Il primo dei due sceneggiati "napoletani" tratti da Francis Durbridge - che di fatto chiuderanno la stagione del grande autore inglese presso la Rai (poi ci sarà solo la poco riuscita coda, nel 1980, di POCO A POCO) - porta Ugo Pagliai sotto il Vesuvio nei panni di un antiquario inglese, Peter Goodrich, fratello del ben più noto Claude (Enrici), pianista di successo. L'apertura avvolta in un clima sospeso, surreale, sembra promettere un ampio sconfinamento nei territori del mistero, che però verranno solo lambiti saltuariamente preferendogli la canonica trama gialla, questa volta con tracce noir a cominciare...Leggi tutto da un Pagliai al quale nella prima parte viene affidato anche il ruolo di narratore. Racconta al fratello di come ha conosciuto Lisa (Tolo), dapprima sull'aereo e poi inaspettatamente nel garage dove lui stava ritirando la propria Alfasud sprint. Le dà un passaggio, la conosce meglio, ne è turbato e chiede di rivederla. Lei tentenna, poi accetta quando lui le propone di prestarle l'auto che le serve per raggiungere la villa di un amico americano; dovrà riportarla per sera, quando come da accordi ceneranno insieme al ristorante. Bella idea, ma Lisa quella sera non si farà vedere. Solo il mattino dopo la polizia riporterà a Peter l'auto dicendo che è stata trovata priva di conducente. Sul parabrezza solo un biglietto con l'indirizzo del porto dove Peter tiene la barca e dove aspettava la donna. Non solo Lisa è scomparsa, ma quando Peter andrà a trovare l'amico da cui sarebbe dovuta recarsi, questi dice di non conoscerla affatto... E le sorprese non finiscono qui: quella maggiore riguarda un'immagine della donna appesa alla vetrina di un fotografo di Seiano, il porticciolo dove è ormeggiata la barca di Peter. Colpisce in questo caso come una trama che si sviluppa piuttosto linearmente, senza il consueto turbinio di colpi di scena e di personaggi che moltiplicano la necessità di seguire la storia con estrema attenzione, si concluda al contrario nel peggiore dei modi, confondendo le acque pretestuosamente per spiazzare con rovesciamenti multipli che ottengono solo di rendere ardua la successiva comprensione della soluzione. Se non fosse per un Pagliai volitivo e assolutamente in parte, che riesce a renderla digeribile, l'ultima parte avrebbe da sola il potere di affossare l'ottimo lavoro svolto fin lì. Lascia più di un dubbio anche l'utilizzo delle bambole quasi in chiave horror: sarà la fattura poco indovinata, sarà il fatto di infilarle in scena un po' come capita senza una vera logica ma l'effetto ottenuto non riesce mai ad essere quello voluto. Marilù Tolo sono soprattutto due splendidi occhi e una malia indiscutibile, mentre non un grande apporto viene dal resto del cast (c'è pure Leopoldo Mastelloni barista in un breve cameo), con un Pagliai che ruba facilmente la scena a tutti comunicando sincerità disarmante e coinvolgimento assoluto. Location piuttosto in ombra, considerate le potenzialità del luogo, bianco e nero di livello e regia - di Salvatore Nocita - che tende a lasciare qualche spazio di troppo a divagazioni filosofiche di scarsa presa.
Il migliore in assoluto. Come se ogni versione finale dell'accaduto fosse plausibile e si trasformasse in un vaso sanguigno in piena emorragia. Se il sangue è uguale e impedisce la visuale del campo operatorio, chi ha determinato il tutto? Da qui si capisce veramente dove si possa spingere chi deve salvaguardare i pilastri su cui si sostiene non solo l'economia, ma addirittura il globo per intero e mi ha fatto letteralmente versar lacrime chi, per amore e per l'amore più vero, non vuol mollare, anche a costo di sfidare questo esercito di titani...
