffa lotta fra bambini. Tante le sequenze cult: la teiera-biberon, la colazione preparata dal bambino, il sogno finale con gli angeli. Una piccola perla di cinema che ogni vero appassionato deve vedere almeno una volta nella vita.
Cruciale sul piano produttivo (è il primo lungometraggio finanziato da Chaplin stesso per quella che diventerà la United artists) come su quello della consapevolezza artistica con un mix già dosatissimo di commedia e dramma per quella che diventerà la modalità di far cinema classica di Chaplin per un bel po'. "The kid" è essenzialmente un melò, non distante da quelli nei quali in quegli anni eccelleva Griffith, un melò che prevede però la presenza perturbante del Vagabondo, a segnalare con una risata rinforzata dalle lacrime l'iniquità della società. Che talento Coogan.
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Lita Grey, che impersona l'angelo, sposerà giovanissima Chaplin; poco dopo divorzerianno con uno scandalo che fece epoca per le rivelazioni di natura intima che fecero venire i capelli bianchi a Chaplin dalla sera alla mattina;ebbene, uno scrittore di nome Nabokov darà in seguito alle stampe un romanzo in parte ricalcato sui soggetti di cui sopra, anche nel nome : Lolita.
MusicheAlex75 • 4/04/17 17:28 Call center Davinotti - 709 interventi