Gli studenti di un liceo spariscono come mosche: dopo avere ricevuto una e-mail stile catena di Sant'Antonio. Dietro alla serie di (brutalissimi) delitti sembra agire una fantomatica setta nota come Antitech e avversa alla tecnologia, in ogni sua forma. Il solito thrillerino da teen-agers che non sa bene dove andare a parare ma che risente della violenza di Jigsaw e, in quanto tale, pensa bene di proporre tre o quattro ferocissimi omicidi. Se l'originalità consiste nel mostrare il corpo umano fatto a pezzi, Chain Letter ha la sufficienza; viceversa siamo di fronte al vuoto di idee e contenuti.
MEMORABILE: La ragazza incatenata a due auto pronte alla partenza...
La stupidità estrema del soggetto, la sceneggiatura claudicante, le recitazioni elementari, non lasciano spazio a molte altre considerazioni su questo atroce spreco cinematografico. Vale la pena di assistere a tale impotenza filmica solo per qualche brutale scena di omicidio? La risposta è no, naturalmente, come ho potuto constatare sulla mia pelle di spettatore dopo aver retto stoicamente fino in fondo la visione di questo sconcio.
Che Babele: apre mille parentesi e non ne chiude una, mescola sedicenti sette anti-tecnologia alla catena di Sant’Antonio, usa Brad Dourif e un boogeyman virulento senza spiegarne origine e ruolo, dona un finale/prologo ben girato ma di nulla utilità. Va detto anche però che la messa in scena non è maldestra e che, dovessimo valutare solamente il livello di splatter e la creatività degli omicidi, andrebbe salvato. Nelle intenzioni originarie c’era forse un sequel, visti i portoni lasciati spalancati, ma fortuna nostra si son fermati qui.
Blindhaters a oltranza della tecnocrazia e piccoli fans del Codice Kaczinsky, fate la catena dell’amore: Ned Ludd è grande e Jigsaw è il suo profeta. Ecco il film che sebbene per le spicce soddisfa il disprezzo per quel lager chiamato villaggio globale. Concesso, la fa sempliciotta per non dire grossolana, ma il thrillernet, per quanto carente in originalità, profondità segnico-contenutistica come attoriale, sbanca a man bassa quando c’è da esaudire il body-count il più cruentemente e fantasiosamente possibile. Taylor ci ha provato, e gli è uscita la virgola tra "non male" e "dopotutto".
Una volta le cosiddette "catene di Sant'Antonio" viaggiavano via posta ordinaria. Ora si sono evolute e lo fanno tramite quella elettronica. A testare quando possano essere esiziali ci pensano alcuni giovani, che leggono e cancellano i vari messaggi sul loro telefonino, senza perpetuarne le sequenze. Il film di Deon Taylor è violentissimo, gode di effetti efficaci, pesta duro in fatto di sangue ed è costantemente bagnato dalla pioggia, come se la vera missione dell'uomo delle catene fosse mondare la sporcizia del sistema. Non sempre stilisticamente all'altezza ma gustosissimo!
MEMORABILE: Cherilyn Wilson mostra il seno alla mdp prima di finire vittima del carnefice; L'incipit.
L'anello debole della catena è che sembra girato nei vuoti anni 90. Un teen slasher dal cast insopportabile che quasi viene da tifare per la setta anti techno, anti progresso, anti tutto. La denuncia all'invasività della rete è pretesto per mostrare omicidi splatter (alcuni rovinati da un montaggio videoclipparo tanto cool) orchestrati in modo maldestro. Il boogeyman localizza le vittime con il telefonino, le spia con la webcam, ma come diamine fa a entrare in casa indisturbato e non visto? Genitori assenti ingiustificati e anche gli investigatori non ci fanno una bella figura.
MEMORABILE: La morte della biondina in bagno.
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Buona parte del cast proviene da altri horror, quasi tutti slashers: Betsy Russell era la moglie di Jigsaw in Saw (che vediamo trasmesso in tv mentre Neil riceve la prima catena di sant'antonio); Michael J. Pagan, viene da Il collezionista di occhi; Charles Fleischer da Nightmare - Dal profondo della notte; Matt Cohen da Boogeyman 2 - Il ritorno dell'uomo nero; Michael Bailey Smith da Nightmare 5 - Il mito e dal remake de Le colline hanno gli occhi e annesso sequel. Noah Segan viene da Cabin Fever 2 - Il contagio; Brad Dourif è un vero e proprio testimonial del genere da Bambola assassina in poi (ma era stato battezzato dal genere con Occhi di Laura Mars). Infine, Keith David è precedentemente stato uno dei protagonisti de La cosa (ma lo si ricorda in un ruolo poco simpatico anche in Requiem for a dream).
voce fuori dal monocorde coro del monopalla. a me non è affatto spiaciuto. magari nel campo dello slasher che coniuga il bodycount ai bytes non è proprio quel che potremmo definire un pianeta di originalità, ma non si può certo rimproverare a taylor di non avercela messa tutta, di non averci provato, per quanto col sottotesto ci vada giù banalizzando a randa e con gli attori non si dimostri un buon capomastro. ma la ciccia, ovvero le modalità fantasiosamente perverse che assolvono il bodycount, c'è tutta. 2 omicidi in particolare meritano da soli la visione di tutto un film. e anche la gestione palindromica dello script è un tocco di virtù mica da ridere. io un appello e una riscoperta gliela offrirei, tenendo conto che non è certo l'horrorissimo di tutta una vita da cui aspettarsi grandi cose.