I personaggi ambigui al di sotto di ogni sospetto e i fitti intrighi cui ci ha abituati Durbridge (la fonte è il suo “La bambola sull’acqua”) sono resi ancor più sinistri e inquietanti dalle bambole lasciate sui luoghi dei delitti; l’adattamento italiano apporta qualche proficua modifica trasferendo la location da Londra alla costa partenopea e scegliendo una soluzione finale nebulosa e inafferrabile come i servizi segreti. La Tolo, bellissima anche in bianco e nero, fa perdere la testa all’innamorato Pagliai, d’altronde avvezzo alle donne misteriose dopo l’odissea de Il segno del comando.
MEMORABILE: Pagliai: «Dimenticare Lisa... sembra il titolo di un romanzo.».
Dimenticare Lisa... sembra il titolo di un (foto)-romanzo! La sottotrama sentimentale, sempre presente negli adattamenti di Durbridge, assume qui un particolare rilievo, e i protagonisti hanno il fisico e il carattere del ruolo: il tempestoso Pagliai e la dark lady Tolo, fragile e fosca. Ennesima declinazione del "complottismo durbridgiano", con elementi thrilling (le bambole), e para-gotici (la bambina biancovestita, il tetro villone in collina). Napoli pittoresca senza ruffianerie folkloristiche, finale sospeso che, più che la verità dei fatti, racconta quella dei sentimenti. Romantico.
MEMORABILE: La prima apparizione della bambina nel giardino della villa: sembra un piccolo fantasma! Le bambole sull'acqua...
Sceneggiato coinvolgente e intrigante, in cui atmosfere quasi gotiche e sentimenti permeano l'intrigo spionistico così frequente nei lavori tratti da romanzi di Durbridge. Sono invece frutto dell'adattamento italiano il complesso finale (volutamente aperto e non del tutto chiarificatore) e l'ambientazione partenopea. Nocita, già regista dell'ottimo Gamma, conferma il suo mestiere e gli attori sono tutti in parte, a cominciare da un Pagliai ancora più bravo che ne Il segno del comando. Funzionali le musiche di Pino Calvi.
MEMORABILE: Le bambole lasciate sui luoghi dei delitti; I finali di tutte le puntate.
Dopo Il segno del comando Pagliai torna a inseguire una donna misteriosa e bellissima, stavolta sotto il sole della costa partenopea e si trova coinvolto in una catena di delitti. La storia parte con toni quasi gotici-mystery ma la spiegazione (invero abbastanza confusa) è di tutt'altro genere.
Il fascino intramontabile di Marilù Tolo si sposa benissimo con il mistero di cui il suo personaggio sembra avvolto. Uno sceneggiato che fa appunto del mistero la sua ragion d'essere, unitamente a una sceneggiatura verosimile e intrigante. Il personaggio centrale è Lisa, una misteriosa donna che sembra avere più vite e diversi scheletri nell'armadio. La cornice partenopea e l'eccellente colonna sonora, che oserei definire indimenticabile, contribuiscono ad aggiungere fascino all'opera di Nocita.
Perde un po' per l'ambientazione italiana (e fosse stato girato prima sicuramente sarebbe stato almeno di 5 puntate...) perché la Napoli che ne esce sembra finta. Vicenda intrigante che non ti aspetti vista la partenza molto "romanzata". Stupenda come non mai la Tolo, ottimo il solito Pagliai e anche chi non ti aspetti in alcuni ruoli seri (come Lucio Flauto). Finale molto particolare; forse a qualcuno può lasciare l'amaro in bocca, ma comunque di grande partecipazione emotiva.
Sceneggiato davvero molto coinvolgente, nonché assai ben fatto, degno di un intrigo formidabile e che quasi non ci si aspetta. Notevoli le atmosfere gotiche e la suspance è davvero alta. Inoltre gli attori sono perfetti per il loro ruolo: ottimo Pagliai, così come una più che mai splendida Tolo nel ruolo della misteriosa ma fragile donna da cui prende il nome lo sceneggiato (Lisa appunto). L'ambientazione napoletana stona un po', ma non fa perdere punti al prodotto. Finale assai particolare.
