Danza di guerra per Ringo - Film (1965)

Western slavo-tedesco (!) che si prende il lusso d'ingaggiare Stewart Granger per fargli interpretare il "vecchio" (così lo chiamano tutti, e il motivo c'è) Surehand, ingrigito pistolero (ma predilige il fucile) chiamato a instaurare un rapporto lavorativo proficuo tra due tribù indiane (Navajo e Utah) e un gruppo di coloni pronti a trasferirsi nella loro terra per coltivarla e dividerne i frutti. Peccato che la guida scelta da Surehand per condurre gli amici coloni fin lì venga presto accoppata dal perfidissimo “Principe” (Leipnitz), avido affarista del ramo petroli deciso a occupare quelle stesse terre per rivenderle a un riccastro del paesino...Leggi tutto western che funge da ambientazione principale nella prima parte. E' lì che risiedono le placide famiglie di coloni e dove svolge la sua attività di baro il furbo Richard Forsythe (Hill). Giunto sul posto anche Surehand col cadavere dell'amico trovato in un canyon, smaschera facilmente la falsa guida mandata lì dal Principe, a sua volta uccisa da qualcuno appostato su un tetto proprio mentre, minacciata, stava per rivelare il nome del proprio mandante. E' il momento per il protagonista di concludere la trattativa con gli indiani e di tagliar fuori il perfido nemico, che tuttavia si rifarà sotto per non lasciarsi scappare l'affare. Una trama insipida, nemmeno chiarissima in alcuni tratti, che funge da pretesto per esibire un po' di paccottiglia western condita da personaggi caratteristici come per l'appunto il baro di Terence Hill (presente nei credits ancora col suo vero nome, Mario Girotti), qui con capelli nerissimi e preso in più occasioni a pugni a causa dei quali finisce irrimediabilmente a terra stordito. S'innamorerà di una giovane figlia dei coloni che ha il viso della futura medium di PROFONDO ROSSO Macha Méril (fa un certo effetto vederla vestita con look alla CASA NELLA PRATERIA), ma la scena è soprattutto per Granger, come si può immaginare: conserva qualcosa della simpatica ironia che solitamente sfoggia al cinema e, per quanto un po' claudicante e incanutito, dà almeno un briciolo di senso a un film che ne ha ben poco e che tra i personaggi riesce a infilarci addirittura un paffuto musicista tedesco il quale, appena siede al pianoforte per suonare, fa la felicità di chiunque, fuorilegge o brava gente che siano. Insomma, i dintorni sono quelli del western leggero, con punte quasi demenziali (si noti la classica scena della zattera destinata a finire nelle rapide, con una cascata il cui sbalzo è di circa 40 cm e controcampi fotomontati con tecnica rozzissima!). Indiani improbabili, patetiche scene desunte dai classici del genere e riproposte con rozza dozzinalità, ambientazioni povere, interpretazioni che talvolta sfiorano il caricaturale involontario, tensione inesistente e una sciatteria d'insieme che dà proprio la sensazione di chi si approcia al genere tentando di coglierne vanamente lo spirito senza avere le conoscenze per affrontarlo con la necessaria convizione. Un film raffazzonato, ingenuo, con indiani che non han proprio tratti da pellirossa e con quello che dovrebbe essere il vero protagonista (stando ai romanzi da cui si attinge), ovvero Winnetou (Brice), ridotto a riempire qualche scena inutile senza che si capisca bene cosa ci stia a fare lì... Per non parlare dell'ultima parte, col cattivissimo Principe che si dedica al killeraggio di gruppo contro i suoi senza un motivo... E il Ringo del titolo italiano? Abusivo: non c'è ombra di alcun Ringo, nel film, e infatti il titolo originale tedesco fa riferimento alla passione del Principe per il petrolio (un altro spunto malamente buttato là). Se consideriamo che pure le musiche non dicono nulla...

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