Come out and play - Film (2012)

Lontano dalla terrifica e oscura atmosfera dell’originale; tolte le implicazioni ultraterrene e “mondiali” di un pianeta pazzo che uccideva i propri figli; meno incisivo quando monta per addizione esplicitando tutta la drammaticità del contesto, il remake di Makinov predilige l’approccio carnale ed emotivo mantenendo comunque compattezza e forza espressiva. Omesso l’estremo incipit dell’originale, di contro il twist conclusivo è tra i più duri mai visti e le scene madri, prese a sé, hanno poco di che invidiare al modello. Discreto.

Gran rivisitazione di un classico del genere e il merito è dello sconosciuto Makinov, che conferisce un taglio moderno al suo girato: snellisce eliminando la parte iniziale presente nell'originale e conferisce un senso di angoscia crescente giocando con sapienza con impatto emotivo, tensione e violenza! Aggiungiamo che le inquadrature sono di livello (un paio di soggettive da urlo) e il gioco è fatto. I bambini sono mero, indistinto, contorno, ma funzionano a dovere, bravissimo Ebon Moss-Bachrach. Ottima la fotografia. Non é un film per tutti.

Ma come si può uccidere un buon film imbalsamandolo sotto la sua stessa crosta? A parte l'esotica messicanizzazione testuale, Makinov prova a mantenersi il più possibile fedele all'originale, senza tuttavia sudarsi la stoica minuzia replicativa di amanuensi come Haneke e Van Sant. Ciò che manca fondamentalmente al film è però l'anima civile, politica ed emotiva strettamente legata al periodo in cui Serrador firmò il suo apologico "pedo-Armageddon": tutto è molto freddo e meccanico, nonostante lo score si sforzi di crucciare cacofonicamente i padiglioni auricolari dell'amareggiato osservatore.

Remake abbastanza fedele del film di Serrador. I meccanismi narrativi sono più o meno gli stessi e non ci sono particolari di rilievo o grandi novità. Eppure la pellicola fa il suo lavoro: intrattiene piacevolmente e coinvolge (anche se si conosce il prototipo) regalando anche una discreta tensione e qualche momento riuscito. Non eccelle ma è quel che si dice un buon film.

Tale è la forza e la potenza del film originale di Serrador che questo remake parte da subito disidratato e svuotato, tanto più che il factotum Makinov sceglie di rileggerlo in maniera quasi pedestre azzerando o quasi le emozioni primordiali. Bravino Moss-Bachrach, belle le immagini naturistiche e discretamente forti gli ultimi 5 minuti, ma ci si accontenta di una semplice mano di vernice quando per ottenere l’originale effetto shock si sarebbe dovuto metter mano alla carrozzeria. Sterilizzato.

Insipido remake del capolavoro del '76, che lima troppo sulla fase preparatoria (i protagonisti comunicano poco tra loro e ne escono anonimi) e si concentra sul versante thriller. Sebbene le scene di tensione siano decentemente eseguite (Makinov sfrutta la macchina a mano con piglio documentaristico, rinunciando all'eleganza glaciale di Serrador), la suspense, l'angoscia e l'intensità a tratti insostenibile dell'originale sono un lontano ricordo, soprattutto nel finale. Un po' di splatter in più è una via banale per stare al passo coi tempi. Non un brutto film in sé, ma superfluo.