MEMORABILE: Le bambole lasciate sui luoghi dei delitti.
Salvatore Nocita HA DIRETTO ANCHE...
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Non è solo avvincente, a me è piaciuto da morire, ma sono abbastanza amante degli sceneggiati, e se lo mettessi per forza fra i primi tre farei un torto ad altri. Ma a freddo ti dico che quelli che mi son piaciuti di più sono stati CORALBA, che spacca veramente in due lo spettatore, LA DAMA DEI VELENI per il finale coi botti e quest'altro, nel quale vengono espresse appieno le risorse senza limite delle organizzazioni retrostanti e certe scene rasentano davvero il thriller. Molto bravi Pagliai e la Tolo, ma Sergio Rossi è su un altro pianeta...Ciao collega. FAUNO.
DiscussioneZender • 8/06/11 11:28 Capo scrivano - 48684 interventi
Non saresti per caso in grado di commentarlo, Fauno? Passato troppo tempo?
DiscussioneGuru • 8/06/11 20:24 Servizio caffè - 460 interventi
Fauno ebbe a dire: Non è solo avvincente, a me è piaciuto da morire, ma sono abbastanza amante degli sceneggiati, e se lo mettessi per forza fra i primi tre farei un torto ad altri. Ma a freddo ti dico che quelli che mi son piaciuti di più sono stati CORALBA, che spacca veramente in due lo spettatore, LA DAMA DEI VELENI per il finale coi botti e quest'altro, nel quale vengono espresse appieno le risorse senza limite delle organizzazioni retrostanti e certe scene rasentano davvero il thriller. Molto bravi Pagliai e la Tolo, ma Sergio Rossi è su un altro pianeta...Ciao collega. FAUNO. Che ricordi! Coralba con Rossano Brazzi..., però purtroppo anche questo sbiadito e poi ricordo ancora il tenente Sheridan ..la Donna di Picche,,,e iniziava proprio con una carta da gioco che galleggiava su un lago...
Complimenti a Fauno per averlo davinottato.
Prossimamente posterò la scheda di un ultimo sceneggiato in stand-by.Gli altri resteranno nell'oblio :-).Chissà se qualcuno ne ricorda qualcosa.Mi incuriosisce non poco...
Guarda Guru che tantissimi sono usciti due anni fa in dvd da edicola, fra cui anche Coralba e Dimenticare Lisa. Non invece le quattro donne di Sheridan. Si vede che la distribuzione varia molto a seconda dei luoghi,ma penso che a Torino si potessero trovare. Provate a chiedere agli edicolanti...di solito vengono incontro a chi è appassionato di collane cinematografiche. FAUNO.
Per Lucius: come sempre faccio del mio meglio, ma è un dovere che sento particolarmente, perchè gli sceneggiati sono davvero un pezzo della nostra storia. Son contento che anche tu sia appassionato. Ciao. FAUNO.
DiscussioneDusso • 8/01/14 18:33 Archivista in seconda - 1918 interventi
Il finale dello sceneggiato leggo che è particolarmente "stravolto" rispetto all'originale, poi naturalmente il romanzo di Durbridge è ambientato in Inghilterra e non a Napoli come nella versione tv Italiana
Ho appena finito di leggere "La bambola sull'acqua" (giallo Mondadori n.1847 del 24-6-1984)da dove è stato tratto questo sceneggiato, consiglio a tutti la lettura per capire le differenze, anche se da quanto leggo sono uno dei pochi che ha preferito il finale dello sceneggiato a quello più classico del libro che è comunque una delle migliori cose che ha scritto Durbridge (purtroppo solo metà delle sue opere è stata tradotta in Italiano)